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Famiglia: matrimoni in picchiata, boom di separazioni e divorsi

I dati nel Rapporto Eures ''Finche' vita non ci separi'', reso noto oggi

di Redazione

Matrimoni in picchiata e boom di separazioni e divorzi, soprattutto al Sud. La crisi soprattutto tra il terzo e il quinto anno. Ma sono in aumento i matrimoni civili, i secondi matrimoni e le mogli straniere. E’ il Rapporto Eures ”Finche’ vita non ci separi”, reso noto oggi secondo il quale, pero’, malgrado la crisi, oltre 8 matrimoni su 10 restano in piedi. Soprattutto quelli contratti in Chiesa. Secondo le cifre, il numero dei matrimoni in Italia negli ultimi 30 anni (tra il 1975 e il 2005) ed il relativo quoziente di nuzialita’, hanno segnato una costante diminuzione (-32,4%, con un decremento medio annuo dell’1,1%), passando da 373.784 nel 1975 (con un indice pari a 6,7 ogni 1.000 abitanti) a 250.974 nel 2005 (4,3 ogni 1.000 abitanti). Il dato relativo rimane costantemente piu’ elevato nel Sud, con valori pari nel 2005 a 4,8 ogni 1.000 abitanti, rispetto a 4,6 nel Centro e 3,8 nel Nord. L’eta’ media al matrimonio negli ultimi tre decenni e’ salita di 7 anni tra gli uomini (da 26,3 anni nel 1975 a 33,2 nel 2003) e di oltre 5 anni tra le donne (da 24,4 anni a 29,9), con un aumento costante nell’intero periodo. Considerando la crescita media annuale, e’ possibile stimare nel 2006 un’eta’ media al matrimonio per le donne di 30,6 anni e per gli uomini di 33,7. Sono le regioni del Sud a registrare l’eta’ media al matrimonio piu’ bassa (30,8 per gli uomini e 27,9 per le donne), anticipando di circa due anni l’appuntamento matrimoniale rispetto al Centro (32,9 per gli uomini e 30,2 per le donne) e al Nord (32,8 e 29,9). Una coppia su tre sceglie il Municipio – rileva l’indagine – ma al Sud 8 su 10 vogliono l’altare. Tra il 1975 ed il 2005, infatti, sono cresciuti i matrimoni celebrati con rito civile a fronte di un consistente decremento di quelli religiosi; questi ultimi scesi da 342 mila nel 1975 a meno di 170 mila nel 2005, mentre i matrimoni celebrati con rito civile sono passati da 31.317 a 81.339. Se dunque nel 1975 il 91,6% delle coppie sceglieva il matrimonio con rito religioso (contro appena l’8,4% che optava per il civile), tale valore scende al 67,6% nel 2005, quando i matrimoni celebrati con rito civile raggiungono in Italia l’incidenza massima del 32,4%, pari a circa un terzo del totale. L’incremento dei divorzi, dell’eta’ media, della qualita’ della vita e, in generale, il forte cambiamento culturale a riguardo, hanno determinato un significativo aumento dei secondi matrimoni, che passano da un’incidenza pari al 2,9% del totale degli sposi nel 1975 al 7,1% nel 2003. Pur in presenza di una crescita del fenomeno in entrambi i sessi, le donne risultano meno propense a contrarre un secondo matrimonio (con un’incidenza pari al 6,6%, rispetto al 7,7% tra gli uomini). Aumentano le seconde nozze soprattutto tra i divorziati (da 9.800 nel 1975 a 32.000 nel 2003), mentre si rileva un costante calo del numero dei vedovi alla seconda esperienza matrimoniale (da 11.700 nel 1975 a 5.500 nel 2003), probabilmente anche in presenza di motivazioni di ordine materiale, quali i possibili effetti in termini economici (pensione di reversibilita’, ecc.). i matrimoni celebrati in regime di separazione dei beni raggiungono il 54,3%, a fronte del 45,7% di quelli celebrati in comunione, con una vera e propria inversione di tendenza rispetto al valore del 1995, quando le separazioni dei beni erano una forte minoranza (il 40,9% contro il 59,1% delle comunioni). Al Nord si rileva l’incidenza piu’ elevata dei matrimoni in regime di separazione dei beni (61,7%, contro il 38,3% in comunione); leggermente inferiore il dato relativo al Centro (58,4%, contro il 41,6%), mentre ancora prevalenti risultano i matrimoni in regime di comunione dei beni nel Sud (54,6%);


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