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Cannabis, Cnca: “Sconcertante lo stop al decreto Turco”

Secondo il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza il 30% dei giovani segnalati entrereanno in un percorso penale

di Stefano Arduini

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime il proprio sconcerto per la decisione assunta dal Tar del Lazio che ha sospeso il cosiddetto “decreto Turco”, il provvedimento del ministero della Salute con cui è stato innalzato da 500 milligrammi a 1 grammo il quantitativo di cannabis sopra il quale può essere prevista l’accusa di spaccio. La Federazione – che raccoglie numerosi operatori del settore, attivi ogni giorno in un’azione di educazione e di cura rivolta soprattutto ai più giovani – ritiene che debba essere assolutamente superata un’impostazione che affronta tematiche che riguardano aspetti educativi e di crescita con risposte penali e sanzionatorie ed esprime, conseguentemente, la propria netta contrarietà a trattare come delinquenti quelli che in realtà sono semplici consumatori di sostanze.     Il CNCA sottolinea che, con tale decisione, si aprono tre questioni rilevanti:      – Un 30% circa di giovani segnalati alle Prefetture per possesso di cannabis potrebbero ora rientrare in un percorso penale invece che amministrativo.     – Si riapre adesso una diatriba del tutto ideologica su “tabella sì, tabella no” o sull’opportunità di predisporre una o più tabelle, con l’unico risultato di sovrapporre considerazioni scientifiche – o presunte tali – a finalità penali.     – Appare a questo punto ancor più urgente e necessario aprire un percorso di revisione radicale del Dpr 309 e della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, in cui il tema consumo e abuso di sostanze sia assolutamente distinto dagli aspetti penali e venga piuttosto considerato dal punto di vista della prevenzione, la cura e il trattamento. (CNCA) esprime il proprio sconcerto per la decisione assunta dal Tar del Lazio che ha sospeso il cosiddetto “decreto Turco”, il provvedimento del ministero della Salute con cui è stato innalzato da 500 milligrammi a 1 grammo il quantitativo di cannabis sopra il quale può essere prevista l’accusa di spaccio. La Federazione – che raccoglie numerosi operatori del settore, attivi ogni giorno in un’azione di educazione e di cura rivolta soprattutto ai più giovani – ritiene che debba essere assolutamente superata un’impostazione che affronta tematiche che riguardano aspetti educativi e di crescita con risposte penali e sanzionatorie ed esprime, conseguentemente, la propria netta contrarietà a trattare come delinquenti quelli che in realtà sono semplici consumatori di sostanze.     Il CNCA sottolinea che, con tale decisione, si aprono tre questioni rilevanti:      – Un 30% circa di giovani segnalati alle Prefetture per possesso di cannabis potrebbero ora rientrare in un percorso penale invece che amministrativo.     – Si riapre adesso una diatriba del tutto ideologica su “tabella sì, tabella no” o sull’opportunità di predisporre una o più tabelle, con l’unico risultato di sovrapporre considerazioni scientifiche – o presunte tali – a finalità penali.     – Appare a questo punto ancor più urgente e necessario aprire un percorso di revisione radicale del Dpr 309 e della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, in cui il tema consumo e abuso di sostanze sia assolutamente distinto dagli aspetti penali e venga piuttosto considerato dal punto di vista della prevenzione, la cura e il trattamento.


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