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Sicurezza e clandestini, la carica dei 101

Dissenso esplicito nella maggioranza sulle norme che consentono la denuncia da parte dei medici

di Franco Bomprezzi

Un segno di nervosismo interno alla maggioranza, o più semplicemente un’autentica preoccupazione di molti parlamentari del centrodestra di fronte al varo di norme in contrasto con i diritti fondamentali delle persone. Ha avuto larga eco sui giornali di oggi la lettera a Berlusconi promosa da Alessandra Mussolini e firmata da 101 deputati del Pdl che chiedono un ripensamento delle norme contenute nel pacchetto sicurezza.

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

È il primo titolo per LA REPUBBLICA: “La rivolta dei 101 deputati Pdl:  «No ai medici spia»”. Due pagine, la 6 e la 7, per riferire della fronda guidata da Alessandra Mussolini (che assicura, in un’intervista d’appoggio, lavora in piena sintonia istituzionale con il presidente della Camera). Giovanna Casadio firma il pezzo principale: la decisione dei deputati è motivata dal fatto che la norma togliendo il divieto «obbliga di fatto. E potrà riguardare anche gli insegnanti e chiunque eserciti pubblici incarichi. Impedirà le vaccinazioni ai bambini immigrati, se clandestini» afferma Mussolini. Da qui la richiesta di non porre la fiducia sul ddl perché in questo modo sarebbe possibile approvare miglioramenti. Tra i firmatari, Pecorella, Aprea, Nirenstein, Martino, Landolfi… Cicchitto minimizza. Maroni sostiene che sono manovre precongressuali e la stessa tesi è assunta da Federico Bricolo, capogruppo della Lega al Senato in una intervista d’appoggio intitolata “Non c’è obbligo di denuncia Alessandra cerca solo visibilità”. Secondo Bricolo i 101 protesterebbero perché non conoscono bene il testo dell’emendamento… Francesco Bei riferisce del retroscena: “Il cavaliere irritato per la fronda I finiani: «non siamo in caserma»”. Berlusconi ovviamente non gradisce (ma nessuno dei firmatari assicura è contro il governo), Cicchitto lo segue e Fini prosegue per la sua strada. Il che consente a Edmondo Berselli di intitolare il suo commento: “La battaglia delle due destre” (nel quale fra l’alto sottolinea che «le grida manzoniane contro gli immigrati cadono nel’inefficiacia»).

