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Famiglia & Minori

I numeri dell’emergenza

Medici e ospedali sono allo stremo. Adesso si teme anche un'epidemia di colera

di Redazione

di Gianluca Bruttomesso e Maria Eva Virga

Nella striscia di Gaza si contano ormai almeno 784 morti, di cui 287 bambini, e circa 3.200 feriti. L’accesso alle cure mediche, comprese quelle di emergenza, peggiora giorno dopo giorno. La gente muore perché investita dalle bombe, perché le ambulanze non riescono ad arrivare in tempo a soccorrerla e gli aiuti umanitari non giungono a destinazione. Questa è la situazione al 6 gennaio descritta sulla rivista medica British Medical Journal da Pierre Krahenbuhl, direttore delle operazioni del comitato internazionale della Croce Rossa. Sulla rivista scientifica Lancet, inoltre, un gruppo di medici, tra cui un italiano, ha denunciato attacchi a navi con carichi di medicinali e viveri a bordo, ma anche episodi di violazione dei diritti umani: “Abbiamo visto tre gemelli di 33 settimane dover attendere per cinque ore il permesso di entrare in ospedale, per poi essere trasferiti senza i loro genitori”.


A FUOCO ANCHE I PRESIDI MEDICI
Nessun obiettivo per ora sembra escluso dalla guerra, neppure gli ospedali e le ambulanze. Sei medici sono stati uccisi dal 27 dicembre ad oggi e tre autolettighe sono state colpite; un punto di assistenza è stato bombardato addirittura di notte e gli ospedali subiscono danni continui a causa delle deflagrazioni che scoppiano nelle vicinanze. Il personale sanitario lavora da giorni 24 ore su 24. L’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede che si abbia perlomeno rispetto per chi lavora in queste condizioni. Le strutture mediche sono sovraffollate e i generatori sono a rischio perché il carburante è carente, per non parlare dell’impossibilità, che si protrae ormai da 18 mesi a questa parte, di intervenire con qualunque tipo di manutenzione. Dopo tre giorni di fermo, il 5 gennaio è stato permesso l’ingresso in città a un team di tre chirurghi della Croce Rossa. Sono riusciti ad arrivare anche 1000 vaccini anti-tetano, insieme ad analgesici, 355 kit di emergenza e 20 per la rianimazione. Ma tutto questo potrà bastare al massimo per 15 operazioni gravi. L’Oms ha inviato 50 kit di chirurgia con cui si potranno curare 5000 persone per un massimo, però, di dieci giorni. I funzionari dell’organizzazione temono lo scoppio di un’epidemia di colera: più di 500 mila persone, infatti, non hanno accesso ad acqua potabile.

DONNE E BAMBINI VITTIME DA SEMPRE
Secondo l’Unicef sono almeno 70 i bambini palestinesi uccisi e circa 650 quelli contusi. Ma il rinnovarsi del conflitto israelo-palestinese a Gaza complica una situazione che colpisce da tempo soprattutto le mamme e i loro figli. A luglio 2008 uno studio del Dipartimento di Salute Internazionale dell’università di Baltimora (Usa) per la prima volta è riuscito ad analizzare le cause di morte prenatale, dovute soprattutto ad asfissia e sepsi. Già nel 2007 emergeva una drammatica crescita di mortalità infantile (+ 8,6%) nei territori palestinesi, non solo a causa della guerra, ma anche di malattie sessualmente trasmissibili (Aids), e in particolare per l’avvelenamento da cibi contaminati e da acqua non potabile. L’acqua prelevata dai pozzi, infatti, tra l’altro al momento non tutti utilizzabili, contiene un’eccessiva presenza di nitrati ed è ricca di batteri derivanti da feci umane o animali. E questo ha fatto incrementare, dal 2006 al 2007, anche i disturbi gastrointestinali continui nei bambini da zero a tre anni.


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