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Cooperazione & Relazioni internazionali

Così il marketing diventa il fundraisingche ha successo

sotto la lente Lega del Filo d'Oro onlus

di Redazione

Scopo della Lega del Filo d’Oro è l’assistenza, l’educazione, la riabilitazione, il recupero e il reinserimento delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Per citare le parole del segretario generale Rossano Bartoli ,«lo sforzo e la sfida della Lega del Filo d’Oro è mettere la persona sordocieca nella condizione di esprimere al massimo i propri talenti e potenzialità, fornendole strumenti idonei al raggiungimento del più alto grado di autonomia personale, favorendo le relazioni interpersonali e l’interazione con l’ambiente circostante».
L’associazione ha tre centri – Osimo nelle Marche, Lesmo (MI) e Molfetta (BA) – e l’impegno degli ultimi mesi è rivolto a estendere i servizi a Termini Imerese (PA) e Modena. Un intervento sul territorio che incontra il favore di finanziatori e benefattori, visto l’ingente volume di fondi raccolti e i numerosi professionisti che lavorano a fianco dell’associazione. All’appoggio della società civile l’associazione risponde con investimenti nella mission, anche a costo di prendersi qualche rischio. «Per ora il modello di gestione è stato funzionale alle nostre esigenze, in quanto la capacità di disporre di importanti flussi in entrata era superiore al loro utilizzo», racconta Bartoli. «Nel momento in cui abbiamo accentuato l’impegno negli investimenti si è verificato che si siano presentate delle difficoltà temporanee di liquidità. Si dovrà fare sempre più attenzione nel trovare il giusto equilibrio tra espansione ed esigenze finanziarie che sono influenzate dalla complessità dell’attività istituzionale».
All’espansione viene incontro il marketing, su cui l’associazione ha deciso di investire a fronte di un ritorno decisamente incoraggiante. «Per noi marketing e fundraising sono una cosa sola ed è la modalità grazie alla quale siamo in grado di destinare la maggior parte delle risorse necessarie a sostenere le attività istituzionali», spiega Bartoli. «Nel 2006 a fronte di un investimento di circa 4,3 milioni di euro, abbiamo raccolto quasi 15 milioni».
L’associazione rileva il ridursi del pregiudizio verso questo investimento: «Molte associazioni, soprattutto le più piccole, credono che investire in comunicazione sia uno spreco di risorse, ma questo atteggiamento sta cambiando. Ne è prova il fatto che sempre più associazioni utilizzano strumenti diversi di comunicazione e raccolta fondi: dal mailing ai siti internet, agli spot televisivi e agli annunci sui giornali, anche la concorrenza nel settore è aumentata. L’importante è rispettare la dignità di chi riceve il messaggio e di chi è beneficiario dell’attività sociale stessa», conclude Bartoli.


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