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Attivismo civico & Terzo settore

Le logiche della spesa e quelle dello sviluppo

La sola idea di un “tesoretto” da spartire secondo gli appetiti della politica è, come abbiamo più volte scritto, un’ipotesi nauseabonda...

di Riccardo Bonacina

La sola idea di un ?tesoretto? da spartire secondo gli appetiti della politica è, come abbiamo più volte scritto, un?ipotesi nauseabonda. Giacché quello che si è chiamato ?tesoretto? e su cui la politica si è accapigliata da sei mesi in qua, non solo altro che i nostri soldi che un prelievo fiscale troppo pesante (o scriteriato) rispetto alle reali necessità, ha messo a disposizione del governo. Ora, in vista del Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) da chiudersi entro il 28 giugno, un ministro, Cesare Damiano, ha finalmente chiarito che le risorse a disposizione per interventi sociali sono 2,5 miliardi di euro. Gli altri 7,5 miliardi andranno a raffreddare il debito pubblico come la Commissione europea vuole. Di questi due miliardi e mezzo, ha detto il ministro Damiano incaricato di coordinare il tavolo di concertazione con le parti sociali e di presentare la piattaforma del governo, «1,3 miliardi verranno utilizzati per la rivalutazione delle pensioni più basse coinvolgendo circa due milioni di pensionati». Immaginiamo che il governo parli delle pensioni minime attualmente ferme a 436 euro e di quelle sociali ferme a circa 321 euro: i pensionati che attualmente ricevono questi magrissimi assegni sono, infatti, circa 2,2 milioni. Fin qui, verrebbe da dire, siamo alle solite, la promessa sacrosanta di rivalutare le pensioni minime era contenuta nei programmi dei due schieramenti. In maniera più circostanziata in quello della Casa delle Libertà dove si diceva: «Incremento ad 800 euro delle pensioni minime». Ora con 1,3 miliardi sarà possibile fare molto meno (si parla di una rivalutazione di 60 euro al mese). Inoltre, ci si limita alla solita logica di spesa (logica conseguenza dell?idea di ?tesoretto?) senza mettere sul tappeto nessuno strumento in grado di reperire risorse all?interno del sistema pensionistico, come sarebbe possibile. Le altre risorse, ha continuato Damiano, verranno destinate, per 600 milioni ai giovani (si parla di agevolazioni per il riscatto della laurea, la totalizzazione dei contributi, una contribuzione figurativa piena e l?aumento dell?aliquota per i parasubordinati), altri 600 milioni a «sostegni alle forme contrattuali aziendali e territoriali per conseguire maggiore produttività e alzare i salari». Due linee di intervento ancora da spiegare e poi da capire.

Una piattaforma deludente, vecchia, che non ascolta la richiesta che centinaia di associazioni e migliaia di cittadini da ormai un mese fanno al ministro dell?Economia (con l?invio di centinaia di email) di abolire, o almeno di alzare, il tetto di 250 milioni che si è voluto mettere come sbarramento all?impeto di solidarietà di 16 milioni di italiani che hanno scelto di avvalersi dell?opportunità di indirizzare il 5 per mille dell?imposta da loro dovuta allo Stato a organizzazioni della società civile. Basterebbero 100 milioni per non svilire una pratica di vera democrazia, per non umiliare l?atto cosciente del 60% dei contribuenti italiani, per non deprimere uno dei pochi interventi fiscali che non si è limitato a ?prendere? per poi, forse, restituire male e in ritardo in una logica di spesa, ma che ha saputo innescare un circuito virtuoso da cui tutti, innanzitutto lo Stato, hanno da guadagnare. E poi ci si lamenta dell?antipolitica e del distacco tra istituzioni e cittadini! Se le premesse sono queste, immaginiamo sarà difficile che il Palazzo dia ascolto, in sede di Dpef, ad altre due richieste forti della società civile. Uno stanziamento per la cooperazione che permetta di saldare debiti e onorare impegni (almeno 1,5 miliardi), e «l?ingente quantità di risorse economiche» promesse e invocate dalla Bindi alla Conferenza di Firenze. Stiamo a vedere. Ma già si annuncia un altro tormentone: lo scalino e lo scalone…


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