Giornata europea contro la tratta

Vittime di tratta: sempre più uomini, sempre più sfruttamento sul lavoro

Sono oltre 83mila negli ultimi dieci anni le vittime di sfruttamento nell'Unione europea. I dati Eurostat restituiscono una fotografia che sfata tanti stereotipi: lo sfruttamento sessuale continua certo ad essere prevalente, ma i casi di sfruttamento lavorativo sono aumentati del 70,5% in cinque anni. A Palermo è in corso il "Summit mondiale sulla tratta di esseri umani, il femminicidio e la violenza di genere". Il racconto di Stefania Russello, coordinatrice per la "Casa dei Giovani" del "Progetto Maddalena", mette in luce che «è fondamentale il lavoro di rete, ma anche la capacità di accogliere chi arriva con un vissuto di dolore impossibile da tradurre con le parole»

di Gilda Sciortino

«Gli occhi. Sono gli occhi che, nel momento in cui le parole risuonano vuote o quando nemmeno riescono a uscire, ti raccontano l’abisso di dolore che accompagna parte della vita solitamente giovanissima di ragazzi e ragazze, donne e uomini – sì anche uomini – vittime di tratta e sfruttamento sessuale, che arrivano da noi e chiedono di essere accolti e protetti come in un abbraccio. Ogni storia ovviamente è a sé stante, ogni racconto è un vissuto che porta con sé culture solo apparentementeolontane da noi». Non è semplice per Stefania Russello tradurre a parole il mondo di emozioni che il suon lavoro comporta. Lei è coordinatrice del “Progetto Maddalena”, promosso dall’Ets Casa dei Giovani. Lavora sui territori di Palermo e Trapani e si occupa di giovani vite che fanno i conti con la paura di ricordare ciò che hanno vissuto e con il terrore di poter essere riportati indietro, dai propri aguzzini.

Non è semplice, ma è necessario farlo. L’occasione è la “Giornata europea contro la tratta di esseri umani” che si celebra il 18 ottobre, a pochi giorni da un’altra importante data: i 25 anni del “Sistema Nazionale contro la Tratta e il Grave Sfruttamento“. Di questi temi si sta discutendo a Palermo nel primo “Summit mondiale sulla tratta di esseri umani, il femminicidio e la violenza di genere”.

I dati Eurostat sullo sfruttamento sessuale

I dati Eurostat, da poco pubblicati, ci dicono che nei dieci anni fra il 2013 e il 2023, nell’Unione Europea sono state registrate oltre 83mila vittime della tratta, che lo sfruttamento sessuale rimane la forma principale di tratta e che i casi di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo sono aumentati dal 2019 del 70,5%, eguagliando il numero di vittime registrate per sfruttamento sessuale nel 2022. Francia e Italia, poi, registrano il numero più elevato di vittime nel 2023, rispettivamente con 2.143 e 2.051 vittime, con aumenti significativi rispetto al 2013 (871 e 743).

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Storie che fanno battere il cuore

Al di là delle cifre, che servono per capire se la strada intrapresa per contrastare la tratta è o meno quella giusta, sono le storie che danno la spinta a cambiare. Hanno tutte un minimo comune denominatore: il terrore in cui le vittime vivono. Qui entra in gioco tutta la professionalità e l’umanità degli operatori, che devono accompagnare queste persone a ritrovare la capacità di avere fiducia.

«Ricordo una ragazzina egiziana, ancora minorenne, arrivata da noi da poco e subito accolta in un centro di primissima accoglienza del nostro territorio di competenza. Nessuno ce l’aveva segnalata. Nei primi giorni era molto tranquilla», racconta Russello. «A un certo punto inizia a piangere disperatamente e comincia a confidarsi con gli operatori, dicendo loro che era scappata perché costretta a un matrimonio forzato. Lei si era rifiutata e con la complicità di una vicina o di una zia, non ricordo esattamente, era riuscita a scappare e ad arrivare in Italia. Il viaggio nel suo caso tutto sommato non era stato tragicissimo, l’aveva tranquillizzata. Un cugino però l’aveva rintracciata tramite social e la famiglia l’aveva investito del compito di salvare l’onore della famiglia, decidendo che la ragazzina dovesse sposarla lui. Pensate cosa stava passando nella mente di questa ragazza convinta di aver messo il Mediterraneo tra i suoi problemi e la sua nuova vita. Allertati, presentiamo denuncia alla Polizia e, anche se solitamente la tempistica in caso di minori è più lunga perché si deve nominare un tutore con un decreto del tribunale, riusciamo ad attivare le sinergie giuste per trasferirla nell’unico ente antritratta per minori, che si trova a Roma. Avremmo dovuto accompagnarla noi, ma il bello del nostro lavoro è quando si riesce ad andare oltre la burocrazia, oltre i compiti che si devono assolvere: lo dico perché a “scortarla” a Roma ha voluto essere la Polizia, che aveva preso a cuore la sua storia. Proprio l’altro giorno ho parlato con una collega di Roma che mi ha detto che la ragazza è rifiorita. Se non si fosse fidata di noi e non avesse raccontato quello che le era successo, non so quale destino avrebbe avuto. La sua è una storia che si è conclusa bene e che dimostra quanta importanza abbia il lavoro di rete».

Lo sfruttamento nel mondo del lavoro

Che la tratta sia legata innanzitutto allo sfruttamento sessuale ce lo dicono le statistiche. Ma le stesse statistiche ci dicono che è in costante aumento anche il lavoro forzato: se tra il 2008 e il 2018, secondo i dati Eurostat, la percentuale di queste vittime si attestava tra il 14% e il 21%, dal 2019 in poi la quota è salita fino a toccare una media compresa tra il 28% e il 41%.

«Noi abbiamo avuto in questi ultimi mesi dei ragazzi tunisini e gambiani, vittime per lavoro. In alcuni casi però», prosegue Russello, «lo sfruttamento è su entrambi i fronti. Ricordo il caso di un ragazzo che era diventato oggetto sessuale di un uomo in Tunisia. Era partito dal Gambia perché gli avevano promesso un lavoro, arriva in Libia dove lo sfruttano lavorativamente, poi ha un incidente e il datore di lavoro lo abbandona in mezzo a una strada, così si ritrova a vagare disperato. Incontra quest’uomo tunisino che lo prende con sé dicendogli di volerlo aiutare e, invece, lo porta a casa sua e lo segrega. Oggi lo stiamo seguendo noi, ma immaginate con quante e quali difficoltà stia affrontando. Questo è uno dei casi che ci vengono segnalati in quanto hanno i requisiti di estrema vulnerabilità e per i quali attiviamo anche una rete di prossimità. Le vittime di tratta hanno solo bisogno di trovare persone nelle quali la competenza non può essere avulsa dall’empatia e dalla capacità di ascoltare con un sguardo attento e sincero».

Un momento del Summit sulla Tratta (foto di Gilda Sciortino)

Il summit a Palermo

Nel capoluogo siciliano sono riuniti 40 rappresentanti di associazioni da tutto il mondo, per confrontarsi e capire meglio quale strada intraprendere a livello globale. «Questo summit non è solo un incontro, ma un risveglio collettivo», sottolinea in conclusione l’ambasciatrice Tolulope Monisola Ola, fondatrice e direttrice esecutiva di Restoration for All, organizzatrice dell’evento. «Palermo 2025 riunisce voci da ogni continente per dire “basta”. Basta silenzio, basta sofferenza. Insieme, stiamo tracciando un nuovo corso, volto a riconoscere la tratta di esseri umani, il femminicidio e la violenza di genere non come crimini isolati, ma come violazioni della nostra comune umanità».

Le foto sono state fornite dal “Progetto Maddalena”

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