Anche il CORRIERE DELLA SERA dedica due pagine alla fronda dei parlamentari del centro destra. In prima vignetta di Giannelli: “No alla fiducia sul decreto sicurezza”, e si vede Maroni preoccupato dire a Berlusconi e Bossi (in versione classica di cane da guardia): “Il problema è la sicurezza che passi”. Sempre dalla prima parte il pezzo di Fiorenza Sarzanini. “Il compromesso con la Lega in trincea”: il governo in realtà non vuole chiedere la fiducia alla Camera come spiega “il sottosegretario Alfredo Mantovano quando afferma che la lettera dei cento parlamentari «è la concreta dimostrazione della confusione che si fa sul provvedimento » e poi smentisce che «l’esecutivo abbia mai pensato di porre la fiducia», anche perché il testo dovrebbe tornare comunque a palazzo Madama per l’approvazione definitiva e quindi in questa fase sarebbe una forzatura inutile. Fino all’esame dell’aula – spiega la Sarzanini – si continua però a trattare e non è escluso che si sarà costretti modificare alcuni articoli per evitare il voto contrario. Se questa fosse la soluzione, è probabile che pur di mantenere il reato di clandestinità – sia pure nell’ultima formulazione che prevede solo un’ammenda per chi arriva in Italia senza permesso – si cambi proprio la contestata norma che elimina il divieto per i medici di segnalare gli stranieri clandestini. L’argomento che viene speso in queste ore da chi è contrario riguarda il fatto che lo stesso comportamento potrebbe essere imposto agli insegnanti con il rischio di aumentare il numero di minori, in particolare nomadi, che i genitori decidono di non mandare a scuola per il timore di essere denunciati. La dichiarazione di Umberto Bossiche esclude modifiche al disegno di legge viene letta come un avvertimento alla maggioranza affinché non ci siano retromarce rispetto al testo licenziato dal Senato, ma anzi il ripristino di quelle norme che erano state eliminate. Dunque la soluzione che si studia in queste ore è una nuova formulazione dell’articolo più controverso in modo da specificare che non è previsto alcun obbligo di segnalazione da parte dei dottori, ma soltanto una libera scelta”. Alle pagine 2 e 3 due pareri opposti a confronto, sempre del Pdl. Fiamma Nirenstein: “Non è giusto che alcune categorie deboli della popolazione, come i malati e i minori, possano trovarsi a dipendere da una parte di cittadini più forti di loro, come i medici e gli insegnanti, solo perché sono clandestini o figli di clandestini”. Italo Bocchino: “La lettera dei contestatori? E’ inutile, superata, e politicamente anche un po’ stupida”. Massimo Franco nella sua Nota commenta: “Un gesto di ostilità contro l’ipoteca della cultura leghista” e argomenta: “La Lega ed alcuni berlusconiani parlano di «manovre interne» per complicare i rapporti fra alleati di governo. E notano maliziosamente che le firme sono per due terzi di An, e solo per un terzo di FI. Al punto che Fini è costretto a precisare di essersi dichiarato contrario solo alla denuncia alla quale sarebbero tenuti i medici che curano i clandestini: un modo per smentire la regìa di un documento che legittima le critiche del Pd. Ma è evidente che l’obiettivo principale è di dissociarsi da una legislazione di marca leghista; di abbozzare un profilo più garantista sull’ immigrazione”.

“Sicurezza, nel PdL in 100 contro la fiducia” titola in taglio basso IL GIORNALE . A pagina 5 intervista a Alessandra Mussolini che ha firmato insieme a altri 100 deputati del Pdl la lettera diretta Berlusconi contro la norma che dà ai medici la possibilità di denunciare i clandestini. «Nel ddl ci sono norme che giudichiamo inaccettabili e che avrebbero conseguenze gravi. Vogliamo aprire un’ampia discussione». La Mussolini è preoccupata delle ricadute che potrà questa regola nelle scuole ad esempio «Con l’emendamento della Lega i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio saranno obbligati a denunciare anche i bambini che andranno a scuola». La Mussolini lancia  questo allarme anche in veste di presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e aggiunge: «Ho parlato con Il presidente della repubblica a proposito dello status  dei minori stranieri  e mi ha espresso la convinzione  che non bisogna penalizzare donne e bambini». Controcanto del deputato Tomassini. «la facoltà di denuncia rappresenta un passo avanti per la salute pubblica. La Mussolini non dovrebbe avere alcun dubbio sull’efficacia di questo provvedimento, visto che è pure laureata in medicina. Invece si è abbandonata a un’iniziativa demagogica abbracciando la  più totale disinformazione». Tomassini ricorda: «Sino al 1998  esisteva un obbligo  di denuncia che fu trasformato in un divieto di denuncia da parte dell’allora ministro  Rosy Bindi. Alla domanda “Ma perchè  i sindacati dei medici  dicono che l’obbligo di denuncia aumenterà i rischi di salute” Tomassini risponde: «Sono stati fuorviati da informazioni sbagliate. Ci sarà solo la facoltà di denuncia non l’obbligo».

“Peones in rivolta. Fini è con noi”. LA STAMPA mette il titolo in prima pagina, ma in taglio basso, scegliendo di dedicare il titolo principale alla crisi economica in Italia con le dichiarazioni del presidente Giorgio Napolitano e di aprire il quotidiano con il papa e le dichiarazioni sull’Aids. «La Mussolini» scrive il cronista «con sapienza tattica sventola l’okay di Fini e dello stesso Napolitano (“ho parlato con loro”) in modo da alimentare un clima di complotto che tanto piace ai media». E fa notare che il presidente della camera trae vantaggio dalla vicenda, ponendosi come punto di riferimento per l’anima laica del centrodestra e per i “peones” che così possono dire la loro. Ma «dentro il Pdl qualcuno sussurra che la norma della vergogna (quella che permette ai medici di denunciare i clandestini, ndr) sarebbe stata oggetto di revisione comunque, anche senza l’iniziativa della Mussolini che semmai complica la vicenda…». Infatti Bossi si sente già sfidato e scommette: «Secondo me, il testo rimane così com’è».

