Inclusione
Da Ballarò all’Europa, e ritorno: la sfida educativa di Per esempio
Il contrasto alla povertà educativa e i programmi internazionali sono gli asset di lavoro principali di una realtà nata a Palermo che guarda al mondo. Il presidente Claudio Arestivo: «Crediamo nella contaminazione culturale tra persone che provengono da diversi Paesi, promuoviamo percorsi di autonomia e costruiamo opportunità rivolte ai giovani»
Una volta che varchi la soglia, avverti subito che l’energia in questo spazio è diversa. Qualcosa che ha a che fare con la condivisione di idee, progetti, pensieri che partono dal basso, dai bisogni del territorio, per volare alto. Ogni stanza è piena di umori e rumori, che attivano pensieri. Pensieri e poi azioni che fanno la differenza e che, “per esempio”, diventano un modello.
In questa storia urbana, “Per esempio” non è soltanto una locuzione grammaticale, ma è il nome di un’associazione che ha sede nel quartiere Ballarò di Palermo, dove molti degli operatori che ne fanno parte hanno dato vita nel tempo ad altre realtà, dimostrando concretamente che il Terzo settore non può e non deve essere il tappabuchi di carenze istituzionali, ma una risorsa capace di innescare meccanismi virtuosi in grado di alimentare comunità.

Una storia di impegno sociale
«Il nostro è un vero e proprio viaggio che prende il via dal Sud», afferma il presidente Claudio Arestivo. «Sono orgoglioso di dire che abbiamo 42 persone assunte regolarmente, a cui si aggiungono gli stagisti, i tirocinanti e i volontari internazionali con i quali creiamo relazioni che aprono la mente e prospettive di occupazione non solo per noi. Noi proviamo a lavorare sulla contaminazione culturale tra persone che vengono da diversi Paesi e persone che vivono qui, operando nella dimensione di una società multiculturale, internazionale. Grazie a tre ragazzi giunti dalla Palestina abbiamo affrontato temi di attualità attraverso il racconto di vita vissuta: una cosa che in questo momento è fondamentale per capire. Siamo un gruppo di persone la cui età media è di 35 anni, con qualcuno come me un po’ sopra – io ne ho 44 – che però ringiovanisce grazie all’enorme energia che emana da questa grande squadra. Per l’80% la squadra è composta da donne».

Due gli assi di lavoro su cui si muove il lavoro di “Per esempio”. Uno è quello della promozione di percorsi educativi a Ballarò, nel centro storico di Palermo, e al Borgo Vecchio. Qui, l’anno scorso è stata inaugurata una nuova sede dove si tengono attività di contrasto alla povertà educativa per bambine, bambini e adolescenti tra i 10 e i 18 anni, ad alto tasso di vulnerabilità sociale e materiale. Un obiettivo raggiunto grazie al contributo economico di Unicredit, che ha reso possibile l’acquisto di arredi, materiale didattico, giochi e libri per centinaia di bambini.
A Ballarò, invece, l’attenzione è da sempre rivolta in maniera particolare ai migranti, dentro un percorso di integrazione con la popolazione locale. Il progetto “C.A.S.A. a Ballarò“, per esempio, è un intervento sostenuto dall’impresa sociale Con i Bambini, che ha coinvolto la comunità del quartiere mirando ad accrescere le opportunità educative dedicate ai minori tra i 5 e i 14 anni. Sono state coinvolte le tante associazioni che operano in questo quartiere, ognuna delle quali porta una tessera di quel mosaico che racconta e rappresenta la bellezza della multiculturalità della città di Palermo.
Un piccolo esercito di educatori pronto a vincere grandi scommesse
Quando si lavora bene si diventa esempio da proporre come modello. In tutto 32 le educatrici e gli educatori che stanno affiancando il corpo docente degli istituti comprensivi Lombardo Radice e Maneri Ingrassia- Don Milani, costruendo insieme percorsi educativi e di crescita all’interno delle classi del centro storico di Palermo. L’obiettivo dell’intervento, giunto al terzo anno di vita, è quello di contrastare il rischio di fallimento educativo e rendere la scuola sempre più vicina alle esigenze delle ragazze e dei ragazzi, e delle famiglie. Un percorso reso possibile dalla Bolton for education foundation che ha deciso di sostenere un intervento pluriennale nei quartieri più complessi di Palermo.
Costruire percorsi di crescita collettivi
«Non siamo noi ad andare a insegnare qualcosa», dice ancora Arestivo, «ma puntiamo ad attivare percorsi di piena autonomia. Al Borgo Vecchio siamo presenti da 13 anni, sicuramente con grandi difficoltà, ma anche raccogliendo grandi soddisfazioni. Gli ostacoli sono intanto legati al fatto che qui non c’è una rete associativa, l’isolamento si sente molto, sono pochissimi in realtà quelli che lavorano, due su tutti il centro sociale “Anomalia” e la parrocchia “Santa Lucia”. Ovviamente collaboriamo e co-progettiamo con la scuola offrendo, più che un sostegno, un accompagnamento ai bambini e alle donne attraverso i linguaggi del teatro, della musica, delle arti».
Le attività internazionali
«Lavoriamo molto sulla dimensione europea», spiega il presidente di Per esempio. «Sono oltre 40, dal 2011 a oggi, i progetti finanziati dalla Commissione europea, in modo specifico il programma Erasmus+, che ci vedono lavorare in partenariato con numerose organizzazioni in tutto il mondo, grazie alla cui sinergia coinvolgiamo giovani migranti e giovani lavoratori, principalmente sull’empowerment, l’orientamento al lavoro, lo storytelling digitale».

