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Contributi INPS,inutile zavorra

Servizio civile.Come alleggerire il costo-volontario

di Redazione

Il servizio civile sta vivendo una fase di profonda crisi economica. Ad appesantire la situazione ha contribuito anche l?aumento del costo complessivo della singola posizione di servizio civile nazionale, derivante dall?obbligo di versamento di contributi previdenziali per tutte le posizioni di servizio civile nazionale attive dal primo gennaio 2006 in poi. Un provvedimento che molti esperti e rappresentantio di enti non considerano legittimo. Come spiega Claudio di Blasi, presidente di Mosaico.

La circolare 55 del 30 aprile 2008 emessa dall?Inps stabilisce che nel 2008 sui volontari privi di ogni forma previdenziale obbligatoria (la stragrande maggioranza) graverà un?aliquota contributiva del 24,72% a carico del Fondo nazionale del servizio civile. Tradotto in soldoni, significa che per ogni 100 euro di assegno mensile destinato ai volontari, se ne dovranno aggiungere altri 24,72 come contributi.

L?Inps ha motivato questo obbligo sulla base della circolare n. 24 del 10 giugno 2004 dell?Agenzia delle Entrate che ha stabilito che «le somme percepite dai volontari (?) in mancanza dei presupposti che consentano di configurare il rapporto d?impiego come un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente, devono essere qualificate quali redditi di collaborazione coordinata e continuativa ai sensi dell?art. 50, lettera c-bis del Tuir».

Questa circolare ingenera non poche perplessità.

In primo luogo, il decreto legislativo 77/2002 stabilisce con chiarezza che l?attività svolta nell?ambito dei progetti di servizio civile «non determina l?instaurazione di un rapporto di lavoro».

La collaborazione coordinata e continuativa si configura a tutti gli effetti come una prestazione professionale di servizi, ma è anche vero che essa non ha vincoli di orario, né di luogo di svolgimento, né tantomeno obblighi gerarchici.

Il contratto di servizio civile nazionale vincola al contrario il volontario ad un orario ben determinato (almeno 30 ore settimanali), ad un luogo (indicato nel progetto) ed a un rapporto gerarchico (con l?operatore locale di progetto).

Il servizio civile nazionale inoltre ha come obiettivo principale la formazione e la crescita dei giovani (come testimoniano le molte ore dedicate alla formazione generale e specifica), obiettivo difficilmente collocabile in un ?normale? rapporto di prestazione professionale.

Se un paragone deve essere fatto tra il rapporto di servizio civile nazionale e forme contrattuali già previste dalla normativa, è con l?istituto della ?borsa di studio?, ovverossia lo svolgimento di tirocini formativi e di orientamento ai sensi dell?articolo 18 della legge n. 196/1997.

Questo tipo di rapporto non instaura un rapporto di lavoro ed ha la durata massima, di norma, di dodici mesi. Gli obiettivi formativi devono essere dichiarati e possono dare luogo a crediti formativi.

Proprio perché l?obiettivo di tale rapporto è quello dell??imparare facendo?, di norma vengono stabiliti rigidamente rapporti di subordinazione, orari di svolgimento e luogo di svolgimento (tanto è vero che viene aperta una apposita posizione Inail).

Sulla borsa di studio, al contrario che sul rapporto coordinato e continuativo, non gravano contributi previdenziali (l?unica eccezione è quella delle borse di studio concesse per la frequenza di dottorati di ricerca, ma è evidente che si tratta di fattispecie ben diversa dal servizio civile nazionale). Ciò significa che, con una ?semplice? reinterpretazione della Agenzia delle Entrate si potrebbe, già nel 2008, avviare al servizio civile nazionale il 24% dei volontari in più.

Ma questa nuova interpretazione danneggerebbe i volontari, che non si vedrebbero attributi un anno di versamenti previdenziali? A mio parere un?obiezione di questo tipo cade di per sé in considerazione dell?esiguità dell?importo dei versamenti (che comunque servono a pagare le pensioni degli anziani di oggi) e la giovane età degli interessati.


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