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Sanità & Ricerca

Salute mentale: più che lo psichiatra potè la famiglia

Iniziative. La Fondazione Di Liegro debutta nell’auto aiuto.

di Chiara Sirna

Si ritrovano tutte le settimane, si guardano negli occhi e iniziano a parlare della loro quotidianità. Di quello che vivono tutti i giorni, delle cose che riescono e non riescono a fare. E cercano di trovare dentro di loro delle risposte.
Chi si trova ad affrontare il disagio mentale di un parente, subire i suoi scatti d?ira o le sue manie incontrollabili, spesso ritrova una boccata d?ossigeno proprio nei gruppi di auto mutuo aiuto. Ritrova la consapevolezza di non essere l?unico a vivere quella situazione e la speranza di trovare un appoggio, un consiglio, anche solo un po? d?ascolto.
Nasce così, lo scorso 4 febbraio, il gruppo di auto e mutuo aiuto avviato dalla Fondazione don Luigi di Liegro, che oggi accoglie 12 familiari di pazienti con problemi psichici e altrettanti volontari. Un punto di incontro libero e totalmente autogestito dai familiari, dove è previsto che psicologo e psichiatra partecipino ai primi due incontri e poi intervengano solo su esplicito invito dei partecipanti.
Tutto è partito da un convegno di sensibilizzazione sul disagio mentale, organizzato nel 2005 con il Cnca, il Coordinamento nazionale delle comunità d?accoglienza. Poi l?impegno si è canalizzato in un percorso formativo per volontari, e alla fine è sfociato nel gruppo. L?iniziativa, tra l?altro, nasce nell?ambito del progetto Famiglie in rete, attraverso il quale la fondazione è impegnata nel campo della salute mentale, e si avvale della collaborazione dei dipartimenti di Salute mentale delle Asl di Roma, di docenti universitari e di esperti nel settore.
«Non volevamo che le esigenze emerse nel convegno cadessero nel vuoto», spiega il direttore della fondazione, Alessandro Romelli, «e abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto, che andasse oltre l?impegno culturale e garantisse un sostegno effettivo, ma soprattutto utile». «I gruppi familiari puri non sono molto diffusi», spiega José Mannu, responsabile dell?area Salute mentale della Don Luigi di Liegro. «Di norma si tratta di gruppi psicoeducazionali, visto che, a eccezione di alcune iniziative in Trentino, Lombardia, Toscana, in Italia continuano a mancare veri gruppi di auto aiuto». Quelli che, per intenderci, facendo incontrare esperienze di vita simili e affidando la gestione dell?incontro ai familiari interessati al problema diventano uno strumento essenziale di sostegno.
«Spesso chi cura il figlio resta fuori dal percorso terapeutico, ammesso che questo sia continuo, e non si sente supportato», aggiunge Mannu. «Così invece, confrontandosi con chi vive situazioni simili, trova una fonte d?aiuto enorme, capisce meglio anche come affrontare l?evoluzione della malattia. Il livello d?aiuto è molto grande, ma purtroppo ancora sottovalutato». «Chi vive le stesse esperienze», conclude Romelli, «è in grado di dare consigli molto più preziosi di quanto non possa fare anche un esperto addetto ai lavori».
Accanto ai gruppi di auto mutuo aiuto, la fondazione ha lanciato da poco anche un?altra iniziativa: uno sportello telefonico di orientamento per smistare le segnalazioni ai servizi sociali del territorio.


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