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La storia di un film esilarante. La carica dei disabili senza pudore

Si intitola Piovono Mucche. È la prima tragicommedia civile. Dove tra portatori di handicap e obiettori avvengono cose incredibili.

di Antonio Autieri

Un film sui disabili? Di più, un film ?con? i disabili. Piovono mucche, diretto dall?esordiente Luca Vendruscolo, in uscita nei cinema dopo la presentazione al festival di Torino e, soprattutto, un tour promozionale (fitto di iniziative e incontri organizzati con associazioni e comunità) che lo ha fatto diventare il film portabandiera dei disabili e del mondo che orbita intorno alla loro realtà. E tutto questo proprio nel 2003, ossia nell?anno dedicato dall?Europa alle persone con disabilità, 37 milioni in tutto il continente, quasi tre solo in Italia. Ma come nasce Piovono mucche? Dall?esperienza del regista che ha vissuto l?anno del servizio civile nella Comunità Capodarco di Roma. Perché il film è anche una commedia, o meglio una tragicommedia sul servizio civile: e così i protagonisti sono non solo i portatori di handicap ma anche gli obiettori di coscienza. “Circa un anno dopo la fine del servizio”, racconta Vendruscolo, “cominciai a ricontattare alcuni obiettori con cui c?era stata maggiore intesa e a coinvolgerli in una difficoltosa opera di scrittura”. Il film ha preso piede dopo la vittoria del premio Solinas, il più importante premio per sceneggiature in Italia. Ambientato nella comunità Ismaele, alla periferia di Roma, il film presenta una galleria di personaggi irresistibili: un criminale tetraplegico, una seduttrice in carrozzella, un camionista sclerotico, un giullare ipovedente e un folletto spastico. Più altri portatori di handicap e capi bizzosi, ma anche obiettori cinici e volontarie sexy. Un mix esilarante ma pieno di verità. In quella comunità arriva anche Matteo, atteso da un anno di servizio civile che diventerà un banco di prova con la vita. Per Matteo prima il rifiuto è totale, poi altrettanto totale è l?identificazione. E poi ci sono i grotteschi responsabili. Ma i veri protagonisti sono i disabili. Rappresentati senza stereotipi: non ci sono handicappati buoni e sensibili, tristi e pensosi. Così li presenta il regista: “Renato, per esempio, è un criminale che un incidente ha reso tetraplegico ma che giorno per giorno dimostra che la sua antica fibra prevaricatrice non è stata affatto piegata. Franco è un ex camionista colpito da una fatale e terribile malattia, burbero, generoso, sporcaccione, ma capace di piangere vedendo per l?ennesima volta Pretty Woman“. Fra le donne disabili, una segna una tacca per ogni obiettore sedotto e abbandonato, tanto per dire. E neppure le altre scherzano, quanto a libertà? “Credo che l?idea base di Piovono mucche sia stata quella di raccontare i personaggi disabili come persone non determinate dal loro handicap”, continua ancora il regista. “Di solito l?handicap costituisce la caratteristica essenziale del personaggio. Credo che i miei personaggi abbiano tanti altri problemi e caratteristiche e poi siano anche disabili. Ma per raccontarli così bisognava superare le barriere di pudore che ci sono intorno alla disabilità. Non ce l?avrei mai fatta se non avessi vissuto per un anno con quelli che sono poi stati i miei attori, imparando da loro stessi a rapportarmi con leggerezza all?handicap”.


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