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Cooperazione & Relazioni internazionali

Guerra senza umanità

Aiuti bloccati, la risoluzione dell'Onu non smuove né Israele né Hamas

di Franco Bomprezzi

 

Non basta il sì dell’Onu alla risoluzione per il cessate il fuoco, a Gaza si combatte, e gli aiuti umanitari sono bloccati. Ecco come la stampa italiana racconta e commenta un’altra giornata di guerra.

 

“Ancora bombe, l’Onu via da Gaza”: apre in questo modo la prima pagina di Repubblica. Dopo che un convoglio Onu è stato colpito (morti i due autisti del camion che stava andando a raccogliere un carico di aiuti umanitari, poco prima che scattasse una seconda pausa di tre ore nei combattimenti), L’Unrwa ha deciso di lasciare Gaza. La cronaca è dell’inviato Alberto Stabile – siamo a pagina 6. Il cronista sottolinea la gravità dell’abbandono proprio nel momento in cui Usa, Gran Bretagna e Francia, in sede di Consiglio di sicurezza Onu, stanno orientandosi verso una risoluzione che impone alle parti di abbassare le armi. Oltretutto l’Unrwa è stato per decenni «l’angelo custode dei profughi palestinesi», oggi circa 500mila, ma anche «il procacciatore di cibo, l’infermiere e il datore di lavoro dei palestinesi».
In appoggio, Fabio Sciuto si dedica a “Il sogno proibito dei coloni «Presto ritorneremo nella Striscia»”. Fra gli 8mila israeliani costretti a partire dalla striscia nel 2005 è un sogno molto diffuso. L’inviato riporta alcune posizioni: nostalgia, rabbia, ricordi e molta voglia di riprendersi quello che secondo loro gli appartiene…C’è spazio anche per riferire dei razzi dal Libano sulla Galilea: colpita anche una casa di riposo per anziani. Gli Hezbollah però dicono: non siamo stati noi. A pagina 5, Marco Politi riferisce su Benedetto XVI: “Il Papa «Nuovi dirigenti in Israele e Palestina»”. Davanti agli ambasciatori il Papa ha sottolineato la necessità di un «approccio globale ai problemi di quei Paesi, nel rispetto delle aspirazioni e degli interessi legittimi di tutte le popolazioni coinvolte». Una presa di posizione molto netta, sottolinea Politi, a favore di un rinnovamento di leadership che non è piaciuto a Israele (in appoggio una intervista a Minervi, ex ambasciatore israeliano: «Non mi sorprende la posizione del Vaticano, di fatto è sempre stato da una parte sola… Non ha mai condannato Hamas»).

L’alt dell’Onu agli aiuti a Gaza è il titolo di apertura del Corriere della Sera di oggi “«Rischi a Gaza»: l’Onu ferma gli aiuti”. La decisione arriva dopo che un carro israeliano ha colpito un convoglio umanitario provocando la morte di due lettighieri. La Croce rossa: «L’esercito ebraico ostacola i soccorsi». Intanto dal Libano piovono razzi katiusha su Israele, anche se Hezbollah nega ogni responsabilità. Paolo Brogi firma il ritratto del “filantropo ebreo che divide la comunità per gli aiuti a Gaza”. Si tratta di Walter Arbib, 67 anni, ebreo libico trasferito in Canada che dal 94 attraverso la Sky Link Aviation si occupa di grandi interventi umanitari. C’è il suo nome dietro la donazione di 300mila euro in medicinali destinati ai bambini e alla gente di gaza, ma anche a Sderot sotto i missili di Gaza, che l’unione delle comunità ebraiche e la comunità ebraica romana hanno destinato all’intervento umanitario promosso dal ministro degli esteri Franco Frattini. La filosofia di Walter Arbib, che sul caso finora tace sta in questa frase: «Abbiamo due possibilità nella vita, una è affrontare la realtà, l’altra è distogliere gli occhi». Interessante e lucida l’analisi di Sergio Romano, nella pagina delle Lettere: “Tutta colpa di Israele? No. Al Fatah prima, Hamas e Jihad islamica poi hanno ucciso civili israeliani, compiuto attentati terroristici nelle città, deliberatamente provocato le reazioni di Israele, alimentato un ingranaggio che consentiva ai loro gruppi più radicali di assumere la guida del movimento. Ma esiste in queste situazioni una legge politica a cui non è possibile sottrarsi. Le maggiori responsabilità, in ultima analisi, sono sempre della potenza occupante. Se 41 anni di occupazione non bastano a risolvere il problema, le conseguenze ricadono inevitabilmente sulle sue spalle”. 

