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Così ho spiegato a Bisiobcome “Si può fare”

cinema Rodolfo Giorgetti, il cooperatore che ha ispirato il film di Manfredonia

di Redazione

Fu la moglie a convincerlo ad entrare in «una cooperativa di matti». Da quel momento la trasformazione da ex sindacalista a pioniere dell’imprenditoria sociale « T utto, ma in una cooperativa di matti non ci vado!». Strano, ma vero. È proprio così che è iniziata l’avventura di Rodolfo Giorgetti alla Coop Service Noncello di Pordenone, alle cui vicende si ispira il film Si può fare di Giulio Manfredonia. È stata sua moglie Beatrice a fargli cambiare idea. «Avevo lasciato il sindacato non perché, come succede a Nello nel film, io fossi “troppo avanti”, ma perché io i capi me li scelgo e quelli che avevo non mi piacevano», racconta Giorgetti.
Si capisce subito che è uno che non usa mezzi termini. Nello, interpretato da Claudio Bisio, è lui. L’ex sindacalista che diventa direttore di una cooperativa integrata di pazienti psichiatrici e non. La fa entrare nel mercato, introducendo una logica imprenditoriale, superando quella assistenziale. «Non volevo che dal film emergesse così tanto il mio ruolo. Ma è la verità, sono stato io a voler fare lo sforzo di passare dal mondo ovattato degli incarichi degli enti pubblici, al mercato vero e proprio, dove ti sbatti, ti scontri con molti ostacoli, dove rispondi degli errori e ottieni vere soddisfazioni», continua Giorgetti. Lui e Bisio si sono incontrati diverse volte per lavorare al personaggio di Nello. Come nel film, per spiegarsi Giorgetti usava la lavagna e chiamava tutti per nome.
«Basagliano?», chiede il dottor Furlan a Nello. Questo è successo davvero, nell’incontro tra lo psichiatra Angelo Righetti e Rodolfo Giorgetti. «Più che altro, io mi sono sempre comportato normalmente», commenta Giorgetti, che di Basaglia aveva letto qualcosa, ma conosceva ben poco al tempo del suo ingresso alla Coop Noncello. Spiega: «La scelta è tra far vivere libere le persone, con tutti i rischi che questo comporta, compreso il suicidio, oppure stordirle con i farmaci. I manicomi possono essere anche chimici, perché l’idea è sempre rinchiudere il matto, il diverso che ci fa paura».
La Coop era nata nel 1981 e già funzionava bene, ordinatamente, quando è arrivato Giorgetti. Ma mancava qualcosa. «Il passaggio al mercato è stato lento e complesso. Ha comportato continue discussioni interne al consiglio d’amministrazione e ai servizi di salute mentale. L’idea di fondo era sempre: “Si può fare”. Per me il primo passo era superare la logica che le donne facevano le pulizie e gli uomini i giardinieri, dovevamo cominciare a dire che ci occupavamo di igiene e di ambiente. Pian piano abbiamo ottenuto diversi appalti, ci siamo allargati a Udine, Gorizia, Trieste».
E il parquet? Viene da un’antica passione di Giorgetti bambino per l’arte del traforo nel lavoro del legno. «C’erano soci lavoratori lenti: bisognava trasformare questa loro caratteristica in un pregio. Pensavo a una soluzione, quando un giorno ho trovato giocattoli in legno con i pezzi già tagliati. Bastava toccarli e si spezzavano come biscotti e poi andavano ricomposti? Ho chiamato l’azienda e ho chiesto come facevano a tagliare così il legno».
Giorgetti ride ricordando quanto gli interlocutori erano incuriositi da quella bizzarra richiesta, anche perché aveva pure spiegato che era per una cooperativa di matti. Il taglio si faceva con una macchina laser. La Coop l’acquista subito. Un ragazzo disabile in carrozzella disegna i pezzi al computer e altri ricompongono il puzzle con la giusta lentezza. E il parquet della Coop Noncello finisce anche a Mosca, dove un’azienda pordenonese si occupava della ristrutturazione di un palazzo al Cremlino.
Giorgetti è anche tra i padri della legge 381 del 1991 sulle cooperative sociali. Instancabile, Giorgetti lascia la Coop Noncello quando le cose sono ben avviate. Il marchigiano di Recanati passa dal Friuli alla Sicilia dove, lavorando per Italia Lavoro, dà un forte contributo alla nascita della cooperativa Placido Rizzotto, la prima dell’associazione Libera sui terreni confiscati alla mafia. Ci si impegna per quattro anni.
Ora, da consulente del ministero del Lavoro, Giorgetti sottolinea le nuove opportunità per le cooperative: «I soldi del Fondo sociale europeo si possono utilizzare, oltre che per la formazione, anche per pagare fino all’80% degli stipendi per lavoratori svantaggiati. Questo apre nuovi spazi di inclusione sociale, perché le cose hanno un senso solo se si produce e si lavora sul serio. Se le banche ricevono contributi pubblici per fare fronte alla crisi economica, perché non dovremmo averne diritto anche noi?».
L’ex direttore ha comunque sempre continuato a essere socio della Coop Noncello e quasi quasi ci torna: «C’è un patrimonio di persone e pensieri che non vanno lasciati cadere, ma serve un nuovo slancio. Potremmo fare migliaia di cose, come creare un ristorante con prodotti a chilometri zero, rilanciare mestieri che non si vogliono più fare, come l’idraulico o il falegname, lavorare sulle energie rinnovabili, ripensare assieme il sistema di welfare municipale per avvicinare i servizi alla gente. Di certo si può fare».


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