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Solidarietà: un milione di italiani aiutano a distanza

Ssecondo il Forum nazionale del sostegno a distanza (ForumSad) l'anno scorso le 70 organizzazioni che aderiscono alla struttura hanno raccolto un totale di 240 milioni di euro

di Redazione

Non si chiama piu’ adozione a distanza, ma sostegno a distanza, perche’ i metodi di aiuto sono tanti. Ma la sostanza non cambia: e’ una via per portare solidarieta’ che piace sempre di piu’. Ha infatti raggiunto la soglia di almeno un milione il numero di italiani che vi aderisce. E il dopo-tsunami sta portando un rapido incremento. Anche il conteggio dei fondi ha raggiunto livelli di tutto riguardo: secondo il Forum nazionale del sostegno a distanza (ForumSad) l’anno scorso le 70 organizzazioni che aderiscono alla struttura hanno raccolto un totale di 240 milioni di euro. Ancora maggiori, ma piu’ generici, i numeri forniti dal Coordinamento degli Enti locali per il sostegno a distanza: in Italia i donatori sarebbero circa un milione e mezzo e i fondi raccolti ogni anno raggiungerebbero i 450 milioni di euro. Sono ovviamente i Paesi del Terzo mondo quelli maggiormente raggiunti da questi progetti di solidarieta’, ma non mancano iniziative rivolte all’Europa dell’Est. Tra le associazioni aderenti al ForumSad, 36 hanno avviato progetti in Paesi dell’Africa, 33 in America Latina, altrettante in Asia e 15 in Europa. I settori d’intervento sono i piu’ svariati: i progetti nell’ambito scolastico e formativo sono 2.581, contro 2.111 in campo agricolo, 512 per la costruzione di ‘case famiglia’, 480 per opere idriche, 178 per interventi sanitari. Le associazioni italiane che si occupano di sostegno a distanza si dividono equamente tra Nord e Centro della penisola, mentre il Sud appare ancora piuttosto ‘scoperto’: 29 sono le associazioni con sede nelle Regioni settentrionali, 25 lavorano nelle Regioni centrali, solo una al Sud. ”Sostenere e’ meglio che adottare”, afferma Vincenzo Curatola, portavoce del ForumSad, durante la VI riunione nazionale del settore organizzata oggi a Milano. ”E nei Paesi occidentali – prosegue Curatola – e’ in continua espansione questa nuova forma di solidarieta’, che puo’ esprimersi in adozione a distanza, affido a distanza, tutela, padrinato, madrinato, borse di studio, sponsorizzazioni e altre forme ancora”. Il punto e’ che il beneficiario non viene sradicato dal suo luogo di origine, dalla famiglia e dal contesto in cui e’ nato. ”Il sostegno a distanza – spiega ancora il portavoce del ForumSad – consiste nell’impegno morale a inviare, tramite referenti responsabili, un contributo economico stabile e continuativo, del cui uso il donatore riceve sempre un riscontro”. E, a quanto afferma la loro associazione nazionale, queste sembrano essere strutture che funzionano bene: le persone che, nei 110 Paesi raggiunti dai programmi ‘italiani’, sono state beneficiate sono circa due milioni e mezzo. Solo il 9% delle donazioni (molto meno di altri comparti della solidarieta’ e della ricerca scientifica) viene trattenuto per costi di gestione: gli operatori fissi delle associazioni – che vanno pagati – sono in tutto 1.700, i volontari circa 1.300. ”Solitamente, cio’ che paghiamo ci aspettiamo che diventi nostro – aggiunge Alberto Mattioli, vicepresidente della Provincia di Milano che ha confermato l’ingresso dell’ente locale nel Coordinamento per il sostegno a distanza – ma nell’adozione a distanza non e’ cosi’: un valore in piu’ nell’attuale societa’ strettamente materialista”. Ma dopo il maremoto nel Sud est asiatico, tragedia dall’alto impatto mediatico e con forti ripercussioni sui bambini, e’ cambiato qualcosa nel settore? ”A parte i primi giorni di importante effetto emotivo – risponde Curatola – e’ provato che la sensibilita’ degli italiani verso il sostegno a distanza si sta diffondendo sempre di piu’: negli ultimi tre o quattro giorni al nostro numero telefonico di orientamento a disposizione di chi vuole aiutare le popolazioni colpite abbiamo ricevuto oltre 10 mila chiamate”. Presto si vedra’ quante si trasformeranno in partecipazione concreta ai progetti di solidarieta’.


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