Attivismo civico & Terzo settore

Iraq, la tragedia di cui nessuno parla

In Iraq domenica 3 giugno sono stati uccisi quattro cristiani. Sono stati uccisi in modo brutale fuori dalla chiesa di Mosul: erano un sacerdote e tre suddiaconi...

di Giuseppe Frangi

In Iraq domenica 3 giugno sono stati uccisi quattro cristiani. Sono stati uccisi in modo brutale fuori dalla chiesa di Mosul: erano un sacerdote e tre suddiaconi. Sono stati crivellati di colpi e poi vicino ai loro corpi hanno piazzato delle bombe per tenere lontani i soccorritori. Siamo insomma al culmine dell?orrore e della barbarie. Eppure questa notizia potrebbe esservi sfuggita: i giornali (non tutti) infatti ne riferivano in pagine interne, come un normale fatto di cronaca di cui è tragicamente stipata la cronaca dell?Iraq ?liberato? di questi anni. In prima pagina quegli stessi giornali si continuavano invece ad occupare delle polemiche suscitate da Santoro e dal suo Annozero dedicato al tema dei preti accusati di pedofilia. Insomma, la Chiesa interessa per quegli aspetti ambigui (seppur oggettivamente marginali) in grado di attizzare, più che l?interesse, la morbosità dei lettori.

Non c?è bisogno di essere paladini della Chiesa per capire che siamo di fronte ad un vero e proprio collasso dell?informazione. L?uccisione dei quattro cristiani a Mosul, nel nord dell?Iraq, è un episodio che ha una valenza ancor più tragica del giovane sangue versato (padre Ragheed Ganni aveva solo 34 anni). È infatti il segno che tra breve in Iraq non ci saranno più cristiani. Chi può già fugge, anche scalzo e in pigiama come un testimone racconta di aver visto nei giorni scorsi a Bagdad. Prima della guerra i cristiani in Iraq erano 800mila; la capitale aveva ben 50 chiese dei diversi riti. Oggi nessuno sa dire i numeri, ma la comunità è decimata e senza futuro. Vera vittima di questa guerra infinita che ha gettato il Paese in un?anarchia senza soluzione: «La Chiesa sta scomparendo sotto i colpi della persecuzione», ha detto l?arcivescovo caldeo di Kirkuk. Secondo cifre fornite dalla Chiesa irachena, solo negli ultimi mesi ne sarebbero fuggiti 100mila. Cifra che trova riscontro nelle richieste di asilo in Siria: nel 44% dei casi si tratta di cristiani, che in Iraq rappresentavano solo il 3% della popolazione.

Ma l?addio dei cristiani all?Iraq (sin dai primi secoli è attestata la loro presenza in questa regione) è un fatto che assume un significato anche geopolitico di drammatica portata. È un?altra fetta di quella zona del pianeta dove i delicati equilibri della convivenza vengono definitivamente infranti e che viene di fatto consegnata all?islamismo più fanatico. La guerra che avrebbe dovuto garantire democrazia e quindi pluralismo sta ottenendo questo tristissimo e paradossale risultato: l?espulsione dell?unica popolazione di fede non musulmana dal Paese. Come ci ha spiegato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant?Egidio, in una lunga intervista che pubblicheremo settimana prossima, la lenta scomparsa dei cristiani dal Medioriente è un fatto di cui l?Occidente non coglie lontanamente le conseguenze.

Ebbene, per tornare a noi, i quattro cristiani uccisi a Mosul non hanno trovato spazio nell?informazione, di qualsiasi colore fosse (provate a cercare la notizia, anche in una breve, sul manifesto?). È un?informazione malata di un provincialismo ombelicale. Un?informazione narcisista che si autoalimenta e che alla fine è anche responsabile di un?incoscienza sempre più diffusa. Non so voi, ma a noi diventa sempre più intollerabile leggere ogni giorno quei titoli dedicati a mille insulsaggini, sapendo quel che sta accadendo, ad esempio (ma è solo uno dei tanti esempi possibili), nelle case dei poveri cristiani di Mosul.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA