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Ma non è più il tempo degli eroi

Il punto di vista di Franco Bomprezzi

di Redazione

«Credo di essere un visibile testimone delle mie idee e della mia vita, ma non vorrei mai essere necessario come lo furono figure simbolo degli anni scorsi»È vero, non c’è quasi più “sulla pubblica piazza” un’attenzione specifica, mirata, alle persone con disabilità. Intendo dire un’attenzione pensata e partecipata, condivisa, discussa, elaborata. Che dia conto, nel tempo, delle novità e dei temi forti, dei diritti e dei doveri, dei bisogni, delle emozioni, dei sentimenti. Del rapporto fra famiglia e persona, fra società e famiglia, fra istituzioni e società. Tutto questo non c’è e forse non ci sarà mai. Un po’ perché il sistema mediatico nel suo complesso vive irreversibilmente (spero di sbagliarmi) processi di semplificazione editoriale e organizzativa, alimentati dalla crisi globale, favoriti dalle nuove tecnologie, funzionali ad una società sempre meno esigente dal punto di vista della qualità. Un po’ perché l’obiettivo dichiarato del movimento delle persone con disabilità è quello del cosiddetto “mainstream”, ossia entrare nella corrente del fiume, non essere più “ghetto” o “rubrica”, ma persone che interagiscono normalmente con il mondo della comunicazione generale e generalista, alla pari, portando il contributo delle proprie competenze, della propria cultura, dei propri ideali. Un po’ perché alcuni temi non vengono vissuti in modo uniforme, ma appartengono alla sfera della coscienza individuale. Il movimento delle persone con disabilità ha fatto sentire sempre la sua voce in difesa dei più deboli, delle persone in stato di grave disabilità, tanto che ormai da anni è raro sentire mobilitazioni attorno a temi più “facili”, come le barriere architettoniche, che pure continuano a moltiplicarsi.
Ma come per Welby e oggi per Eluana non esiste un unico sentire, ma molte sfumature importanti, e un’unica certezza condivisa: la volontà di non essere usati, di non essere strumento per altro, sia di natura religiosa che politica, in una direzione o in quella opposta. Personalmente credo di essere un visibile testimone delle mie idee e della mia vita, ma non vorrei mai essere necessario come lo fu Rosanna Benzi. Era il tempo degli eroi, delle figure simbolo, indispensabili apripista del cambiamento. Dopo quella stagione, per certi versi epica, tutti abbiamo sperato nella normalità del dialogo e della comunicazione. E invece è arrivata la tivù del dolore, e poi dell’indifferenza, del reality, dello spettacolo a ogni costo. Il cammino è lungo e spesso tortuoso, ma in questo momento occorrono soprattutto tolleranza, dubbi fecondi e rispetto reciproco.


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