Welfare & Lavoro

Carofiglio: ecco a voi la “galera sociale”

di Redazione

Semilibertà: “allargare” i confini del carcere
I ragazzi a volte hanno la capacità di andare al cuore dei problemi. Quelle che seguono sono le riflessioni, sul caso della semilibertà a Pietro Maso, di Serena , una ragazza di terza media che ha letto alcuni articoli dei media e alcune testimonianze di detenuti, e si è fatta così un’idea sua: «Ma può una persona malata a tal punto da uccidere i suoi genitori, guarire? Io stento a crederci, ma a quanto pare Maso ha capito che aveva sbagliato. E poi questa semilibertà tanto discussa, si può veramente definire una libertà? Secondo me, no. Secondo me vuol dire “allargare” i confini del carcere; perché uno non è mai così libero se deve stare attento a qualsiasi cosa faccia e in qualunque posto vada. Quindi, tirando le somme, credo che questa semilibertà sia una cosa abbastanza utile per riallacciare i rapporti del detenuto con il mondo esterno».

Diritto alla privacy almeno in bagno
In galera si può incorrere in un rapporto disciplinare se si mette un pezzo di cartone per non essere visti mentre si è in bagno. Ma le Regole minime per il trattamento dei detenuti dell’Unione europea (2006) prevedono invece che si possa fruire di servizi igienici nel rispetto della privacy. Lo ha ricordato, nella sua relazione al convegno Diritti dei detenuti e Costituzione il magistrato di Sorveglianza di Padova, Giovanni Maria Pavarin : «Un’opera di sensibilizzazione condotta con l’amministrazione penitenziaria non potrebbe che condurre alla decisione di fare un passo in avanti, prevedendo che di norma il detenuto possa accedere al servizio igienico senza poter essere visto».

La “pericolosità» dei clochard
«Galera sociale»: è la definizione che lo scrittore-senatore Gianrico Carofiglio dà di certe misure previste dall’ultimo pacchetto sicurezza, fra cui la schedatura dei clochard: «Si tratta della categoria con il livello di pericolosità sociale più basso in assoluto. I barboni sono non solo innocui, ma l’anello più debole di una catena sociale che, scendendo verso il basso, diventa sempre più dolorosamente vulnerabile. Si cerca di eliminare il problema, spazzando via ciò che fastidiosamente ci ricorda la tragedia della disuguaglianza».


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