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Cooperazione & Relazioni internazionali

una scelta di sobrietàin italia, contro la povertà in africa

sotto la lente Associazione Enzo B

di Redazione

Radicamento sul territorio e la lettura delle sue esigenze è una delle caratteristiche che distinguono il modo di fare non profit a Torino. L’associazione Enzo B è un esempio. Progetti internazionali, ma anche azione diretta a Mirafiori Sud. Enzo B nasce nel 1991 come associazione di famiglie che hanno scelto di praticare una vita comunitaria, aperta all’accoglienza. Da tali premesse ha sviluppato attività rivolte a famiglie, minori e persone in difficoltà, tra cui il centro d’accoglienza per donne sole con figli, la comunità per minori tossicodipendenti e il centro di riabilitazione equestre che compongono il “Villaggio Enzo B” nel quartiere Mirafiori Sud di Torino. Un modello con cui Enzo B ha potuto costruirsi il necessario know how per accreditarsi anche nel settore della solidarietà e delle adozioni internazionali in Africa, Asia e Romania.
Secondo il presidente Stefano Bernardi, l’adozione internazionale è l’impegno principale dell’associazione. «La nostra scelta è stata quella di impegnarci in Africa, continente poco esplorato dalle coppie adottive e dagli enti autorizzati. Per questo l’associazione fornisce formazione e informazione prima dell’adozione, ma soprattutto assistenza costante e di lungo periodo con psicologi e personale specializzato».
Enzo B inoltre assiste le famiglie nel sostegno a distanza e accoglie le madri in difficoltà. «Nel Centro di accoglienza sono disponibili nove mini alloggi dedicati a donne sole con figli segnalate dai servizi sociali e per le quali si prevede un percorso di accompagnamento all’autonomia che può durare anche alcuni anni», spiega il presidente. «L’associazione si occupa del sostegno materiale, psicologico e relazionale delle donne, le supporta nella cura dei figli, le aiuta a costruire una prospettiva d’autonomia economica, abitativa e sociale».
Altra attività chiave è il supporto alle famiglie con portatori di disabilità, grazie alle funzionalità del Centro di riabilitazione equestre. «La “terapia con il mezzo del cavallo” (Tmc) è un metodo riabilitativo globale che, grazie al rapporto che si instaura tra paziente e cavallo, determina un miglioramento dell’autonomia secondo un programma riabilitativo specifico e individualizzato», chiarisce Bernardi. «La scommessa del Centro è rappresentata dall’inversione del concetto d’integrazione: il Centro doveva essere un luogo per le persone diversamente abili, ma è diventato talmente funzionale da essere un centro ippico richiesto da cavalieri e amazzoni normodotate. Sono oltre 200 i ragazzi che usufruiscono del Centro la cui gestione rappresenta circa il 20% del bilancio dell’associazione».


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