Anche il Sole 24 Ore punta sulla sospensione degli aiuti Onu a Gaza. A pag. 11 Ugo Tramballi, nella sua corrispondenza, mette ancora una volta in luce la «catastrofe umanitaria in atto», con lo stesso dipartimento di Stato americano che «ha ammesso l’esistenza di una situazione umanitaria terribile, lanciando un appello affinché lo Stato ebraico prolunghi gli orari della tregua». In taglio basso un’interessante analisi dell’ambasciatore Antonio Badini, “Hamas? Errore dell’Occidente”. Badini ricorda Arafat negli anni 80 che «si lamentava con l’allora presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi per l’inerzia dell’Occidente a lasciare Israele aiutare indisturbata Hamas ad organizzarsi in partito politico». Di fatto, secondo Badini, Hamas è stata fatta crescere dall’Occidente in funzione anti-Arafat. E ora se ne pagano le conseguenze. Badini aggiunge inoltre che «è assai opinabile in diritto e prassi diplomatica la tesi che prima di sedersi al Tavolo delle trattative si debba riconoscere la controparte negoziale. Nel due casi dei dialogo inter-cipriota e in quello fra le due Coree non vi è stato alcun previo riconoscimento».

Luciano Gulli inviato del Giornale al confine tra Israele e Gaza assiste al sequestro di sostegni umanitari: erano divise militari. Questa notizia è il servizio di punta a cui è dedicata anche la foto di copertina e la didascalia ne è il titolo “Ecco gli aiuti della Croce Rossa: divise per Hamas”. il servizio alle pagg. 8 e 9. Insieme a late, biscotti e scatolette spuntano dei cartoni contenenti delle divise militari, dai berretti alle calze, che devono essere consegnate a Sport king company, Omeral street – Gaza. Mittente: ignoto. Gulli e i militari americani che stanno coordinando le operazioni di distribuzione degli aiuti si domandano: come sono finiti questi “abiti da lavoro” nel convoglio della Croce Rossa? Il carico di quei 60 scatoloni è stato parcheggiato in attesa che si concluda l’indagine. Gulli racconta cosa accade quando arrivano gli aiuti al centro di Karem Shalom. In quella giornata erano arrivati 64 tir. Una volta divise le merci vengono ritirate da arabi e ebrei in tempi diversi senza che ci siano contatti fra le persone. Le merci passano sotto al naso dei cani anti-polvere (da sparo e bianca): è un’operazione riservata -ora non più- perchè gli arabi non tollererebbero la “contaminazione” da parte degli animali. Una curiosità. Tra i militari c’è un tal capitano Dan Gordon, 61 anni, che per hobby fa lo sceneggiatore per Hollywood (suoi i film: “Hurricane, il grido dell’ingiustizia” e “Murder in the first, l’isola dell’ingiustizia”). Gordon, è ebreo, e dopo avere vissuto e lavorato dappertutto ha scelto Karem Shalom. Gulli scrive «forse gli vengono meglio le trame. Di sicuro su questa guerra permanente voluta da Hamas ha già in testa qualcosa».

