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Le due o tre cose che si possono ancora fare

Editoriale/ La quindicesima legislatura è già dietro le spalle, con un record negativo: quello della durata, solo 23 mesi...

di Riccardo Bonacina

La quindicesima legislatura è già dietro le spalle, con un record negativo: quello della durata, solo 23 mesi. L?Italia, che andrà a rivotare con una legge elettorale che ha sottratto uno dei capisaldi della sovranità popolare, quello di scegliersi i rappresentanti, si incammina verso più di due mesi di campagna elettorale e, di conseguenza, le soluzioni ai mille e uno problemi di questo Paese verranno una volta di più derubricate. Diciamoci la verità, se i problemi vengono affrontati come è stato fatto da questo governo con i decreti attuativi della disciplina dell?impresa sociale (emanati il 24 gennaio), molto meglio rimandarli sine die, giacché i decreti in questione uccidono sul nascere una disciplina che poteva promuovere innovazione sociale.

Detto questo, sarebbe però folle che un governo, sia pur in carica per l?ordinaria amministrazione, non metta mano alle questioni più urgenti, cioè alle questioni da cui dipende, letteralmente, la possibilità di una vita degna per molti. Per esempio a quelle sollevate con uno sciopero della fame da Mina Welby e da associazioni come la Fish. «Dopo lo scioglimento delle Camere», scrivono in una lettera, «il governo avrà ancora qualche settimana di tempo per gestire il disbrigo degli affari correnti. Sollecitiamo una risposta su questioni urgenti, che riguardano direttamente la salute dei cittadini. Si tratta in alcuni casi di ?atti obbligati?, in altri di provvedimenti pronti ormai da mesi sui quali vi è consenso generale e che attendono solo la firma. In particolare i disabili attendono l?aggiornamento del nomenclatore tariffario, cioè l?elenco delle strumentazioni rimborsabili che consentono di recuperare facoltà perdute, in particolare quella di parola e comunicazione».

O ancora, bisogna metter mano alla questione delle 2 milioni 615mila persone non autosufficienti (secondo gli ultimi dati Istat). Si tratta di donne e uomini che soffrono di una totale mancanza di autonomia per almeno una delle funzioni che permettono di condurre una vita quotidiana normale. Il 16 novembre 2007 fu approvato dal Consiglio dei ministri lo schema di disegno di legge sulle «Norme relative alle persone non autosufficienti, alle politiche sociali e alla famiglia», norme per cui nella Finanziaria 2008 è imputato uno stanziamento di 200 milioni di euro. Un percorso, quello iniziato, che rischia di rimanere nel limbo delle buone intenzioni se nei prossimi due mesi non verranno varati uno o più decreti legislativi che definiscano un sistema di protezione sociale per le persone non autosufficienti. Dalla definizione dei criteri di accertamento della condizione di non autosufficienza alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie a rilevanza sociale e delle prestazioni sociali a rilevanza sanitaria da garantire ai non autosufficienti.

Infine, il non profit attende il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri sulle regole del 5 per mille 2008, decreto che ci auguriamo sia più trasparente rispetto a quello dello scorso anno e che tanto disagio (per i ritardi e per l?arbitrio di troppe esclusioni) ha causato in chi ogni giorno dà risposte ai bisogni di 7 milioni di italiani.


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