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Sostenibilità sociale e ambientale

Ecco l’italianus eticus

Un cittadino su tre, nonostante i tempi di crisi, adotta uno stile di vita sobrio e prodotti equi. In anteprima i risultati di una ricerca Acli-Ires

di Carmen Morrone

E’ un insegnante, ha dai 35 ai 44 anni, guadagna tra i 1.033 e i 1.550 euro mensili e abita nel Nord-Ovest. è l?identikit del ?consumatore responsabile? che emerge da una ricerca a cura delle Acli e dell?Iref – Istituto di ricerche educative e formative. Per il prossimo autunno è prevista la pubblicazione della versione integrale: Vita ve ne propone un?anteprima. La ricerca è stata condotta su mille cittadini maggiorenni, maschi e femmine, di paesi e di città, con interviste ?faccia a faccia?. Più di un italiano su tre, il 36% del campione, adotta pratiche di consumo responsabile che l?indagine ha individuato nel consumo critico, nel commercio equo e solidale, nella sobrietà dei consumi, nella finanza etica. In particolare il 55,6% fruisce dei prodotti del commercio equo e solidale. Gli stili di vita sobri, che comprendono forme di risparmio energetico, idrico, recupero dei materiali, sono diventati la regola di vita della metà degli italiani. Sono il 29,2% invece coloro che praticano il consumo critico, inteso come selezione dei beni in base ai comportamenti delle aziende produttive. Fanalino di coda la finanza etica: solo il 2% sottoscrive fondi di risparmio, obbligazioni, conti correnti etici. Il trend verso il consumo responsabile è in crescita, sottolineano i ricercatori Massimo Lori e Federica Volpi, rispetto al 28% indicato dell?VIII Rapporto sull?associazionismo sociale dell?Iref che si riferiva al 2002. Una tendenza, dicono, che consolida stili di consumo caratterizzati da alto contenuto etico e dalla ricerca di nuove forme di solidarietà sociale, seppure in un periodo di crisi economica che non le incentiva, vincolando le persone più a considerazioni di ordine economico che valoriale. Allora quali sono le motivazioni? è il fine sociale che consumo e risparmio devono avere, risponde il 45% del campione. Posizione che indica come il consumo abbia superato le categorie economiche del valore d?uso e del valore di scambio degli oggetti, assumendo una molteplicità di valenze. Quasi il 40% poi dichiara di essere spinto a comprare merci o servizi in base alla ricaduta che il gesto ha per le ong e direttamente nei Paesi in via di sviluppo. La ricerca, commissionata dalla Fondazione Cariplo, prevede una seconda fase con interviste a un panel ragionato di consumatori responsabili. Ma già a questo punto è chiaramente emerso il loro profilo che, come si diceva, è quello di una persona con un buon livello di cultura, ultratrentenne, abitante tra Piemonte e Liguria. Interessante il canale di conoscenza delle forme di consumo responsabile: è per il 30% degli intervistati il passaparola, seguito dall?auto informazione (19%) e dagli articoli di giornali (14,9).


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