“Hamas incita alla violenza in Europa via satellite Eurobird” titola Italia Oggi a pag. 6: Al-Aqsa, la tv di Hamas, il 5 gennaio ha annunciato l’inizio delle trasmissioni attraverso  Eurobird, satellite europeo delle trasmissioni.  Al Aqsa, secondo l’articolo, trasmette in continuazione appelli infuocati  e incitamenti a colpire a colpire la popolazione civile israeliana.  “Dal 5 di Gennaio – scrive Pietro Laporta –  Hamas ha l’opportunità di esportare i linguaggi della propaganda anti israeliana anche in Europa. Sui teleschermi del nostro vicino di casa musulmano, per fargli ribollire il sangue nel caso non sia già caldo abbastanza. La realtà della penetrazione fondamentalista nelle comunità musulmane, anche quelle più aperte verso occidente, è molto più complessa e vasta di quanto si voglia supporre”.
All’inizio dell’operazione Piombo Fuso, Israele aveva provveduto a tagliare le trasmissioni di AL Aqsa. Dai primi di gennaio, grazie alla disponibilità di due frequenze, Al Aqsa utilizza il satellite europeo Eurobird. In medio Oriente, Al Aqsa trasmette attraverso le frequenze del satellite saudita Arabsat e quello egiziano Nilesat.

“Guerra umanitaria”, questo il titolo di prima del manifesto sulla fotografia di “una ragazza palestinese che si dispera dopo che un missile le ha sterminato la famiglia” come recita la didascalia. Tre le pagine dedicate alle bombe israeliane sui soccorsi. Inizia in prima il reportage da Gaza city di Vittorio Arrigoni “Così i bambini di Gaza city vivono l’orrore”. «Il dentifricio, lo spazzolino, le lamette e la mia schiuma da barba. I vestiti che indosso, lo sciroppo per curarmi una brutta tosse che mi affligge da settimane, le sigarette comprate per Ahmed, il tabacco per il mio narghile. Il mio telefono cellulare, il computer portatile su cui batto ebefrenico per tramandare una testimonianza dell’inferno circostante. Tutto il necessario per una vita umile e dignitosa a Gaza proviene dall’Egitto, ed è arrivato sugli scaffali dei negozi del centro attraverso i tunnel (…)». A pagina 4 l’articolo di Michele Giorgio da Gerusalemme dal titolo “Lasciati morire nelle strade di Gaza”, mentre a pagina 5 Stefano Sarfati Nahmad scrive nell’articolo “Ascolta, ascolta Israele!” «Ascolta Israele! Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia che è passata dalla Shoah, ma io oggi sono palestinese. Io sto dalla parte del popolo palestinese e della sua eroica resistenza (…) Ascolta Israele! Non ci sarà Israele senza Palestina ma potrà esserci Palestina senza Israele, perché il tuo credito, ormai completamente prosciugato dalla tua folle e suicida politica, non era nei confronti del popolo palestinese che contro di te non aveva alzato un dito, ma era nei confronti del popolo tedesco, italiano, polacco, francese, ungherese e in generale europeo; ed è colpevole la sua inazione».

La Stampa pubblica un reportage da Nahariya, la città israeliana al confine con il libano colpita ieri da due razzi provenienti da oltreconfine. Sia Hezbollah che Hamas si sono chiamati fuori da questo attacco, e finora non sono pervenute rivendicazioni. Il servizio comunque si intitola “Il conflitto si allarga” e include anche l’affondo di ieri di Papa Ratzinger sulle leadership israeliana e palestinese. Il Papa ha esortato a «scegliere leader capaci di guidare i loro popoli verso la difficile ma indispensabile riconciliazione». Le elezioni sia in Israele che nei Territori palestinesi sono imminenti e le parole del Papa suonano come un invito a scegliere leader politici “pacifisti” o comunque con un chiaro indirizzo verso il dialogo. Benedetto XVI nello stesso discorso ha confermato il suo prossimo viaggio in Africa, ma non quello in Terrasanta. 

