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Ma la Chiesa non parli politichese

Vogliamo avanzare qualche rilievo sul modo con cui essa si propone e propone i suoi giudizi agli uomini del nostro tempo e del nostro Paese, perchè possa essere vera madre di tutti.

di Giuseppe Frangi

Ci sono pochi dubbi che la Chiesa, in questi ultimi mesi, abbia giocato un ruolo di grande peso nella vita pubblica e politica italiana. Il radicamento nel tessuto sociale e civile, il prestigio di alcuni personaggi che la guidano, a cominciare naturalmente da papa Ratzinger, spiegano questo ruolo. Mentre tanti altri soggetti annaspano tra crisi di identità e sbandamenti organizzativi, la Chiesa mostra di saper seguire con decisione e chiarezza una rotta ben precisa. Comunque la si pensi e a qualunque storia si appartenga, questo non può non essere considerato un fattore positivo. Perché in un momento in cui la società sembra prendere una consistenza ?liquida?, lasciando i singoli in una situazione di sostanziale solitudine, il saper che qualcuno ha la forza di porre e proporre dei punti fermi di costruzione, è utile e positivo per tutti. Insomma, è meglio avere a che fare con un?identità nella quale pur non ci si riconosce, piuttosto che annaspare nel grande mare di una globalizzazione che fa tabula rasa di identità e di comunità.Detto questo, qualche rilievo sul modo con cui la Chiesa stessa si propone e propone i suoi giudizi agli uomini del nostro tempo e del nostro Paese, vogliamo avanzarlo. Non perché ci interessi avere una Chiesa ritagliata su misura (tentazione in cui cadono tanti, a sinistra ma soprattutto a destra), ma perché ci preme ascoltare una Chiesa che sappia essere madre. Che sappia leggere le difficoltà degli uomini senza calare la mannaia di sentenze a volte non necessarie. Che abbia il cuore di cogliere i bisogni e di venir loro incontro. C?è un esempio che viene subito in mente ed è quello di papa Wojtyla davanti al Parlamento italiano, quando con la fatica della sua vecchiaia ci commosse tutti per quella richiesta di clemenza per i prigionieri. Il centrodestra, così papista quando gli fa comodo, si guardò bene dal realizzare quella richiesta. Il centrosinistra (onore a Mastella) lo ha esaudito: e questo resta uno dei veri titoli di merito del governo Prodi. Ma la Chiesa italiana nei suoi massimi esponenti nel frattempo ha seguito l?indicazione di quel grande papa? Ha valorizzato il significato umano e culturale di quella richiesta? Lo ha proposto come parametro di comportamento agli uomini del nostro tempo? Ci sbaglieremo, ma abbiamo sentito troppo silenzio, anche quando contro l?indulto si sono levate le accuse più menzognere. Ecco, a volte sentiamo il vuoto di una Chiesa che sappia colpirci nella nostra umanità. Di una Chiesa troppo occupata nella difesa di valori etici assolutamente rispettabili, ma che troppe volte passano sopra la testa e la vita delle persone (se ne è accorto con saggezza da vecchio padre il cardinal Tettamanzi, proponendo ai suoi fedeli una lettera per i separati e divorziati: non ha fatto concessioni dal punto di vista del principio, ha messo davanti il fattore umano).Il mondo ha un enorme bisogno di una Chiesa che sia vicino agli uomini e al loro destino. Una Chiesa che sappia affascinarci e farci sperare. Nella realtà semplice tante volte la incontriamo. Sui giornali (e non è sempre colpa dei giornali) non è sempre così.


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