Una dimensione europea che si cura della comunità
«Dico sempre che, se i fondi europei non hanno un impatto sulle comunità locali, sulle persone, rimangono fumo nell’aria. È fondamentale che le persone con le quali lavoriamo abbiano una contaminazione rispetto a una dimensione internazionale, molto più vicina a noi di quel che pensiamo. La nostra sfida», ribadisce Arestivo, «è anche quella di tante altre organizzazioni nate nell’ultimo decennio, forse anche un ventennio fa. Organizzazioni del Terzo settore che immaginano e praticano l’azione sociale come forma di emancipazione, di costruzione di opportunità per le comunità, che non va in una direzione assistenzialista, ma verso la facilitazione rispetto a tutte le opportunità rivolte ai giovani. Io parlo soprattutto di una dimensione meridionale, dove il nostro Terzo settore stenta a far capire che cosa fa, stenta a dimostrare una credibilità. Un Terzo settore composto da persone che hanno scelto di fare questo come lavoro, ma che non riesce a far comprendere che lavora sul cambiamento a partire da modelli economici, di lavoro e di sviluppo alternativi, non sull’esigenza immediata del cosiddetto ultimo. Non perché questo sia da demonizzare, ma perché può esistere anche altro. Rivendichiamo l’esistenza di qualcos’altro che non sia l’assistenza (sacrosanta) del bisognoso».
Potenziare gli strumenti per creare impresa sociale
Uno scatto in più, quello che era necessario fare per rendere questo percorso ancora più concreto e produttivo. Tenendo sempre ben presente quanto fosse importante l’inserimento socio-lavorativo delle persone seguite e curate dall’associazione, nel 2022 “Per esempio” è entrata nella compagine sociale di AltroVerso, società di servizi dedicati principalmente al settore extralberghiero, che promuove partenariati tra profit, non profit e istituzioni per attivare sinergie che fanno bene al territorio.
«Ma non si tratta di una società come se ne possono trovare ovunque», sottolinea Arestivo. «In questo caso, tra i valori fondanti l’azienda, c’è l’inclusione lavorativa di persone provenienti da contesti vulnerabili, cittadini locali e migranti, insieme ai quali e per i quali si costruiscono percorsi che favoriscano una crescita condivisa. Ha assunto donne e uomini con background migratorio, ragazze e donne nate e cresciute nei quartieri più difficili della città che presentano altissimi tassi di disoccupazione, soprattutto femminile. Diventare soci di un’azienda che opera nel profit non stona con la nostra missione, ma ci permette di dare vita a una sinergia potente che consente al territorio in cui viviamo di svilupparsi in maniera sostenibile, guardando ai bisogni reali e concreti delle persone. Un modello che invoglia a cambiare la propria vita»
Storie di un mondo accogliente
Le storie da raccontare sarebbero tante. Non riguardano soltanto i beneficiari ma anche chi, scegliendo di tendere una mano, ha dato una svolta alla propria vita. Come Giulia Baruzzo, project manager, responsabile dell’area europea, che, prima di arrivare a Palermo, per 15 anni ha avuto la responsabilità della progettazione europea di Libera nazionale. O come Anna Bellan, che gli ultimi 15 anni li aveva trascorsi a Liverpool, coordinando un’organizzazione.

Anna Raspanti, invece, è la responsabile amministrativa di “Per esempio”, quindi cura tutta la parte che riguarda sia la rendicontazione dei progetti, il budget, e la scrittura del progetto. «Lavoravo in una società di revisione», racconta, «con orari incredibili, immaginate cosa vuol dire quando hai una famiglia con figli. Poi, un giorno, un amico mi disse che stavano cercando qualcuno per l’associazione: “Siamo cresciuti tanto, perché non vieni a fare il colloquio? Sono certo che saresti perfetta”. In effetti a me piace molto viaggiare e spesso, soprattutto per i progetti europei, ci si deve recare nei vari Paesi con cui si sta lavorando. Ci ho provato, è andata bene e mi si è aperto un mondo, un mondo accogliente, un mondo multiculturale».
Lavorare su territori impervi
«La vera rivoluzione», conclude il presidente di “Per esempio”, «è riuscire a rivendicare il diritto di andare al Borgo Vecchio, a Ballarò o in qualunque altro quartiere in cui ci sia bisogno per lavorare serenamente con i ragazzi, con le mamme, con gli insegnanti. Con la consapevolezza e l’orgoglio di dire che questo lavoro lo abbiamo scelto noi, per creare spazi e occasioni di cambiamento. Fa bene a chi supportiamo, e fa molto bene anche a noi».
Le fotografie sono state fornite dall’ufficio stampa di Per esempio
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