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Famiglia & Minori

Chi sniffa coca uccide i poveri

«I consumatori sono complice di massacri e distruzioni». Il neodirettore dell’Unicri punterà tutto sull’educazione. Con l’aiuto dei videogame

di Emanuela Citterio

A diffondere la cultura della lotta contro il crimine e la violenza potrebbe essere un videogioco. L?Unicri, l?Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia, sta mettendo a punto uno studio con Microsoft per creare videogames che suggeriscano ai ragazzi come ?guadagnare una vita? evitando di sparare alla testa o al cuore dell?avversario, oppure facendo intervenire un mediatore per risolvere il conflitto. Sandro Calvani è un convinto sostenitore dell? ?edutainment? che, vocabolario alla mano, è una forma di intrattenimento finalizzata sia a educare che a divertire. Ed è un fautore della collaborazione con le imprese, anche multinazionali. La lotta al crimine mondiale, assicura, passa anche da qua.

Calvani è il nuovo direttore dell?Unicri, l?agenzia dell?Onu che dal 68 lotta contro i traffici illegali di tutto il mondo, e che dal 2000 ha sede a Torino. Sarà lui a guidare la svolta: l?Unicri è infatti in una fase delicata, in cui sta allargando il suo piano di intervento a nuovi crimini per i quali non esistono ancora trattati internazionali. Come quelli ambientali e quelli contro la proprietà intellettuale. Il furto di materiale genetico, gli scarichi tossici radioattivi, i reati cibernetici, la pedofilia online, sono altri esempi. Ma la lista in cui il crimine internazionale fa da padrone è lunga e ancora inesplorata.

«In America Latina come Unodc abbiamo collaborato con Carrefour per cambiare le attitudini dei consumatori, ampliando l?offerta di prodotti biologici. Con un duplice risultato: favorire la biodiversità e ridurre le coltivazioni di coca, eliminando così il finanziamento ai gruppi armati di narcotrafficanti», dice il nuovo direttore di Unicri. Una strategia per combattere il crimine organizzato che «sfrutta tutti gli spazi della collaborazione umana, dall?ambito pubblico al mercato, alla responsabilità dei singoli». «Non può esserci il volontariato da una parte, pur con tutte le cose belle che fa, e la vita di tutti i giorni dall?altra», afferma Calvani. «Il crimine organizzato fa più morti nel mondo delle malattie». E per di più c?è scarsa consapevolezza dell?impatto dei comportamenti illeciti in termini di vite umane. «Chi sniffa cocaina dovrebbe sapere che il suo finanziamento al crimine organizzato, e quindi ai gruppi armati della Colombia, provoca morte diretta in varie forme», dice Calvani, il cui ultimo incarico è stato come direttore dell?Unodc a Bogotà. «Una pista di coca significa anche sequestri, massacri di persone molto povere o di popoli indigeni che sono i più indifesi quando i gruppi armati hanno bisogno di nuovi territori da colonizzare».

Poi c?è il disastro ambientale: «Per esempio la deforestazione della foresta vergine colombiana, quella con la più alta biodiversità di tutto il continente americano. Per ogni ettaro di coltivazione di cocaina ne vengono distrutti quattro». Le campagne che puntano i riflettori sulle conseguenze del consumo di droga nei Paesi produttori sono ancora poche. «In Europa si mette in evidenza il danno alla salute o l?aumento dell?insicurezza e della violenza sociale». Solo in Inghilterra c?è stato un tentativo, quando il ministero dell?Istruzione ha lanciato il motto «one sniff here, one killing death» (se sniffi qui, uccidi qualcuno dall?altra parte del mondo). Il governo colombiano sta sfruttando quest?idea e ha lanciato la campagna Share the responsibility – Condividi le responsabilità (www.sharedresponsibility. gov.co). Il sito, con tutti gli studi scientifici a portata di mouse, dimostra che è anche e soprattutto il consumo a provocare la situazione attuale di grave insicurezza nel Paese.


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