Famiglia & Minori

Perché no. Parla Roberto Salvan. Unicef: “Serve più chiarezza”

Il direttore lancia l’allarme: "Il caos nella raccolta e nelle “formule” a distanza rischia di pesare sulla ricostruzione".

di Benedetta Verrini

Il 12 gennaio ha lanciato l?allarme contro il ?rischio improvvisazione? delle ong in Asia. Parole, quelle del direttore Unicef Italia, Roberto Salvan, che hanno attraversato il mondo della cooperazione come una scossa elettrica. Vita: Cosa ha generato questo allarme? Roberto Salvan: L?eccezionale mobilitazione per le popolazioni dell?Asia, che ha mosso governo e organizzazioni, si è manifestata all?opinione pubblica con un flusso comunicativo vorticoso e a tratti confuso. Si sono sovrapposti messaggi su adozioni internazionali, affido internazionale, adozioni a distanza, progetti di emergenza, ricostruzione. Per questo abbiamo voluto avvertire che la generosità degli italiani non deve essere incrinata dalla scarsa trasparenza. E, soprattutto, che questa stessa confusione non deve crearsi anche a livello operativo, al momento di realizzare i progetti sul posto. Vita: Ha espresso riserve anche sui sostegni a distanza… Salvan: Prima di tutto, direi che tutte le organizzazioni del sostegno a distanza dovrebbero una volta per tutte chiamarlo in un unico modo. La parola ?adozioni a distanza? crea dei meccanismi perversi, come sentire alla tv qualcuno che dice: «Io ho già 3 figli, mi scrivono, vedo cosa fanno e poi li vado anche a trovare..». E, ancora, questa idea di ?quanto costa adottare? a distanza un bambino, fa pensare a una mercificazione. Così non si dà un?idea di sviluppo, ma di assistenza. Vita: In questi giorni il ForumSad si riunisce per fare il punto sulla trasparenza. Ha qualche messaggio da inviare? Salvan: Il mio invito è quello di chiarire la loro identità. In Italia non c?è uniformità nei progetti di sostegno a distanza: alcuni parlano di sostegno al villaggio e a tutti i bambini; altri di sostegno a una famiglia dove vive un bambino; altri sono progetti di sviluppo che coinvolgono 3mila bambini e tutta un?area geografica. Come fanno i nostri donatori a capire cosa fa l?uno e cosa fa l?altro? Che differenza c?è con una normale ong che raccoglie fondi per i progetti di sviluppo? Vita: Cosa succederà ora che si sono spenti i riflettori sull?Asia? Salvan: è la nostra grande preoccupazione. Dobbiamo lavorare, come organizzazioni, per creare una cultura dello sviluppo sostenibile. Solo così avremo supporto al post emergenza in Asia e a tutte le altre crisi nel mondo: il 26 gennaio l?Unicef presenterà un appello per tutte le altre emergenze dimenticate, in 33 Paesi. Perché quando i riflettori si spengono, l?opinione pubblica deve sapere che l?emergenza resta, e il lavoro delle organizzazioni continua.


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