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Sanità & Ricerca

Contro l’hiv, terapia bpersonalizzata

Consente di affrontare il virus in maniera alternativa be insieme complementare, individuando con bun test i pazienti che rispondono al trattamento

di Redazione

P resente in Italia da oltre 50 anni, Pfizer è la più grande azienda basata sulla ricerca farmaceutica e biomedica a livello mondiale: a fronte di un fatturato di 48,4 miliardi di dollari nel 2007, più di 8 sono stati investiti in R&S. Fra le diverse aree terapeutiche, due in particolare assumono oggi particolare rilevanza sociale. La prima riguarda la ricerca oncologica, cui Pfizer dedica oltre il 20% degli investimenti totali. Tra gli ultimi farmaci messi a disposizione, il sunitinib è un inibitore multi-target della tirosin-chinasi, indicato nei casi di tumori stromali gastrointestinali e di carcinomi renali avanzati, che priva le cellule maligne del sangue e dei nutrienti necessari alla crescita. L’Italia, oltre a produrlo per tutto il mercato mondiale (lo stabilimento di Ascoli Piceno ha prodotto 210mila confezioni per oltre 6 milioni di capsule ad uso commerciale e 550mila confezioni pari ad oltre 16,5 milioni di capsule per la sperimentazione clinica), è stata anche il Paese Rapporteur per la registrazione europea.
La seconda area d’intervento riguarda la lotta all’Aids. «Con maraviroc mettiamo oggi a disposizione un’arma innovativa che consente di affrontare l’Hiv in maniera alternativa e insieme complementare», dice Giorgio Ghignoni , direttore Public affairs di Pfizer Italia. «Si tratta, infatti, di uno dei primi esempi di terapia personalizzata, che solo attraverso un test specifico, il Trofile, permette di individuare a priori i pazienti rispondenti al trattamento, con ovvie implicazioni in termini di sostenibilità economica per il Servizio sanitario nazionale». Per Pfizer è il primo farmaco anti Hiv e non sarà l’ultimo. Nella pipeline dei nuovi trattamenti se ne contano dieci allo studio per le malattie infettive, due dei quali, in fase avanzata di studio, sono specifici per l’Hiv/Aids. Uno è il fratello minore di maraviroc, ben tollerato in volontari sani con un profilo farmacocinetico che fa ben sperare in una possibile somministrazione in dose unica giornaliera. L’altra molecola, UK 453061, è un inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa di seconda generazione, studiato in combinazione con altri farmaci.
Del resto, Pfizer non è nuova in questa battaglia. È del 2000, infatti, l’intesa col ministero della Salute sudafricano per la donazione del farmaco antimicotico Diflucan attraverso gli ospedali. Oltre a fornire il farmaco gratuitamente, Pfizer ha stretto una partnership con l’Iapac – International Association of Physicians per la cura dell’Aids Care per formare il personale sulle infezioni fungine opportunistiche. Il Diflucan Partnership Program , poi, è stato esteso a 34 Paesi dell’Africa e dell’Asia. Grazie ad esso, è stato possibile formare oltre 20mila operatori sanitari e donare il farmaco per un valore di 315 milioni di dollari.


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