Venezia, non più Serenissima
Venezia: anfibia e plurale, speciale
Le due Venezie sono una, anzi molte. Una storia che dovrebbe evolvere in un nuovo Statuto che riconosca questa identità unica. Gianfranco Bettin è una delle voci che abbiamo interpellato su VITA magazine per raccontare come la città più bella del mondo può indicare nuove forme di abitare il presente: interverrà mercoledì 24 settembre alla presentazione del numero alla Bocciofila San Sebastiano
L’immagine di Venezia prevalente nel mondo è, certo, quella, celeberrima, di una città d’arte edificata sull’acqua. Ma ne esiste anche un’altra, che la vede come divisa in due, tra una parte d’acqua e una di terraferma: la conurbazione che, dalle sponde della laguna, si estende nella pianura veneta, tra Padova e Treviso, e che ha al suo centro la frazione di Mestre (parte del comune di Venezia ma, in realtà, una città di 150mila abitanti circa, più di Treviso e Belluno insieme) e la propaggine smisurata di Porto Marghera (oltre duemila ettari di estensione – più di tutta la città storica – oltre mille aziende presenti, oltre 15mila addetti, uno dei porti più grandi d’Italia e già fra le zone industriali più importanti d’Europa, oggi percorsa da profonde e non lineari metamorfosi).
Sul numero di VITA di settembre, a partire da una ricerca inedita dell’Università Iuav abbiamo ricostruito il cortocircuito sociale della città più bella del mondo. Il terzo capitolo contiene dieci idee per il futuro di Venezia. Tra gli interventi, c’è anche quello di Gianfranco Bettin che interverrà mercoledì 24 settembre alle 18,30 alla Bocciofila San Sebastiano nel sestiere Dorsoduro a Venezia alla presentazione del magazine. Se hai un abbonamento leggi subito Venezia, non più Serenissima e grazie per il tuo sostegno. Se vuoi abbonarti puoi farlo a questo link.

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