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Famiglia & Minori

Rafforzare la famiglia per prevenire gli abusi

Con l’anno scolastico 2007/08 partirà la sperimentazione di un nuovo metodo di prevenzione dell’abuso di sostanze, che punta tutto sul rafforzamento della famiglia

di Sara De Carli

Con l?anno scolastico 2007/08 partirà la sperimentazione di un nuovo metodo di prevenzione dell?abuso di sostanze, che punta tutto sul rafforzamento della famiglia. è un metodo americano che verrà sperimentato in 47 città italiane grazie a un accordo tra Csi, Fict e Foi con il ministero della Pubblica istruzione.

Addio alle azioni di petto e alle lezioni in classe sulle droghe e le conseguenze che generano: per allontanare i ragazzi dal rischio di abuso di sostanze, la tattica migliore è prenderla alla larga. Cominciando dalla famiglia, ben prima dell?adolescenza, e sulla sua capacità di stare insieme, di organizzarsi, di comunicare, e anche di giocare. È il metodo SFP – Strenghening families program, ideato negli Stati Uniti da Karol Kumpfer: negli Usa, tra chi lo ha sperimentato si sono registrati cali tra il 30 e il 60% di abusi di sostanze. A settembre il metodo sbarca in Italia, adattato al nostro Paese, grazie a un accordo tra Centro sportivo italiano, Forum degli oratori italiani e Fict – Federazione italiana comunità terapeutiche.

Quasi tremila famiglie potranno partecipare al progetto, 60 per ciascuno dei 47 centri sparsi nelle città di tutta Italia, da La Spezia a Catania: scuole, comunità, centri sportivi, oratori. Le tre associazioni, coordinate dal Csi, hanno infatti vinto una gara del ministero della Pubblica istruzione che nel 2006 si era visto assegnare 3,6 milioni di euro da parte del Dipartimento nazionale per le politiche antidroga per la sperimentazione italiana dell?Spf. «Si tratta di un metodo di prevenzione assoluta rispetto all?uso di sostanze», dice Michele Marchetti, coordinatore dell?Area formazione del Csi e responsabile del progetto. «La novità è che interviene non solo sui genitori, ma sulle famiglie nel loro complesso. Contiamo di fare due cicli da 14 incontri nel prossimo anno scolastico, puntando sulle famiglie con figli tra i 9 e gli 11 anni: ogni incontro prevede una fase di attività separate per genitori e figli, e una di sintesi comune più la cena insieme». La proposta è per tutti, ma siccome la versione italiana del metodo ha scelto di puntare su un rapporto strettissimo con la scuola – tanto che nell?équipe formativa di ogni centro ci saranno anche due insegnanti – saranno le scuole le prime a osservare i ragazzi e fare proposte mirate ai ragazzini con difficoltà relazionali in famiglia o che già manifestano i primi segnali di uso di sostanze. «In realtà il metodo serve a tutte le famiglie, perché non si affronta direttamente la questione ?sostanze?, ma attraverso attività ludiche si punta a rafforzare la famiglia nel suo complesso», spiega Alessandra Pietrina, formatrice. «Attraverso le attività e i giochi sia i bambini che i genitori imparano la gestione della rabbia, dell?impazienza, del conflitto, migliorano l?organizzazione della famiglia e la capacità decisionale, anche attraverso il confronto con i comportamenti assunti dalle altre famiglie».

I 47 centri sono pronti, i percorsi formativi per gli educatori, partendo dal modello spagnolo, sono già stati elaborati, il progetto è stato presentato agli Uffici scolastici regionali. A settembre si attendono le nomine da parte delle scuole dei due insegnanti per centro che saranno nell?équipe e nella terza settimana del mese ci sarà la formazione. Dopodiché si parte.

www.csi.it


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