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Le Corbusier, i segretidi un genio felice

architettura Ripubblicato un celebre libro degli anni 60

di Redazione

Le Corbusier non fu un architetto. Non prese mai la laurea (particolare che lo accomuna all’altro gigante del secolo scorso, Adolf Loos), per i disegni progettuali si affidava sempre a studi o professionisti dei quali aveva la massima fiducia. Il particolare non è da poco. Perché una delle caratteristiche che fanno la grandezza di Le Corbu è proprio il suo esser estraneo ad ogni sistema. Come lui stesso rende noto, in chiusura di questo libro sregolato e vitale che oggi viene ripubblicato a quasi 50 anni di distanza dalla prima edizione. Scrive Le Corbu (il pensiero è datato 1934): «Non posso frequentare i salotti; sono anni che non mi ci hanno visto…. Mi rendo dunque conto che io, architetto e urbanista, vengo a imparare i segreti del mio mestiere dall’uomo, o dagli uomini».
Il libro è una cavalcata su 50 anni di lavoro, raccontata e messa in pagina dallo stesso autore. È un libro volutamente sgrammaticato dal punto di vista grafico. Ma che vuole comunicare la vitalità di un quaderno di appunti dove l’intuizione irrompe senza farsi troppi problemi di forme o di regole.
Come Picasso, Le Corbusier ha la fortuna di guardare al mondo sempre con lo sguardo di un bambino. Uno sguardo curioso, stupito, pieno di desiderio. Forse anche per questo il libro assume una forma che sembra da editoria per l’infanzia, con le figure che parlano, e brevi frasi intermittenti che evocano possibilità, aprono orizzonti più che esprimere formule definitorie. Davanti alle città che cambiano, Le Corbusier non si sente come qualcuno chiamato a risolvere dei problemi, ma è attratto dal fascino di cavalcare cose nuove, di affrontare situazioni che l’uomo non ha mai affrontato in precedenza. E nel libro tutte queste situazioni vengono percorse con lo stesso slancio con cui vennero vissute. L’emblema di questa grande avventura umana e culturale è la foto a pagina 283: i bambini giocano nella piscinetta che LC aveva ricavato sul terrazzo dell’Unité d’Habitation di Marsiglia. Nel 1952 costruendo questa grande casa popolare aveva profeticamente previsto un asilo condominiale. E lo aveva posizionato con una vista indimenticabile sul mare. Voleva che i bambini iniziassero da subito ad essere felici. Proprio come lui.


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