“Razzi dal Libano su Israele. L’Onu sospende gli aiuti umanitari” è lo strillo in prima su Avvenire. A pag. 5 “Razzi Katiuscia dal Libano. Israele risponde al fuoco”. I missili che hanno raggiunto l’Alta Galilea hanno ferito cinque persone. La domanda scontata è: chi li ha lanciati? Tanto Hezbollah quanto Hamas negano la paternità dell’attacco. Il sospetto cade su Fatah al-islam, ma tutti sanno bene (compresi il premier libanese Siniora e il presidente dell’Anp Abu Mazen che condannano entrambi l’episodio) «come difficilmente si sia potuta allestire un’operazione di questo tipo senza avere l’assenso di Hezbollah».
A pag. 5: “La guerra sotterranea nei tunnel di Gaza”: sotto la città pare esista un’altra città, un reticolo di vie di fuga, gallerie, cunicoli dove da anni Hamas ha stipato sedi di comando, depositi di armi e munizioni. Israele intende espugnare questa rete sotterranea, ma finora è riuscito solo parzialmente a ridurre il patrimonio bellico palestinese. Intanto i volontari, da Medici senza frontiere a Save the Children, invocano un ampliamento della finestra temporale della tregua (ora fissata a 3 ore giornaliere, per altro non rispettate) per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari.
In Italia è polemica sulla proposta avanzata dal sindacato di base Flaica di boicottare i negozi ebraici di Roma in segno di solidarietà ai palestinesi. “Saldi sporchi di sangue» titola il volantino della proposta ha immediatamente suscitato lo sdegno nazionale e molte sono state le manifestazioni di solidarietà dei politici alla comunità ebraica capitolina, dal presidente della Provincia Nicola Zingaretti al sindaco Alemanno. Anche Cgil Cisl e Uil hanno subito preso le distanze dall’«odioso volantino». In un piccolo box Avvenire si riserva di esprimere la propria opinione in proposito: “Pregiudizi da stoppare”, ecco parte del testo: «Non bastano frettolose marce indietro e una nuova versione del volantino. L’iniziativa del sindacato di base Flaica-Uniti-Club non può che ricever l’unanime riprovazione che fortunatamente ha trovato. Invitare al boicottaggio dei negozi della comunità ebraica come protesta contro Israele rivela un grave pregiudizio alla base di tutte le manifestazioni di antisemitismo…»

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Obama

Repubblica – Ampia intervista a Obama: “Così salverò tre milioni di posti rivoluzionando scuola, sanità e ambiente”. Il presidente eletto, spiega il suo piano economico (ripristinare il credito e la fiducia, salvare i posti di lavoro, dare sgravi fiscali alle famiglie che lavorano, impedendo altri pignoramenti delle case, investendo per coibentarle e quindi ridurre la dipendenza energetica e salvaguardare l’ambiente).

Il manifesto – Nel suo editoriale Valentino Parlato punta l’obiettivo su Obama: “La lezione di Obama”. «Val bene notare subito che Obama, nel corso del suo discorso, no proprio breve, non ha mai pronunciato la parola mercato e ha iniziato affermando che questa crisi “è figlia di un’era di profonda irresponsabilità”. Irresponsabilità di padroni e manager. Quella stessa irresponsabilità che nel nostro paese moltiplica la disoccupazione e mette in gravissima crisi imprese (anche Fiat, Alitalia, etc) che sono state fondamentali. (…) Obama ha ammesso che il suo piano farà aumentare il già ingente deficit pubblico, lasciatogli da Bush, ma potrà salvare, o creare, almeno tre milioni di posti di lavoro. Sempre nel suo maxi piano che prevede rimborsi fiscali alle famiglie “perché tornino a spendere” c’è anche il raddoppio delle energie rinnovabili entro tre anni». E conclude «Ma in Italia che dovremmo dire, che dovrebbero dire anche i nostri politici, anche di sinistra? È probabile che oggi (controllate) ci sarà qualche giornale che farà intendere che Obama si è un po’ fatto trascinare dalla demagogia. Riflettiamo gente».