IL SOLE24ORE dà una lettura tutta politica a quel che sta accadendo in Parlamento per l’approvazione del ddl Calderoli sulla sicurezza. Secondo Stefano Folli sono i segnali che vengono a Berlusconi dopo le sue continue proteste contro la lentezza dei lavori parlamentari  e la conseguente esautorazione a forza di decreti. Nella maggioranza da una parte c’è la lega che sul federalismo cerca sempre più un asse con il Pd, dall’altra c’è un’ala moderata che non ne vuol sapere di approvare nel ddl Calderoli le norme sul reato di immigrazioni e quelle che riguardano la possibilità di denuncia da parte dei medici. IL SOLE mette in rilievo come nell’articolo 1 approvato ieri sia passata una norma paradossalmente contraria al federalismo fiscale, come spiega il docente di scienze delle finanze Carlo Buratti. Il Pd ha voluto togliere le aliquote Irpef riservate alle regioni e il provvedimento è passato. Dice Buratti: «la sinistra ha preferito le addizionali che incidono in ugual misura sul ricco e sul povero a uno strumento che garantisce il mantenimento della progressività dell’imposizione sul reddito». IL SOLE riporta anche la denuncia Comitato per i diritti civile delle prostitute: a Bari è morta di Tbc Joy Johnson. Prostituta nigeriana di 24 anni, che non si sarebbe fatta visitare per paura delle norme anticlandestini. 

Al caso Ddl sicurezza il MANIFESTO dedica un pezzo di cronaca parlamentare a pag 5 con un richiamo in prima. Alla penna di Matteo Bartocci è affidata l’interpretazione dei fatti: «la rivolta di un terzo dei suoi deputati su un pacchetto sicurezza egemonizzato dalla Lega è un campanello d’allarme serissimo per il padrone di Forza Italia, che entro dieci giorni celebrerà le sue nozze con Alleanza nazionale e si prepara a conquistare anche l’Europa con un’adesione lampo (giura) al partito popolare europeo dentro cui si candida già, con il ciellino Mario Mauro a guidare l’eurocamera». «Irrisolto» nota ancora Bartocci, «il ruolo da assegnare ai circoli di Michela Brambilla e Marcello Dell’Utri, poco o nulla sul tesseramento, lite sul tesoriere e sugli organismi dirigenti e soprattutto braccio di ferro feroce sui coordinatori regionali».

“«Clandestinità» come reato. Obiettano 101 deputati del Pdl” è lo strillo in prima pagina di AVVENIRE. Secondo la Mussolini e i firmatari della lettera, non solo l’introduzione in sede penale del reato di clandestinità imporrà alla classe medica l’obbligo di denunciare gli irregolari, ma potrà essere esteso anche agli insegnanti e a chiunque eserciti una carica pubblica. Insomma, sarebbe una vera e propria «trappola per bambini, da attirare con l’obbligo dell’istruzione, così da individuarli e colpirli proprio con la mano del medico o dell’educatore». Prova a ridimensionare Cicchitto: «iniziativa propagandistica che lascia il tempo che trova» perché il testo è ancora in commissione e si dice certo che molte firme verranno ritirate. Secondo Mantovano, la lettera è «sbagliata nel metodo» ma «è soprattutto la dimostrazione di confusione» nel merito, perché la norma va letta con più attenzione. Di questo è convinta Jole Santelli, per la quale «il 90 per cento dei firmatari non sa cos’ha firmato». Se per Roberto Cota (Lega) si tratta di una strumentalizzazione in vista del congresso del Pdl, Carlo Giovanardi chiede un ritorno alla Bossi-Fini; Renato Farina contesta chi individua nella lettera «la prova della divisione del gruppo» e Maurizio Lupi chiede «un ampio confronto in aula». Pronti invece a sostenere la protesta i partiti di opposizione, Pd, Udc, e Idv. Sempre sul fronte sicurezza/castrazione chimica, AVVENIRE intervista l’esperto, Carlo Foresta, endocrinologo andrologo, docente di Patologia clinica all’università di Padova, che invita alla prudenza: i farmaci che riducono il testosterone nell’organismo, dice, inducono «l’osteoporosi, anemia, la sindrome metabolica e – secondo studi recenti – influenzano negativamente il sistema cardiovascolare… Non si causa solo la castrazione chimica ma si induce uno stato di malattia».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

