Famiglia & Minori

Sostegno a distanza: il 18% degli italiani ne ha uno

Il dato presentato nella prima ricerca Eurisko sul Sad, voluta dal neonato Coresad

di Sara De Carli

È stato presentato ufficilamente questa mattina il Coresad, il Comitato per la regolamentazione del Sostegno a distanza. Lo compongono tre realtà storiche del sostegno a distanza, Ciai, AiBi e Vis con l’obiettivo di elaborare un sistema normativo che definisca, orienti, regolamenti e sanzioni la variegata realtà di chi oggi fa sostegno a distanza.
Per l’occasione il Coresad ha commissionato all’Eurisko la prima indagine sugli orientamenti degli italiani di fronte al sostegno a distanza. L’indagine è stata svolta su un campione di 800 italiani maggiorenni.

Il 97% degli intervistati dichiara di conoscere il sostegno a distanza. Moltissimi lo hanno incontrato attraverso i mass media (69%), ma per una buona percentuale (43%) ha funionato invece il passaparola. Un dato ancora più sorprendente riguarda gli italiani che sostengono o hanno sostenuto un sostegno a distanza: il 26%, più di un quarto della popolazione. In proiezione si tratterebbe di 12milioni di individui. Di questo 26%, solo il 9% ha dichiarato di aver avuto in passato un sostegno a distanza: il 18% – pari in proiezione a 9 milioni di italiani – dichiara di averne uno in atto. Siamo molto al di là dei due milioni di sostenitori di cui eravamo abituati a parlare.

I sostenitori sono adulti, laureati, prevalentemente residenti al Nord. E quasi tutti (70%) preferisce il sostegno di un singolo bambino a quello di una intera comunità. Un dato invece preoccupante è quello rispetto alla riconoscibilità dell’associazione con cui si fa sostegno a distanza: solo l’11% di chi ha in corso o ha avuto un sostegno a distanza sa dire il nome dell’associaizone a cui si è appoggiato. Spontaneamente sono stati indicati i nomi di AiBi, Ciai, Vis, Actionaid, Intervita, Pime, tutti con un 1%.

La ricerca rileva poi una diffusa sfiducia degli italiani nei confronti dello strumento sad: fra chi non ha mai sostenuto un sad, il 24% lo ha fatto per motivi economici ma subito dietro il 14% per sfiducia. Moltissimi però sono gli italiani disposti a farlo in futuro, il 50%. A frenare l’altro 50% torna ancora, al primo posto, prima dei problemi economici, la mancanza di fiducia e i timore che non tutti i soldi arrivino al beneficiario.

Ecco allora che la ricerca illumina, in positivo, quali sono le aspettative degli italiani per dare fiducia a uno strumento in cui, tuttosommato, già credono. Per per il 90% è importante avere una conoscenza diretta dell’associazione, per il 90% avere maggiori informazioni da parte delle assocaizioni sulle sue attività e per l’89% è importante avere maggiori informazioni da parte delle assocaizioni sulla gestione dei soldi. Per il 24% di chi non intende fare un sostegno a distanza, le associaizoni per convincerlo, dovrebbero aumentare la loro trasparenza e dare maggiori garanzie. Per moltissimi poi, l’85%, sarebbe fondamentale avere una legge che regolamenti il sostegno a distanza. Proprio quello che il Coresad vuole.


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