Iervolino

La Stampa – Intervista di Lucia Annunziata al sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, dopo “lo scandalo del registratore”, la decisione cioè della Iervolino di registrare il colloquio con i vertici locali del Pd Luigi Nicolais e Tino Iannuzzi.  “E’ stato Walter a pregarmi di non mollare” è il titolo dell’intervista, nella quale il sindaco di Napoli ribadisce il rapporto di fiducia reciproca con il leader del Pd Veltroni, ma non dice altrettanto dei vertici locali del Pd e sull’uso del registratore nel colloquio con Iannuzzi e Nicolais dice: «avevo già sperimentato in precedenza che le decisioni prese in concordia in privato sono state negati in pubblico, per cui…» e precisa che aveva detto prima del colloquio che il registratore era la condizione posta in precedenza per parlare con il Pd. Iervolino ribadisce il rapporto «di grande desiderio» verso il Pd, dalla sua nascita a oggi ma alla domanda dell’Annunziata se ci sia stato da parte del Pd «una sorta di mobbing al fine di indebolirla» risponde «Sì, c’è stata una rabbia da morire quando hanno visto che i nervi non mi saltavano» e sulla sua capacità di reggere le tensioni confida un lato personale della sua biografia: «Sa, io avevo un bellissimo marito ma era malato marcio di cuore. Ho vissuto tutta una vita a far finta che la paura  non ci fosse, per dare a tutti una vita normale. Ho fatto una tale scuola in quegli anni che ogni mattina mi sveglio, penso ai miei figli e ai miei nipoti, so che stanno bene e questo è tutto quello che mi basta».


Freddo e senzatetto
Corriere della Sera – Bel pezzo di Gian Antonio Stella “in difesa dei clochard lasciati al gelo”. Scrive Stella in prima: «Non passa giorno nel nostro (sedicente) cattolicissimo Paese senza che tanti (sedicenti) cattolici con la bocca piena di parole bellicose in nome delle tradizioni cattoliche mostrino uno quotidiano disprezzo verso chi non ha dove posare il capo. Un esempio? L’altolà della polizia ai volontari che portavano tè caldo ai clochard rifugiati nella stazione di Mestre: «Non avete l’autorizzazione».

Islam

Il Giornale – A pag. 7 intervista a Marcello Pera. «Islamici in Duomo? è inquietante» la preghiera in piazza Duomo deve far riflettere sul destino dell’Europa. Dobbiamo difendere la nostra identità cristiana, invece vedo in giro prudenza che sembra paura». Tettamanzi? «è sbagliato autoindebolirsi».

Malpensa

Il manifesto – A pagina 8 e 9 si parla di Malpensa con alcuni  articoli il primo di Claudio Mezzanzanica dal titolo “La «Grande Malpensa» sul viale del tramonto” e il principale di Francesco Piccioni intitolato “Bossi se la beve, i lavoratori no”, si dà anche notizia del Malpensa Day e dell’iniziativa di Penati che “attacca: «Liberalizzate i diritti di volo»”. Nella sua analisi Antonio Frenda osserva che “Il controllo della Cai? Di fatto l’avrà il partner estero”. Secondo le normative comunitarie, Air France (o Lufthansa) decideranno la gestione. «L’attuale progetto Cai, con una quota di minoranza di Air France porta alle stesse conseguenze del progetto di vendita ad Air France (ipotizzato dal governo Prodi), con la differenza che la compagnia estera controllerà le rotte internazionali di Cai con un controllo di fatto e non di diritto. Insomma, i gruppi esteri escono dalla porta di Prodi per rientrare nella finestra di Berlusconi».

 

 

 


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