Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

«Pace impossibile senza l’Europa»

«Il nostro continente deve incominciare a parlare con una voce sola». Intervista al professore italo-algerino Khaled Fouad Allam

di Martino Pillitteri

Khaled Fouad Allam, nato in Algeria e naturalizzato Italiano. E’ professore universitario, sociologo ed editorialista. Nel 2006 è stato eletto deputato del Parlamento italiano con il centro sinistra. Ha pubblicato vari libri  sull’approfondimento delle tematiche inerenti i rapporti tra mondo arabo-islamico ed occidente. E’ una voce credibile ed esperta  che può contribuire a fare chiarezza tra le tante complessità nel medio oriente e sulla crisi attuale a Gaza.

Come giudica la politica estera europea nel Mediterraneo?

Sono scettico sulle attuali politiche europee.  Già sull’integrazione si fa poco e quello che si fa viene fatto male.  Per quanto riguarda la politica estera, a parte il ruolo di Sarkozy attraverso lo strumento dell’Unione del  Mediterraneo, l’Unione Europea è stata abbastanza deficitaria di fronte a una visione politica del medio oriente. In questa fase di crisi le due persone che sentiamo parlare sono da una parte Sarkozy e dall’altra Il presidente egiziano Mubarak, ma non l’Unione Europea. Se guardiamo un po’ indietro anche il processo di Barcellona non è riuscito a fissare e realizzare gli obiettivi fin dal 1995.
 
Anche l’Italia  non si sta sbilanciando…
Se guardiamo al Libano, quello che ha fatto l’Italia con il governo precedente e anche con quello attuale, si può dire che  la nostra politica estera  in quel paese sta funzionando. Però, dietro questa crisi a Gaza ci sono tanti pericoli, per cui mi sembra evidente che finché non si sappia esattamente la valenza del piano egiziano, i paesi europei non possono fare niente. E poi finché l’Europa non arriva a parlare con un’unica voce, non sarà possibile implementare una politica per il medio oriente. Con diverse voci e varie iniziative, qualsiasi posizione europea non sarà mai credibile.
 
È ipotizzabile che i gruppi fondamentalisti come Hamas usino questa crisi per destabilizzare i regimi arabi moderati?
Il pericolo è consistente. Se domani si assistesse a un’estensione dei gruppi come Hamas anche in Egitto, questo paese vivrebbe una situazione di grande pericolo. Hamas non è un interlocutore normale. E’ un gruppo che pratica il terrorismo e che considera Israele come il nemico che non dovrebbe esistere. Su questo gli israeliani hanno ragione, infondo come si può fare la pace con qualcuno che desidera la tua morte?  Comunque, tutti i paesi arabi sono consapevoli della  densità di pericolo che rappresenta  Hamas. Sanno benissimo che il fondamentalismo è un pericolo per la sopravvivenza degli stessi paesi arabi che poi sono paesi che vivono situazioni politiche molto complesse e difficili. Comunque, anche i conflitti interni al mondo arabo sono complessi. I gruppi sono divisi. Hamas è una cosa, Hezbollah un’altra. Gli uni sono sunniti, gli altri sciiti.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA