La settimana parlamentare

Una legge per mappare e conoscere i campi di prigionia e concentramento in Italia

In dirittura d'arrivo alla Camera il ddl 2313, già approvato all'unanimità dal Senato. Previsti fondi per realizzare una mappa della memoria dei siti operativi nel nostro Paese fino al 1945. Il ministero della Pubblica Istruzione avrà in dotazione 1,2 milioni di euro per incentivare i viaggi. Obiettivo far maturare la coscienza civica delle nuove generazioni

di Edoardo Patriarca

Questa settimana propongo alla vostra attenzione il ddl 2313Disposizioni sulla redazione della Mappa della memoria per la conoscenza dei campi di prigionia, di internamento e di concentramento in Italia, nonché sulla promozione dei viaggi nella storia e nella memoria presso i campi medesimi”. Già approvato dal Senato all’unanimità, è ora trasmesso alla Camera,  assegnata alla Commissione  cultura e già all’ordine del giorno nella convocazione dell’Aula per la approvazione definitiva.

I tre articoli

Il primo prevede la redazione della Mappa della memoria attraverso la realizzazione di ricerche storiche e documentali,  pubblicazioni e percorsi  di visita, con lo  scopo di promuovere la promozione, la conoscenza e lo studio dei campi di prigionia, di internamento e di concentramento in Italia operanti durante il periodo fascista compreso tra il 1922 e il 1945 per promuovere, si legge sempre nel testo, la memoria nelle future generazioni. 

Sono 300mila euro per il 2025 le risorse assegnate alla Struttura di missione anniversari ed eventi sportivi nazionali ed internazionali, attualmente collocata alle dirette dipendenze del ministero  per le Politiche giovanili e lo Sport che, tra l’altro, tra i  compiti  assegnati, oltre alla celebrazione degli anniversari di interesse nazionale, agli eventi sportivi, promuove la valorizzazione dei luoghi della Memoria con lo scopo di trasmettere alle nuove generazioni  i valori e il significato profondo delle personalità, degli eventi e della memoria più rappresentativi per il Paese.

Un fondo per incentivare i viaggi

All’art.2 si prevede l’istituzione di un fondo di 1,2 milioni di euro in dotazione al ministero della Pubblica istruzione per promuovere e incentivare, nel rispetto dell’autonomia scolastica, i viaggi nella storia e nella memoria presso i campi di prigionia, di internamento e di concentramento in Italia, con particolare riferimento a quelli operanti durante il periodo fascista.
Il finanziamento è rivolto a studentesse e studenti di  scuole di ogni ordine e grado. Il ministero entro 90 giorni dall’approvazione della legge dovrà predisporre un decreto che definisca le modalità di utilizzo del fondo. 

Viaggi della memoria all’estero

Va ricordato che recentemente entrata in vigore la legge 46/2025 – anche questa ha approvata alla unanimità – finalizzata a istituire sempre presso il ministero  dell’Istruzione un fondo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 25/26/27  per promuovere e incentivare i viaggi della memoria ai campi di concentramento nazisti per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado.

La motivazione è la medesima: far maturare la coscienza civica delle nuove generazioni rispetto alle estreme sofferenze del popolo ebraico durante la persecuzione nazista della Shoah come già prevede la legge 211/ 2000 che ha istituito il Giorno della Memoria  in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. 

Non gite ma viaggi della memoria

I testi e le norme sono state adottate sempre all’unanimità e utilizzano parole  di  estrema chiarezza: non  gite ma  visite e viaggi della memoria presso i campi di internamento e di concentramento operanti durante il periodo fascista.

Una risposta alla ministra Roccella

Una risposta della legge alle domande poste dalla ministra Roccella in un convegno di alcune settimane fa: «Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz cosa sono state? A che cosa sono servite? Sono state davvero gite? Sono servite, secondo me, sono state incoraggiate e valorizzate perché  servivano esattamente all’inverso. Cioè servivano a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia, in un passato storico,  e in un’area precisa: il fascismo». 

In apertura una veduta del campo di Auschwitz – photo by Julia Taubitz on Unsplash

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