Sanità & Ricerca

L’adolescenza, l’età che non esiste

Un grande psicoanalista contro un luogo comune: un'invenzione moderna. Una stagione di passaggio che nella storia gli uomini non hanno mai conosciuto. Intervista a Giacomo Contri

di Luca Ribolini

L'adolescenza? È una “non età”. Per Giacomo Contri, psicoanalista, allievo e traduttore di Jacques Lacan, a capo di una scuola che a Milano aggrega un gruppo affiattatissimo di studiosi e di operatori, è tranchant. Di questa affermazione che scuote decenni di pensiero pedagogico va assolutamente certo. Anni di riflessione e di pratica lo hanno portato a sistematizzare con grande chiarezza un?idea destinata a far discuetere e a far pensare chi opera nel sociale. 63 anni, un fisico che mette soggezione, Contri è stato un protagonista attivo della vita culturale milanese sin dagli anni '70, quando invece della perfetta calvizie di oggi aveva i capelli lunghi e ribelli. Tra quegli anni ed oggi ci sono tanti libri e tanti incontri importanti, primo tra tutti quello con don Luigi Giussani, altro grande “esperto” di gioventù e di umanità.

Vita: Che cos'è l'adolescenza?

Giacomo Contri: È un'invenzione dei nostri tempi. Nel passato i ragazzi a 14/15 anni entravano già in un?età adulta, erano pronti per il lavoro e per il matrimonio, senza distinzione di classe sociali. Si iniziava a lavorare presto se si era poveri, cioè proletari nel senso letterale della parola. Ma si diventava cardinali anche a 12 se si apparteneva all'aristocrazia. L'adolescenza, concepita come età di passaggio, come un periodo di parcheggio in attesa di decidere che cosa fare della propria vita, non esisteva affatto. non si era mai in un'epoca “falsa ” di belle speranze. Oggi invece non solo è stato aperto un varco a questa età, ma la si è dilatata a dismisura. Siamo adolescenti ad libitum?

Vita: Ma non esiste un'adolescenza per così dire biologica. L'età del passaggio, quella della maturazione?

Contri: Non è che all?epoca dei miei bisnonni i ragazzi non vivessero la pubertà. Ma la pubertà non era una terra di nessuno, una stagione di parcheggio, una specie di sala di attesa dell'esistenza. Invece è con il secolo scorso che è stata attestata l'esistenza di questa stagione della vita, creando attorno a lei anche dottrine e teorie. Sino a farla diventare materia di una disciplina scientifica. Ma, per dirla fuori dai denti, la psicologia dell'età evolutiva per me non ha niente di scientifico.

Vita: Perché?

Contri: Appunto perché elude questo dato basilare: sino a qualche decennio fa nessuno si era accorto dell'esistenza dell'adoloscenza. Mi devono spiegare com'è possibile che in secoli di storia l'uomo non abbia notato un qualcosa che oggi si dà per assolutamente scontato.

Vita: Ci possono essere ragioni demografiche. Oggi la vita si è allungata. E anche le età si sono dilatate.

Contri: Un conto sono le età che si dilatano. E un altro è inventare un'età che non esisteva. Ho sempre in mente certe conversazioni di 30enni che a tavola si divertono a chiedersi che faranno nella vita. Chiedersi cosa si farà “da grandi” a 30 anni per me è un fatto patologico: eppure oggi viene considerato del tutto normale. Ci fosse qui Gesù farebbe una scenata tipo quella con i mercanti nel tempio.

Vita: Che cosa centra Gesù?

Contri: C'entra, c'entra. Il suo pensiero su questo è chiarissimo. Basta riferirsi all'episodio, raccontato nel Vangelo di Luca del dibattito con i dottori. Gesù – dicono gli evangelisti – aveva crica 12 anni e risponde all'esame di Sacre scritture in Sinagoga, davanti ai “professori” che gli facevano leggere i rotoli dei testi sacri. Ma nel bel mentre dell'esame avviene un fatto inaspettato: arrivano suo padre e sua madre e lo rimproverano per essersi mosso con troppa libertà e di averli lasciati in ansia. è l'unica volta in cui Gesù si mostra in polemica con i suoi genitori. In pratica li rimprovera per non averlo trattato da adulto, quale già era e si sentiva. è una risposta netta, che mi ha sempre colpito e fatto pensare.

