Sanità & Ricerca

La holding dei miracoli

Tredici società, mille dipendenti per un’impresa senza fine di lucro. Conosciuta anche all’estero. E un’idea quasi da fantascienza: una “citta degli uguali”.Dove sperimentare l’integrazione solidale

di Mariano Campo

Con quasi mille persone sul libro-paga, tra dipendenti e consulenti sanitari, è diventata la prima azienda di Troina, che conta undicimila abitanti, ma forse anche dell?intera provincia di Enna. L?Oasi ?Maria Santissima? è la «scommessa testarda» di un religioso troinese, padre Luigi Ferlauto – oggi settantaseienne – che l?ha fondata nel lontano 1953. Da allora l?Oasi è andata sempre crescendo, ampliando le sue strutture e ottenendo importanti riconoscimenti scientifici. Dieci anni fa è stata indicata dal ministero della Sanità come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Ircss) per lo studio dell?involuzione cerebrale e del ritardo mentale e come ospedale di alta specializzazione e di rilevanza nazionale. L?ultimo attestato in ordine di tempo – ma anche il più prestigioso – è la ?bandiera? dell?Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha scelto l?istituto troinese come ?Centro di collaborazione per la ricerca e il training nell?area delle neuro-scienze?, l?unico in Italia e tra i primi dieci al mondo. Davvero niente male per una struttura che ha le sue radici nel cuore della Sicilia, in una delle zone più depresse dell?isola, a 1100 metri sul livello del mare. E presto il ?know-how? dell?Oasi verrà esportato in Cina (attraverso una joint-venture con il governo di Pechino per la costituzione di un centro di ricerca sull?epilessia), in Brasile, nella regione del Paranà e in Camerun. A fianco dell?istituto, che ospita attualmente 350 bambini disabili, nella Cittadella appena fuori dal paese oggi sorgono due alberghi, uno dei quali dotato di un moderno ?centro-benessere?, e un attrezzatissimo centro congressuale. Nel vicino ?Villaggio Cristo Redentore?, oltre al servizio manutenzioni, sono collocati una tipografia, una falegnameria e alcune strutture destinate ai portatori di handicap già riabilitati, pronti per essere reinseriti nella società. Il tutto è gestito da una società madre – l?Oasi appunto – a cui fanno capo tredici società e due fondazioni: «Una holding il cui socio di maggioranza è lo stesso Dio», ripete sempre padre Ferlauto. «Ho cominciato a fare economia ?non profit? più di quarant?anni fa, quando ancora in Italia questo termine non era neanche conosciuto. La ragione sociale è sempre stata perciò la promozione umana e sociale dei più deboli e sofferenti». ?Ognuno è qualcuno da amare?, recita il motto dell?Oasi. E, per obbedire a questo comandamento, padre Ferlauto sta ora dedicando tutte le sue energie e ingenti risorse al progetto più ambizioso della sua vita, il «traguardo che completa l?opera, perché non basta aiutare una persona in difficoltà se poi la società non è pronta a riaccettarla»: la fondazione entro il Duemila di una ?Città aperta? su mille ettari di terreno, un quartiere autosufficiente di tremila abitanti «senza barriere architettoniche, psicologiche e sociali tra ricchi e poveri, anziani e giovani, disabili e abili, tra forti e deboli insomma». Non un centro assistenziale e neppure un quartiere-ghetto, bensì un «luogo al servizio dell?uomo, una cattedrale scientifica e spirituale»: nel quale si dimostrerà al mondo intero che «l?integrazione della persona svantaggiata non solo è possibile», spiega Ferlauto, «ma può anche creare una qualità di vita che non esclude il benessere ed include una carica umana che dà sapore e valore alla vita». Un modello sperimentale di ?solidarietà urbana? che, secondo il religioso, potrà poi essere adottato in ogni città. Il cuore del quartiere sarà la statua più alta del mondo dedicata al «Socio di maggioranza della nostra vita», dalla quale un?antenna televisiva (Antenna Bianca) diffonderà via satellite «tutto il positivo di cui l?uomo è capace, per inaugurare un nuovo modo di gestire le notizie e i mass-media». Un utopia? «Niente affatto», risponde padre Ferlauto, «l?insegnamento di Cristo mette i più deboli al centro, perché non dobbiamo provare a farlo concretamente anche noi?». Per informazioni: Associazione Oasi, tel. 0935/936111; fax. 0935/653327


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