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Giro d’Italia

Le mozzarelle della signora Giuliana

di Paolo Massobrio

E ha dovuto combattere contro vaccini fantasma e burocrazia, per imporre la genuinità della sua mozzarella o della rosina, un formaggio straordinario prodotto con latte di bufala e caglio di capretto. Adesso Giuliana è in procinto di trasferire la sua attività a Latina, confortata dai tanti nuovi amici che le sono stati vicino in questi anni, a partire dal racconto che facevano dei suoi formaggi. Uno di questi è Marco Pasquali, un altro angelo matto che risiede a Campagnano. Recentemente ero nella pace della sua trattoria Iotto (corso Vittorio Emanuele, 96), che fa rima con ?birba e mardevoto?, a mangiare una cicoria straordinaria, ma anche i fritti del re del fritto da strada, in arte Monzù, e le tagliatelle con la menta e le cozze, quando mi sono visto arrivare Giuliana. Erano le dieci di sera e scendeva da un camioncino per le ultime consegne, prima di guadagnarsi il letto per poche ore e riprendere poi la giornata con la mungitura e la produzione dei formaggi. Era bella Giuliana, bella di una bellezza che hanno solo certi missionari, quelli che ricercano qualcosa. Sì, fare il formaggio, per una donna di lettere e filosofia come Giuliana, vuol dire inseguire un?arte, ricercare il bello, fare una sintesi tra la natura e l?artigianalità? comunicare. E le sue mozzarelle parlano, come un buon vino o un salume, che sono fatti per ascoltare degli acuti sul palato. Come una musica. Giuliana s?è seduta un po? con noi e poi ha ripreso la sua strada. E sono rimasto a boccaperta a osservare gli sguardi di intesa tra Marco e Giuliana, di quelle vite spese per il gusto che si incrociano alle dieci della sera, in una trattoria della felicità, nel centro di Campagnano, rorida della semplicità che sempre si nasconde dietro alle grandi cose. Beviamoci su un Uvapane, il più grande vino bianco del Lazio, prodotto da Mastropietro (via Vittorio Emanuele, 43) a San Vito Romano con le locali uve bellone. Se andate da Iotto ve lo servono sulla gricia per farvi toccare il cielo con un dito. Anche all?Osteria di San Cesario, da Anna Dente (via F. Corridoni, 60), proverete forse per la prima volta la succulenza della vera cucina romana, quella non ufficiale, quella non conosciuta, quella della gente semplice che si incontra (Anna, Giuliana, Marco, Mastropietro, Monzù) per mettere in scena il gusto, che è anche compagnia.


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