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Omicidio, il compagno gay della vittima ammesso come parte civile

La decisione del Gup di Roma destinata a far discutere

di Redazione

Per 25 anni ha convissuto con un gay, Roberto Chiesa che il 7 marzo scorso all’eta’ di 60 anni e’ stato sgozzato da un rapinatore. Oggi a Mario Chinazzo il convivente, il gup di Roma Claudio Carini ha riconosciuto il diritto di essere presente come parte civile nel processo con rito abbreviato che vede imputato George Alin Chisereu, accusato di omicidio volontario e rapina. Insieme con quella di Chinazzo, il gup ha ammesso la costituzione della sorella della vittima, Daniela Chiesa. Ha invece respinto l’analoga richiesta dell’amministrazione comunale di Roma e anche dell’Arcigay. Non l’ha ammessa perche’ non sarebbe rilevabile per il Comune e per l’Arcigay un danno giuridico rilevante. L’ammissione invece di Mario Chinazzo e’ stata possibile “sussistendo un danno diretto in conseguenza dell’omicidio del suo convivente”. Nel corso dell’udienza di oggi il giudice ha disposto che venga sottoposto ad una perizia l’imputato per valutare le sue capacita’ di intendere e di volere. Gli esami sono stati affidati al professore Antonio Coppotelli, lo stesso che in varie occasioni ha valutato lo stato di salute dell’immobiliarista Danilo Coppola.

Il processo si svolge con rito abbreviato e riprendera’ l’8 novembre prossimo quando il professor Antonio Coppotelli depositera’ i risultati della sua perizia. Oggi in tribunale era presente Mario Chinazzo il quale soddisfatto per la decisione del giudice ha detto: “Avevo molti dubbi sull’accoglimento della mia richiesta… mi faceva star male sentirmi dire che non sono nessuno… Con Roberto abbiamo convissuto tanti anni e diviso tutto a meta’. Oggi vado via felice. Il riconoscimento da parte del giudice dimostra che sono qualcuno… Mi dispiace che il Comune non possa essere presente… poteva sostenere altri casi”.

“Chiasso e Chiesa erano una coppia di fatto da 25 anni. In Italia e’ la prima ammissione in un processo penale del convivente di una coppia gay, mentre in sede civile e’ gia’ accaduto (e’ il caso di numerosi sinistri) che al convivente, anche omosessuale, fosse riconosciuto un risarcimento”. Lo sottolinea Franco Grillini deputato dello Sd, che aggiunte: ”L’assenza di una legge per le unioni civili crea il paradosso che il vedovo di una coppia di fatto omosessuale e non debba rimettersi alla competenza di ottimi avvocati e alla lungimiranza e apertura di un giudice perche’ gli vengano riconosciuti diritti. Non sempre le due condizioni si verificano e sovente i nostri vedovi non sono nessuno. La societa’ italiana, mai come oggi, chiede certezze giuridiche per le nuove famiglie ed una giusta legge per le unioni civili capace di garantire quei diritti umani, come il diritto di essere ammessi come parte civile in caso di morte violenta del proprio compagno che sono ormai garantiti in quasi tutti i Paesi europei”.


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