Vita: Ma cosa significa avere una coscienza adulta avendo solo 12 anni?

Contri: Nel caso di Gesù significa letteralemente iniziare a fare le opere del padre. Ma questa è una definizione che vale per tutti. è infatti il concetto di “lavoro” che ha un orizzonte universale. Chi lavora produce merci potenzialmente per tutti: anche il vendere pomodori e patate in un villaggio sperduto significa entrare in una prospettiva pubblica. è un ingresso nell'universo. Del resto l'episodio del Vangelo che ho citato, ha procurato qualche fastidio anche a livello teologico. C'è stato un biblista molto celebre anche se oggi un po' dimenticato, Albert Schweitzer, che ha disapprovato in toto il comportamento di Gesù, mettendone addirittura in dubbio la salute psichica. Io ovviamente sono del parere opposto. Se c'è un episodio del Vangelo non puramente discorsivo ma attivo, è questo. Lì Cristo pone un preciso aut-aut ai suoi. Altro che Sacra Famiglia, come guscio protettivo dell?adolescenza!

Vita: Eppure pensare ad un ragazzino di quell'età oggi come ad un proto adulto sembra davvero complicato.

Contri: Succede perché non sappiamo guardarlo e non sappiamo cosa dire e cosa fare con lui. Ma credo che una spiegazione ci sia. Siamo in una società che io chiamo eutrofica, cioè ricca di nutrimenti, di vitamine, di ginnastica aerobica, per esempio – a vent'anni abbiamo tutto: energie, risorse, possibilità. Ci resta solo l'angoscia di come riempire i successivi 60anni della nostra vita. Tutta la letteratura, tutto il cinema, tutte le canzoni hanno da qualche tempo – almeno tre decenni – come parola chiave il sopravvivere, il farcela, il resistere. Non è così. E quella risposta data da Gesù a 12 anni è una risposta a tutto questo.

Vita: L'invenzione dell'adolescenza è quindi una risposta ad una situazione che è venuta a crearsi nella modernità?

Contri: Sì, ma è una risposta sbagliata. L'adolescenza è il tempo dell'attesa, è la stagione in cui ci si pone una domanda che denota noia, angoscia. In cui il domani è visto come un problema. E questo è il punto chiave, il vero dramma che tocca la nostra condizione umana, oggi. Il domani è diventato un buco da riempire, non è più un'opera da costruire, un lavoro da continuare. Non abbiamo nessuna aspettativa. L'adolescenza è la fotografia di questa condizione che non ha età, anche se gli esperti ci dicono che corrisponde a quella stagione della vita che va dai 12 ai 18 anni. Per tornare a quell'esempio di Gesù e tirare le dovute conseguenze, sono convinto che se l'avesse pensata così, Gesù non sarebbe mai risorto.

Vita: In che senso?

Contri: Ricordo che nel 1983 mi avevano invitato a parlare al Meeting di Rimini e lasciai la platea interdetta perché dissi che la questione non è se Dio esiste, ma se Dio è interessante. Metà del pubblico mi applaudì e l'altra metà mi fischiò. è una questione di cui sono ancora assolutamente convinto. Dio non è interessante dentro la prospettiva della sua noiosa eternità. è interessante perché ha un domani pieno di aspettative. Ha voglia di lavorare, di costruire partnership, per metterla in una prospettiva pienamente umana. Non ha il problema della noia, del buco di tempo da riempire, della ripetizione. Avesse avuto quel problema, chi gliel'avrebbe fatta fare di risorgere? La resurrezione è interessante esattamente per questo. Perché c'è qualcuno che dice: potrei vivere bene senza limiti di tempo.

  • Chi è Giacomo Contri Giacomo Contri è nato a Milano nel 1941. Fondatore di una scuola, Studium Cartello, un'associazione che promuove il dibattito culturale, organizza convegni, pratica l'insegnamento, la formazione e la supervisione, offre consulenze a singoli e istituzioni. Contri dirigeBed&Board, un mensile pubblicato online. Collabora a Communitas. Info: www.studiumcartello.it


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA