Legge Ue

Suolo, c’è la prima direttiva europea

Dopo acqua e aria, anche la terra ha, finalmente, una sua direttiva. Prevede un monitoraggio omogeneo in tutta l’Unione europea. L’obiettivo è avere terre in buona salute al 2050. Ogni Stato dovrà fare un elenco di siti potenzialmente contaminati, anche da pesticidi e da Pfas. Per gli ambientalisti è solo un inizio: la norma è frutto di troppi compromessi. Non risolve un problema che costa 50 miliardi di euro all’anno.

di Elisa Cozzarini

Per la prima volta, il Parlamento europeo approva una direttiva che riguarda la salute del suolo, da cui dipende la vita. Gli Stati membri dovranno monitorare e valutare la qualità dei terreni utilizzando la stessa metodologia e indicatori fisici, chimici e biologici standard. Così si otterranno dati omogenei e un quadro completo della condizione dei suoli a livello comunitario. Ogni Stato inoltre dovrà stilare un elenco di siti potenzialmente contaminati entro dieci anni dall’entrata in vigore della direttiva, e dovrà prendere provvedimenti efficaci a contrastare qualsiasi rischio inaccettabile per la salute umana e l’ambiente. Tra gli inquinanti emergenti da monitorare, ci saranno anche i pesticidi e alcuni tipi di Pfas, le sostanze per- e polifluoroalchiliche ampiamente diffuse e note per la loro persistenza e pericolosità.

Un compromesso

«Con questa norma, dopo mesi di negoziati, l’Ue risponde agli appelli dei cittadini e della comunità scientifica», è il commento dell’European environmental bureau, la principale rete di ong ambientaliste europee. «Nonostante le gravi carenze, la direttiva è una pietra miliare per affrontare la crisi europea del degrado del suolo. Il suo successo dipenderà da un’attuazione efficace». Danilo Selvaggi, direttore della Lipu, osserva: «Sono stati davvero tanti i compromessi nel corso dell’iter di approvazione, ma alla fine il risultato è molto importante. Soprattutto, va letto in combinazione con l’attuazione della Restoration Law, che avrà il compito, attivo, di ripristinare la natura degradata. La storia ecologica, nonostante le forze contrarie enormi, va avanti». Anche per Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente, «l’accordo è un passo fondamentale verso il riconoscimento giuridico della tutela del suolo come bene ambientale essenziale, ma il contenuto è ancora troppo debole, non all’altezza delle aspettative per le quali noi stessi, insieme ad altre centinaia di organizzazioni, eravamo scesi in campo con l’iniziativa “People 4 Soil”».

La direttiva entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Da quel momento, ciascun paese avrà tre anni di tempo per attuarla. I tanti compromessi hanno fatto sì che la norma non preveda la possibilità di agire in modo attivo per il ripristino dei suoli. Punta più che altro sul monitoraggio.

Sostegno agli agricoltori

L’obiettivo principale è avere suoli sani entro il 2050, coerentemente con l’ambizione europea “zero inquinamento”. Gli Stati membri stabiliranno obiettivi sostenibili e non vincolanti per ciascun indicatore della qualità del suolo. «A tutela di agricoltori e silvicoltori, la direttiva non impone loro nessun nuovo obbligo», si legge nel comunicato stampa dell’Europarlamento. «Al contrario, sono gli Stati che devono supportare queste categorie a migliorare la salute e la resilienza dei terreni, offrendo formazione, ricerca, innovazione e strumenti per aumentare la consapevolezza dei benefici offerti da suoli in buona salute».

La Commissione Ue stima che tra il 60 e il 70% dei suoli europei non sia in buona salute, a causa dell’urbanizzazione, dei bassi livelli di riciclo dei terreni, dell’intensificazione delle pratiche agricole e del cambiamento climatico. I suoli degradati aggravano le crisi del clima e della biodiversità. Diminuiscono i servizi ecosistemici, cioè i benefici offerti da terreni sani, con un costo stimato di almeno 50 miliardi di euro all’anno.

In apertura, foto di Noah Buscher su Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.