Verso Gaza
Un’altra flotilla prova a rompere il blocco. Corradini, medico a bordo: «Siamo preoccupati, ma andiamo avanti per i palestinesi»
Riccardo Corradini, a bordo della Conscience: «Nella Striscia sono morti oltre 1.677 medici. Come collega non posso che dare il mio contributo portando non solo aiuti, ma anche le mie mani. Siamo preoccupati per un possibile abbordaggio, domani sera entreremo nella zona rossa»
«Dal 7 ottobre a Gaza sono morti oltre 1.677 tra medici, infermieri e operatori sanitari. Come medici, abbiamo fatto un giuramento di difendere la vita: ora non possiamo certo girarci dall’altra parte. Io ho fatto l’erasmus a Gaza nel 2019 e ho conosciuto diversi colleghi che ora lavorano lì, anche se molti purtroppo sono morti. Come collega, non posso che provare a dare il mio contributo concreto, non solo portando farmaci e beni di prima necessità ma anche le mie mani e le mie capacità di medico». Riccardo Corradini, 32 anni, chirurgo generale all’ospedale Santa Chiara di Trento, fa parte dell’equipaggio della Coscience, la nave ammiraglia della nuova flotilla diretta verso la Striscia per portare aiuti umanitari che, con buone probabilità, all’incirca nelle prossime 48 ore verrà abbordata dalla marina israeliana.
La nuova missione domani sera sarà nella zona rossa
Dai porti di Catania e di Otranto sono salpate 11 imbarcazioni appartenenti alla Gaza freedom flotilla (Gff) – la missione nata nel 2008 per rompere il blocco navale imposto da Israele – e alla Thousand Madleens – la campagna che coordina, appunto, mille navi con lo stesso obiettivo della Gff. Due imbarcazioni, però, si sono dovute fermare a Creta a causa di problemi tecnici. Degli scafi in viaggio, la Coscience, partita da Otranto il 30 settembre, è la più grande: è lunga 68 metri e a bordo ci sono circa 100 persone, quasi tutti medici o infermieri e giornalisti. Trasporta viveri e medicinali salvavita e farmaci che ormai a Gaza è un lusso anche solo sognare, come quelli per combattere diabete, ipertensione, colesterolo. Le altre barche, invece, sono molto più piccole, con equipaggi di meno di dieci persone, e trasportano beni di prima necessità.
Attualmente, la Coscience e le sue sorelle si trovano a circa 250 miglia nautiche dalla zona rossa. «Condizioni meteo permettendo», spiega a VITA Corradini, «dovremmo raggiungerla domani sera (mercoledì), entrando quindi nella zona di intercettamento». Visto quando accaduto alla Global sumud flotilla (Gsf), «è inevitabile essere preoccupati. Israele ha già dimostrato di perpetrare azioni illegali che vanno contro il diritto internazionale, andando a bloccare navi civili in acque internazionali». Una cosa che può avvenire, secondo i trattati, solo in caso di sospetto di pirateria, traffico di esseri umani e traffico di droga. Se il blocco sembra inevitabile, Corradini sottolinea un punto: «I palestinesi subiscono un trattamento peggiore di quello che vivremo noi, per questo ci sentiamo dei privilegiati».

«Siamo dalla parte giusta della storia»
A bordo della Coscience il clima, nonostante tutto, è positivo. «L’umore è alto, perché sappiamo di essere nel giusto, di non violare nessuna legge e di essere parte giusta della storia». È per questo che la nuova flotilla è salpata proprio nelle stesse ore in cui la Gsf si avviava a terminare la sua corsa: «Non possiamo legittimare delle azioni violente e prevaricanti da parte di uno Stato che sta compiendo un genocidio», dice Corradini. «Se vedi la tua vicina di casa che viene picchiata dal marito non è che non intervieni solo perché sai che tanto è già successo, non ha senso. In questi due anni, per usare un eufemismo, non si è fatto abbastanza, quindi è prezioso continuare quanto fatto dalla Gsf. Un approccio non violento, laico e legale per portare speranza e aiuti a una popolazione martoriata».
Secondo i dati delle Nazioni unite, nella Striscia di Gaza ogni giorno tre persone su quattro non hanno accesso al cibo, mentre soltanto il 30% degli ospedali è agibile, ma solo parzialmente. Il resto, è stato tutto distrutto. «Non si è mai legittimati a colpire le ambulanze, gli ospedali e il personale sanitario, così come non si può impedire a dei medici di arrivare in un contesto dove le cure mediche sono necessarie», dice con fermezza Corradini.
«La nostra azione è politica», aveva detto nei giorni scorsi Michele Borgia, portavoce italiano della Gaza freedom flotilla. «Conscience non è solo una nave: è un atto di resistenza internazionale, un fronte di popoli che si solleva contro il colonialismo, lo stesso che ha piegato e insanguinato terre, culture, civiltà».
In apertura: alcune imbarcazioni della Gaza freedom flotilla viste dalla Conscience (foto di Riccardo Corradini)
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