PAPA E AIDS

AVVENIRE – Riporta testualmente il discorso di Benedetto XVI nella Basilica di Maria Regina degli apostoli a Yaoundé (“«Essere padre significa vivere al servizio della vita»”) e il discorso indirizzato ai vescovi del Camerun nella chiesa di Cristo Re di Yaoundé (“«vescovi, primi difensori dei diritti dei poveri»”). A supporto delle affermazioni sulla necessità di educare a una sessualità responsabile, quale prima risposta contro l’Aids, AVVENIRE riporta la testimonianza di Filippo Ciantia, medico e rappresentante di Avsi per la Regione dei Grandi Laghi, che dal 1980 lavora in Uganda, uno dei paesi africani più colpiti dal virus e «dove le strategie di contrasto hanno portato a risultati molto significativi, fino a farne un modello». In un suo intervento pubblicato su Lancet ha messo in evidenza l’efficacia della dottrina cattolica nell’affrontare l’Aids. «I dati dimostrano che la malattia è diminuita solo nei paesi in cui si è lavorato a livello educativo con le famiglie, le donne, le scuole, per modificare i comportamenti sessuali e gli stili di vita delle persone… Lo ha capito bene il governo ugandese che lanciato con successo la strategia dell’ABC», ossia, l’astensione dai rapporti (abstinenece), la fedeltà al partner (being faithful) e – in casi molto particolari e solo per certe, limitate categorie di persone – l’uso corretto del preservativo (Condom use). Risultato? La prevalenza dell’Hiv è passata dal 15% del 1992 al 5% del 2004». Il costo dei programmi avviati per favorire la modifica degli stili di vita? «23 centesimi di dollaro a testa».

LA REPUBBLICA – Titolo d’apertura per il viaggio in Africa e le polemiche: “Aids, l’Europa contro il Papa”. Dopo Francia e Germania anche l’Unione Europea ribadisce il ruolo dei profilattici nella lotta contro la malattia. La Spagna ha inviato un milione di condom nel continente nero… Per l’Italia Frattini discretamente si  è defilato: «Non commento le parole del Papa». Per il New York Times «il Papa si è messo tristemente dalla parte del torto».

CORRIERE DELLA SERA – Fra le diverse reazioni polemiche alle dichiarazioni del Pontefice sull’uso dei preservativi, da segnalare il pezzo a pagina 9: “Gesù e i condom, polemiche su «Le Monde»”. La vignetta è d’autore, la firma Plantu, il disegnatore satirico di Le Monde. Apparsa sul quotidiano di ieri raffigura Gesù Cristo che «moltiplica» preservativi mentre da dietro Papa Benedetto XVI lo guarda e commenta: «buffonate»; e ancora più dietro il monsignor lefebvriano Williamson che aggiunge: «.. e poi l’Aids non è mai esistito». E davanti a tutto questo Luca Volontè, deputato dell’Udc, non ce l’ha fatta: «Questa vignetta è un’offesa e non solo per tutti coloro che credono in Gesù Cristo». Non ha dubbi l’onorevole cattolico: «Esattamente come accadde tre anni fa per le vignette danesi su Maometto c’è un limite netto tra l’umorismo e l’offesa al culto e alla libertà religiosa: il quotidiano transalpino l’ha ampiamente superato. Ogni spirito libero, laico e credente dovrebbe chiedere il ritiro della vignetta».

