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raccolta fondi all’americana, e il donatore sceglie

sotto la lente Fondazione Rava Nph Italia onlus

di Redazione

Oltre due milioni di euro raccolti attraverso donazioni da privati e finalizzati alle attività di sostegno ai bambini in situazione di disagio nei Paesi in via di sviluppo: questa è la Fondazione Francesca Rava che in Italia rappresenta Nuestros Pequeños Hermanos (Nph), in italiano “I nostri piccoli fratelli”, associazione internazione che aiuta l’infanzia abbandonata in America Latina.
La fondazione, sorta nel 2000, nasce dall’incontro di Mariavittoria Rava con Nph, il suo fondatore, padre William Wasson, e il suo modo di operare: «Mi sono innamorata della loro filosofia di indipendenza da ogni Stato e Chiesa», ricorda la presidente, «del loro messaggio rivolto a tutti, e dal momento che erano presenti in Europa, ma non in Italia, ho iniziato a fornire loro una consulenza. Poi è nata la fondazione» che, spiega, è intitolata alla memoria della sorella Francesca.
Tanti i progetti specifici sostenuti e ai quali va quasi la metà dei fondi raccolti (il 47,2%, mentre il sostegno a distanza raccoglie quasi il 27%). «La nostra la possiamo definire una raccolta fondi all’americana», dice Mariavittoria Rava. «Le entrate sono finalizzate e destinate a progetti specifici. Ai nostri sostenitori forniamo un ventaglio di proposte e ciascuno sceglie se donare a un progetto o all’adozione a distanza. Neanche il consiglio della fondazione può cambiare la destinazione. Ed è un metodo che abbiamo adottato fin dall’inizio». Tra gli obiettivi, evitare la percezione “calderone”, anche se non mancano donazioni libere e non finalizzate a uno specifico progetto, come per esempio la Casa dei piccoli angeli, destinata ad accogliere i bambini disabili di Haiti, o uno dei tanti orfanotrofi aperti da Nph in Sud America.
La fondazione certifica volontariamente, con la collaborazione della società Kpmg, il bilancio, per garantire sin da subito, a donatori e sostenitori, la trasparenza nella gestione dei fondi raccolti.
Nel sostegno a distanza (3mila adozioni attive), il rapporto è uno sponsor – un bambino. «È un’adozione del cuore», continua la Rava. «I bambini che noi sosteniamo sono gli orfani accolti nelle strutture Nph, il sostegno copre la quota dell’educazione e del mantenimento. Ogni piccolo può avere fino a sei sponsor, ma uno solo per Paese. Invitiamo i padrini a tenere un rapporto concreto con i piccoli, scrivendo lettere e auguri; è possibile inviare regali in occasione di compleanni e festività, e poi c’è un fondo che serve per far sì che in queste occasioni i bambini possano far festa con i compagni di camerata o di casa», conclude la presidente.
Da non trascurare un’altra attività della fondazione, che è la fornitura di cure mediche in Italia ai bambini che non possono trovarle nei Paesi d’origine. Se ne occupa Roberto Dall’Amico, un pediatra che fa parte dell’International medical team di Nph.
Un ruolo importante è quello dei volontari: «Non avendo dipendenti, puntiamo a una forte spinta motivazionale, e siamo fortunati: molti volontari sono specializzati», osserva la Rava, ricordando i giovani pensionati provenienti dal mondo delle imprese.
«Nph ha oltre cinquant’anni e non ha creato sovrastrutture. C’è ancora quel rapporto di fiducia che aveva dato padre Wasson fondando il primo orfanotrofio in Messico, 54 anni fa».


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