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Sanità & Ricerca

TRAPIANTI. Nanni Costa (Cnt) smentisce Repubblica

Il quotidiano aveva messo in relazione un leggero calo delle donazioni di organi con un articolo apparso su L'Osservatore Romano

di Gabriella Meroni

«Ci sono una serie di informazioni non esatte, nell’articolo. La prima è quando mi viene attribuito il fatto che io ritenga che la posizione dell’Osservatore Romano abbia creato danno: non è vero, noi sappiamo che negli ultimi mesi abbiamo avuto più donatori rispetto ai mesi precedenti.” A dirlo è il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, nel corso di un’intervista a Econews, rispetto all’articolo sui trapianti apparso oggi su Repubblica (leggi l’articolo).

«Un problema vero, che dura da anni, è quello delle opposizioni. Abbiamo qualche opposizione in più, ma il numero dei donatori di cui gli organi sono stati portati in sala operatoria è leggermente cresciuto. Abbiamo avuto più donatori segnalati, qualche opposizione in più, nonostante questo il numero dei donatori portati in sala operatoria è leggermente aumentato. Abbiamo fatto meno trapianti perché abbiamo donatori sempre più anziani, che hanno un generale grado di idoneità degli organi un po’ inferiore. Abbiamo dunque diverse cause, che non possono essere ascritte alla posizione dell’Osservatore Romano, che è stata oltretutto subito smentita».

«Noi abbiamo», prosegue Costa, «presentato una situazione sostanziale di stabilità, con un lieve incremento dei donatori segnalati, e ci siamo trovati alla fine del processo con una limitata perdita di organi, ma parliamo del 3-4%, quindi 90 organi su 3000. C’è una sovraenfatizzazione, nell’articolo di Repubblica. Se noi abbiamo 3000 organi di fronte a 9500 pazienti in lista è un problema, ed è chiaro che dobbiamo aumentare, e il fatto di non aumentare o di diminuire leggermente è un problema». «Non sto dunque dicendo», conclude Costa, «che il problema non esiste: esistono differenze tra le varie regioni, esiste la necessità di potenziare di questa attività. Non voglio difendere una situazione di stabilità che è insufficiente per i pazienti in attesa, ma credo che il problema vada affrontato con un grado di consapevolezza maggiore rispetto all’articolo di Repubblica».


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