IL GIORNALE – A pagina 15 titola:  “Sui preservativi l’Europa attacca il Papa” e  dà conto del fatto che sul sito ufficiale del Vaticano le parole del discorso del Papa sono state attenuate. Andrea Tornielli inviato in Camerun riporta le parole di padre Federico Lombardi: «La Chiesa concentra il suo impegno non ritenendo  che puntare essenzialmente  sulla più ampia diffusione di preservativi sia in realtà la via migliore». Lo spillo appunta una vignetta pubblicata sul Times: il Papa con intesta una tiara-condom.

LA STAMPA – “L’Europa insorge dopo le frasi di Ratzinger. Il Vaticano replica: Era un discorso d’amore” riassume nel sommario il quotidiano di Torino, che dedica le prime due pagine dell’edizione di oggi alla dichiarazione del pontefice sull’Aids in Camerun e alle reazioni che si sono scatenate in Europa. LA STAMPA oltre a dar conto di queste reazioni e della risposta della Santa Sede riferisce la posizione di Gianluigi Gigli della Federazione mondiale dei medici cattolici: «Affermare ideologicamente che il Papa sta favorendo l’epidemia perché invita alla sessualità responsabile è un’assurda mistificazione anche dal punto di vista scientifico» dice. «In Thailandia, dove ci si è basati solo sul profilattico, la situazione dell’Aids è addirittura peggiorata». Di fronte al dibattito la Commissione europea ha preso posizione dicendo che il preservativo è «uno degli elementi essenziali della lotta contro l’Aids». LA STAMPA riferisce di un piccolo mistero sul comunicato del Papa: «il Vaticano ha corretto una frase di Benedetto XVI». Il testo originale diceva: «Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione dei profilattici: al contrario il rischio è di aumentare il problema». Dalla registrazione dei giornalisti risulta: «non si può superare con la distribuzione di preservativi che, al contrario, aumentano il problema».

ITALIA OGGI  – Prende posizione in difesa del Papa. «Ridurre il viaggio papale alla profilassi dell’Aids», scrive Pietro Laporta, «serve a quanti minimizzano l’autorevolezza della Chiesa Cattolica. Il papa non solo indirizza la morale sessuale, ma propone un discorso ampio e consapevole, nel quale in cristianesimo è anche misura del riscatto». L’articolo fa un’analisi  in chiave religiosa ma anche geopolitica. «E’ dal 2000 che la Cina dà spallate a europei e statunitensi, indifferente, acquistando a saldo materie prime, terre rare e petrolio, soprattutto in centro africa, da dove si intensificano i flussi migratori verso l’Europa e, in prima linea, verso l’Italia. Le missioni cattoliche sono ora tra due fuochi, musulmani e cinesi. E presto torneranno i russi. Proprio in queste ore hanno annunciato un vasto programma di riarmo che prelude ma non lo dicono, un vasto programma di espansione». E l’occidente cosa fa? Secondo Laporta, «sorvoliamo pietosamente sulla Nato; l’Ue non fa paura nemmeno al Madagascar. In quanto agli Usa, hanno già risposto in maniera tardiva, debole e inadeguata. Il 6 febbraio 2007 crearono l’Africa  Command, Africom, solennemente propagandato in Africa ed Europa. Tutte le speranze fondate su una struttura militare dotata di una staff atipico, vocato non solo alla pianificazione militare, ma anche alla diplomazia, allo sviluppo e alla cooperazione. Un’effimera illusione. Nessun paese africano ha voluto ospitare Africom». Indipendentemente dalle risorse economiche, dalle strategie geopolitiche  di Cina e Russia, secondo Laporta « il nodo è la rinascita morale, in Africa come nel mondo occidentale. Tutti dovremmo propiziare tale miracolo, anche come medicina alla crisi economia che impazza. Il miracolo che auspica il Papa farebbe bene a tutti, perché l’Africa di oggi, se non peggio, è il limite inferiore al quale l’Occidente e, in particolare, l’Italia sono destinati in caso di fallimento». 

