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Stop cocaina

Don Mimmo Battaglia: vademecum in 6 atti per uscire dall’emergenza

di Redazione

01.Chi lavora sul campo deve modificare il suo approccio. Non si può fronteggiare la cocaina con le stesse armi con cui si combatteva l?eroina. È da diversi anni ormai che le ricerche di settore e l?esperienza sul campo evidenziano di come lo scenario dell?uso di sostanze sia profondamente cambiato. L?eroina è stata gradualmente spiazzata da una grande varietà di droghe sia naturali che sintetiche. Tra queste, la cocaina rappresenta attualmente la sostanza emergente. È da circa cinque anni che diversi centri sono impegnati nello studio e nella sperimentazione di modelli alternativi di accoglienza e trattamento di persone avvezze all?abuso di cocaina. Credo che ogni nostro centro si trovi a misurarsi quotidianamente con tale nuovo bisogno emergente e, come è nostra abitudine, abbiamo modificato o ampliato la nostra risposta in base alle specifiche esigenze della persona. Da circa tre anni, come Federazione abbiamo sentito l?esigenza di confrontarci su tali esperienze e abbiamo così istituito un gruppo di lavoro che periodicamente si incontra e monitorizza il fenomeno. 02. Le persone che abusano della polvere bianca non hanno la percezione di essere dipendenti. Il primo passo quindi è quello di creare consapevolezza. Un risultato che non si può perseguire nelle comunità residenziali Nel corso della nostra esperienza ci è apparso evidente come la rappresentazione primaria di queste sostanze, alcool compreso, è di essere ?il normale condimento? dei momenti di socializzazione e di divertimento o prodotti ai quali si chiede di ?implementare? un aspetto specifico della propria sfera di ?prestazione?. Ciò riduce nella percezione delle persone che ne fanno uso/abuso, e in quelle di chi le incontra, il legame tra consumo di sostanze stupefacenti e sofferenza del soggetto. Il nostro approccio quindi si misura innanzitutto con un primo essenziale momento di tipo persuasivo in cui l?aspetto centrale, semplificando, è quello di ridurre l?ambivalenza del rapporto con la sostanza. A differenza del nostro consueto intervento che prevede un importante momento residenziale in regime comunitario, con gli assuntori di cocaina si è reso necessario prevedere e offrire un servizio prevalentemente ambulatoriale che fa perno su una relazione interpersonale forte, significativa e individuale. Infatti, pur nella diversificazione delle pratiche, a seconda delle problematiche personali e dei contesti territoriali di appartenenza, l?approccio prevede una maggiore contiguità con l?intervento di tipo clinico, nel quale però continua ad esistere la rappresentazione del trattamento come percorso di crescita personale. 03.Ultimamente si è molto parlato di un vaccino anticocaina. I farmaci da soli non sono in grado di recuperare una persona Personalmente non ho nulla contro i farmaci nelle dipendenze, ma dipende da come essi vengono utilizzati e inseriti nel progetto di recupero. Siamo sempre convinti che la tossicodipendenza non si possa sconfiggere solo con vaccini o farmaci ma vada sempre accompagnata con un paziente lavoro di ristrutturazione del sé e l?iscrizione del soggetto in nuove e proficue relazioni sociali. 04.Hanno fatto molto rumore anche le stanze del buco. Il metodo dell?isolamento però riporta all?irrecuperabilità della persona. Non è questo il punto da cui partire Ormai è difficile incontrare giovani con le classiche stigmate sulle braccia perché le sostanze oggi vengono sniffate, inalate, fumate, calate. Mi chiedo perché parlare proprio adesso della stanza del buco. È un modo di affermare che c?è una sottopopolazione di irrecuperabili e che la sicurezza sociale ci chiede di isolarli in luoghi di contenimento? Non riusciamo ad essere d?accordo né con il principio di irrecuperabilità della persona, né con la ricomparsa di metodi contenitivi che richiamano alla memoria strutture di controllo sociale. Diverso è un lavoro che riduca il danno alle persone in attesa di una disponibilità al cambiamento. Per noi la persona è il centro del sistema e il sistema è corresponsabile dei disagi della persona. 05.Il settore ?dipendenze? passa dalla Presidenza del Consiglio al ministero della Solidarietà sociale. Una scelta pericolosa. Vedevamo di buon occhio la presenza di un dipartimento presso la Presidenza del Consiglio, che ha già lavorato attraverso un?alta integrazione tra pubblico e privato con la presenza delle numerose anime che popolano questo mondo. Ci auguriamo che il passaggio dalla Presidenza del Consiglio al ministero della Solidarietà sociale non impoverisca la complessità. Siamo però preoccupati che al posto di una mediazione sofferta ma condivisa, si sostituiscano linee ideologiche che, impoverendo tale complessità, ne riducano le capacità di risposta. 06.La Fini-Giovanardi è una legge che va rivista con il contributo degli operatori. Le ideologie restino alla larga. Questo non può essere terreno di conquista politica Sullo stralcio della legge Fini-Giovanardi la Fict si è impegnata già in occasione della Conferenza di Palermo esprimendosi con chiarezza e in forma propositiva su alcuni punti essenziali. Ci siamo resi conto che non sono stati recepiti o recepiti solo in parte. Restiamo convinti che il problema della droga esige una riflessione più approfondita per elaborare una legge più organica e maggiormente condivisa, e soprattutto scritta con il contributo di chi quotidianamente opera sul territorio e al servizio della persona.Ci aspettiamo quindi da questo governo una revisione del provvedimento, ma non dettata solo da posizioni ideologiche. Stare all?interno di logiche di sostanze pesanti o leggere significa ancora una volta voler affrontare il problema partendo dalle sostanze e non dalla persona. Drogarsi non è un diritto e ribadiamo il nostro No a tutti i tipi di sostanze, non ritenendone alcuna innocua. Siamo purtroppo consapevoli che molte delle proposte vengono gettate lì da un mondo politico sempre più diviso e lontano dai reali problemi, ma siamo pronti a contrastare chiunque provi a relegare la tossicodipendenza a terreno di conquista politica o, peggio ancora, provi ad ?usare? il disagio e la devianza, e il dolore della gente. Nella lotta alle povertà, all?emarginazione, non c?è spazio per gli interessi di parte, per le faide tra partiti, pena una inevitabile sconfitta. Occorre invece una risposta unica, concertata, che ponga la persona ?in disagio? al centro della propria azione, individuandola come unico vero obiettivo di ogni intervento. No alla droga. Il 26 giugno la Giornata mondiale Cocaina avanti tutta: nei prossimi anni i consumi della polvere bianca aumenteranno del 40%. Il grido d?allarme arriva dal congresso nazionale sulla cocaina recentemente chiuso a Verona. «Siamo entrati nell?era dell?addiction», ha commentato Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze patologiche dell?Asl di Milano. Stando a uno studio dell?Istituto Mario Negri, il consumo medio di cocaina in Italia è pari a circa 30 dosi al giorno per ogni mille abitanti, tanto che dalle fognature delle case arrivano al fiume Po circa quattro chili di ?neve? ogni 24 ore. Un?ondata inarrestabile. Capace di sfondare qualsiasi diga legislativa, di destra o di sinistra che sia. Che fare dunque? In occasione della Giornata internazionale contro le droghe del 26 giugno, abbiamo affrontato le ?sei questioni capitali per affrontare l?emergenza? con uno dei massimi esperti di recupero dalle droghe, don Mimmo Battaglia, che proprio alla lotta contro la cocaina ha deciso di dedicare il suo primo convegno nazionale nelle vesti di neopresidente della Fict, la Federazione italiana comunità terapeutiche.


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