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Famiglia & Minori

Legge asili nido anche le regioni hanno competenza

Il disegno di legge ha subito uno stop il 6 luglio scorso al Senato.

di Benedetta Verrini

Torna al palo, dopo un iter lunghissimo, il disegno di legge sui servizi educativi per la prima infanzia. Il provvedimento (S.2583), che dovrebbe introdurre una disciplina quadro in materia di asili nido (la cui normativa è a dir poco datata, risalendo al 1971), ha subito un nuovo stop il 6 luglio scorso al Senato, dopo un parere della commissione Affari costituzionali che ha preso atto di una dirompente sentenza della Corte costituzionale. Secondo la Consulta (che è intervenuta a censurare un passaggio della legge Finanziaria del 2002), la disciplina dei servizi socio educativi per i bambini rientra in parte nella materia dell?istruzione e in parte in quella del lavoro, entrambe appartenenti nella potestà legislativa sia dello Stato sia delle Regioni. Alla luce di questo pronunciamento, il ddl dovrà essere rivisto in più parti. La Commissione speciale in materia d?infanzia, che è assegnataria in referente del ddl, impiegherà quindi varie sedute per ridefinire l?articolato, che poi dovrà andare in aula (in autunno) e poi tornare alla Camera. è un nuovo capitolo nel percorso davvero accidentato di questo provvedimento, nato da un testo del governo del 2001, presentato alla Camera e coordinato ad altre 4 proposte concorrenti, quindi riordinato in un testo unificato e trasmesso al Senato il 13 novembre 2003. La base portante era rappresentata dalla previsione del doppio binario pubblico-privato, oltre alla ripartizione delle competenze tra Comuni, Province, Regioni e Stato (a quest?ultimo la potestà sui criteri generali per la realizzazione degli asili nido, sui requisiti minimi per autorizzarne il funzionamento e sulla ripartizione delle risorse; alle Regioni lo sviluppo degli asili, la definizione dei profili professionali, la ripartizione dei fondi attribuiti sulla base delle richieste trasmesse dai Comuni). Tutto chiaro, senonché «l?approvazione del disegno di legge da parte dell?altro ramo del Parlamento è avvenuta prima della sentenza n. 370 del 2003», ha rilevato il senatore Falcier (FI) in commissione Affari costituzionali. La Corte, in particolare, ha esplicitamente negato che i servizi socio educativi per la prima infanzia rientrino nella determinazione dei ?livelli essenziali delle prestazioni sociali? che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Nella stessa sentenza viene esplicitamente censurata una disposizione che riconduce gli asili nido «tra le competenze fondamentali dello Stato», in quanto «del tutto estranea al quadro costituzionale, anche alla luce dell?articolo 118 della Costituzione e del principio di sussidiarietà». è stato inoltre escluso che sia costituzionalmente legittima l?attribuzione della definizione di standard minimi organizzativi in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni, in quanto lesiva delle competenze legislative delle singole Regioni. Infine, la Corte costituzionale ha dichiarato l?illegittimità di una disposizione che prevedeva un fondo settoriale di finanziamento gestito dallo Stato. Dunque, punto e a capo. Per avere una legge organica sul sistema dei servizi per la prima infanzia sarà necessario che la commissione modifichi il testo, limitandone il contenuto ai princìpi fondamentali in materia di asili nido. Ed escludendo tutti i passaggi che possano condurre a una sovrapposizione con la potestà delle Regioni. Il punto La normativa sugli asili nido in Italia risale al 1971. Un disegno di legge, presentato nel 2001, doveva ridisegnare l?intero sistema ma una sentenza della Corte Costituzionale ne ha censurato alcuni passaggi. La potestà normativa va ripartita tra Stato e Regioni: il ddl è ora tutto da rivedere al Senato.


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