MANIFESTO – Raffaele Salinari, presidente della federazione internazionale di Terre des Hommes Italia, firma il commento su Papa e Aids sotto il titolo “Biopolitica vaticana”: «Non bisogna essere conoscitori profondi del continente, infatti, per sapere che le posizioni vaticane sono totalmente inconciliabili con gli stili di vita della maggior parte degli africani…l’uso del preservativo risulta utilissimo anche per fermare altre malattie sessuali trasmissibili, come la gonorrea. A peggiorare l’impatto delle dichiarazioni di Benedetto XVI nel suo primo, e dunque simbolico, viaggio nel continente nero, bisogna considerare che queste verranno prese come giustificazione morale per l’indifferenza dell’occidente dinanzi ai trenta milioni di sieropositivi, di cui tre milioni di bambini». Nel servizio a pag 11, il MANIFESTO riprende la posizione del presidente della comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi: «A mio parere utilizzare il profilattico salverebbe il problema dell’Aids». 

 

CRISI

SOLE24ORE – Il quotidiano economico riferisce dell’iniziativa presa da Federmacchine: 6mila fax sono già stati spediti ai ministeri competenti per protestare contro l’assenza di misure anticrisi. Bisogna aiutare le aziende a patrimonializzare perché per molte è impossibile stare dentro Il Basilea 2.

 

DE MAGISTRIS
 

ITALIA OGGI – “Separazione delle carriere” è il titolo dell’editoriale di Franco Bechis sull’entrata in politica di Luigi De Magistris, ex magistrato di Catanzaro. De Magistris, infatti, dovrà lasciare la toga per sempre una volta candidatosi come annunciato ieri alle elezioni europee nella lista dell’Italia dei Valori. La richiesta informale, spiega ITALIA OGGI, è arrivata dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che ha invocato una legge ad hoc impedire a qualsiasi, magistrato buttatosi in politica di tornare a vestire la toga. «Dopo averne tanto discusso» scrive Bechis, «questa è la prima separazione delle carriere che la magistratura sembra accettare». ITALIA OGGI appoggia il disegno di legge  sulle separazioni delle carriere che è stato per tanto tempo un cavallo di battaglia di Berlusconi. Le frasi di Bechis  in merito sono inequivocabili: «Sembrerebbe di buon senso che chi ha svolto un ruolo politico di parte non torni ad esercitare un mestiere che dovrebbe essere sempre super partes». La vera separazione delle carriere, a garanzia di tutti i cittadini, una semplice norma per cui un pm punito perché ha male lavorato non può diventare giudice sopra le parti, passati i grandi processi con i grandi protagonisti imputati, sembra non interessare più al sistema politico. Ed è un vero peccato». 

 

BIOETICA

AVVENIRE – Ieri in aula al Senato, sul disegno di legge relativo al fine vita sono state respinte quattro pregiudiziali di costituzionalità (tre del Pd, di cui due dai radicali, e una dall’Idv) e una richiesta di sospensiva dell’esame. Si è aperta poi la discussione generale, che si chiuderà nella seduta pomeridiana di oggi. Martedì prossimo comincerà il voto sugli emendamenti, con voto finale confermato per giovedì 26 marzo. Calabrò ha prospettato la possibilità di riscrivere «il no alla sospensione dell’idratazione  ed alimentazione» con maggiore precisione, se necessario, ma senza snaturare «il principio su cui esso si basa». E a proposito della previsione di sospensione proposta “eccezionalmente” dal Pd (come diceva Bosone), il senatore Pdl ha ribattuto che «non  esistono vite più eccezionali delle altre». Emma Bonino, nell’illustrare la pregiudiziale contro il ddl, si è chiesta, riferendosi al contenuto del testo, «perché dare al medico questa responsabilità? A che titolo?». Per il democratico Stefano Ceccanti, «accanto alla doverosa libertà di coscienza del medico» le indicazioni del paziente devono essere vincolanti per la struttura sanitaria.


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