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Cooperazione & Relazioni internazionali

Un popolo messo in croce

Una lunga intervista al mensile 30Giorni con padre Manuel Musallam, l'unico sacerdote cattolico nella Striscia

di Redazione

Padre Manuel, il parroco della Santa Famiglia a Gaza, pensa che la fuga in Egitto fu molto più umana. Giuseppe riuscì a fuggire di notte, per portare in salvo la vita del piccolo Gesù. Adesso no, il valico con l’Egitto è stato chiuso fino a che, dicono le autorità del Cairo, Hamas governerà la striscia. E la notte di Gaza è l’inferno: le pale minacciose degli elicotteri israeliani, luci e boati dei missili sganciate dall’aviazione, i droni che dall’alto spiano ogni movimento dei giusti e degli ingiusti, infine l’esercito, che è entrato a Gaza per fare pulizia casa per casa. E nessun aiuto per chi è innocente.


Padre Manuel, Gaza è sotto assedio.
È un’altra guerra, e noi stavamo già vivendo sotto un embargo, in croce.

Adesso?
Gaza ha già sofferto troppo. Non abbiamo cibo a sufficienza, né acqua o corrente elettrica. Passiamo le notti sotto bombardamenti pesanti. Un milione e mezzo di persone sopravvivono solo grazie agli aiuti dell’Unrwa, e chi non riceve questi aiuti o non ha lavoro vive di elemosina: questo va detto chiaramente. Solo poliziotti, soldati o insegnanti ricevono un piccolo salario, perché sono funzionari pubblici, divisi in due gruppi, quelli pagati da Hamas e quelli pagati dal governo di Ramallah. Ma capita che i soldi per due o tre mesi non arrivino, e non si può far altro che attendere. 

Non è la sola divisione in atto.
il popolo è diviso in se stesso, perché ci spingono a non parlare l’uno con l’altro, è proibito… La gente di Hamas non rivolge parola a quella di Al Fatah, e viceversa. Ci è stato detto di non avere contatti con Hamas e così giorno per giorno per giorno siamo diventati tra noi più distanti, costretti al silenzio. E’ il tempo dell’odio, ci viene richiesto di odiarci, separarci, considerarci nemici l’un l’altro. Così a Gaza il popolo è diviso, come se ci fossero due nazioni, due razze, due entità.

Perchè Hamas ha rotto la tregua? Non poteva certo immaginare di migliorare la situazione.
Ma questa è una grande tortura per il nostro popolo! Manca l’energia elettrica, l’acqua, il cibo, il lavoro. Viviamo perennemente sotto una nube di tensione, ci consideriamo sottoposti a un assedio e a un crimine di guerra, ad atti contro l’umanità. Perché la maggioranza della gente qui è innocente! Se Hamas attacca Israele e se Israele intende affrontare Hamas, beh, Hamas non comprende un milione e mezzo di persone, è una minoranza! Ciononostante siamo oggi testimoni della punizione collettiva contro un popolo. È un crimine di guerra.

Parliamo delle responsabilità.
Lo sappiamo che i palestinesi hanno tirato i razzi contro Israele, è vero, e sappiamo che Israele ha risposto attaccando in modo brutale… Ma non sarà questa la soluzione della questione della Palestina! E se giudichiamo i fatti…. Se vedessimo i palestinesi lanciare i razzi gli diremmo no!, gli diremmo di fermarsi. Però… non è questa la sola pagina di questo libro, che invece è pieno di capitoli a favore e contro ciascuno dei due duellanti. E se su un foglio sta scritto l’errore di uno, sul successivo troviamo le colpe dell’altro, in una spirale di sbagli e di reazioni sbilanciate che non ci sta portando da nessuna parte, di sicuro non alla pace. Al contrario, attrae e prepara più violenza, liti, odio, rifiuto dell’altro. Guerra.

Lei a Gaza è l’unico sacerdote cattolico di rito latino. 
Perdono e riconciliazione sono parole che appartengono al paradiso e che ora vengono pronunciate solo in chiesa dai preti, e da nessun altro. Sembrano imprigionate nelle chiese e nelle omelie dei preti. Eppure esse non sono altro che la sostanza stessa della vita dei cristiani e dei musulmani… Tutto il giorno non facciamo che sentire appelli di guerra da parte di Israele e dei palestinesi, chi parla di resistenza e chi di omicidio…

Invece?
Invece i palestinesi rifiutano questa situazione, come rifiutano di sottomettersi a Israele. Abbiamo bisogno di fermare i razzi e di risolvere la questione palestinese – anche se nei sei mesi di tregua gli israeliani hanno ucciso più di venti persone e ferito quaranta… Sia chiaro che il nostro proposito non è “razzi e odio contro Israele”, no! Noi stiamo solo cercando la nostra liberazione e la nostra dignità, non l’umiliazione continua e il trattamento che si riserva agli abitanti dello zoo, che puoi visitare quando vuoi, tanto basta dargli un po’ da mangiare una volta al giorno. Reclamiamo la nostra libertà. Il mondo dovrebbe oramai capirlo: oggi abbiamo l’alternativa tra la schiavitù e la morte, e il popolo accetterà di provare tutto fuorchè la schiavitù.


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