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Famiglia & Minori

Russia, l’adozione diventa easy

L'accordo prevede tempi più rapidi e procedure meno costose. Tre nuovi enti intanto hanno chiesto di operare nel Paese

di Redazione

Un viaggio al posto di tre, con risparmio di tempo, di soldi, e senza più l’inspiegabile balletto di due estranei che si presentano al bambino come i suoi nuovi genitori, lo coccolano per qualche giorno, lo riempiono di regali, e poi spariscono di nuovo nel nulla. È questa la novità più grossa che l’autunno potrebbe riservare alle coppie italiane che adottano un bambino in Russia.
Mai fino ad ora i vertici politici russi si erano seduti così numerosi attorno a un tavolo estero per parlare di adozioni di minori: a rendere possibile il recente summit di Roma è stato l’accordo bilaterale firmato lo scorso novembre con l’Italia. Un accordo che Mosca ha definito «storico» e che intende ora usare come modello da estendere anche ad altri Stati. «Un accordo pieno di principi», dice Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa, «che sta a noi, manovali dell’adozione, riempire di contenuti». A questo è servito il seminario romano. Primo una semplificazione dell’iter adottivo: ridurre i viaggi della coppia adottiva nella Federazione Russa, ma anche uniformare i documenti necessari. «Ad oggi ognuna delle 87 regioni russe chiede una documentazione differente», spiega Marco Griffini, presidente di AiBi. Qualche appunto è stato fatto anche alla parte italiana: troppa disomogeneità nella selezione delle coppie e nel lavoro svolto dai servizi sociali territoriali, per non parlare del fatto che le nostre prefetture paiono non essere in grado di apostillare i documenti (cioè sostanzialmente timbrarli) secondo quanto prescritto da una convenzione del 1961. «E così la dimensione sbagliata di un timbro rischia di bloccare per mesi una pratica adottiva», conferma Anna Benedetta Torre, presidente di Ariete.
Le cose ovviamente non cambieranno da un giorno all’altro: Italia e Russia si incontreranno di nuovo a settembre e qualsiasi novità operativa verrà decisa solo allora. Quel che conta, però, è l’aver creato un filo diretto con quello che è il secondo Paese d’origine dei minori adottati in Italia: 3.744 dal 2000 ad oggi, al ritmo – negli anni d’oro – di 600/700 bambini l’anno. Poi lo stop, nel 2007, con mesi e mesi di stallo e gli enti italiani con il fiato sospeso in attesa del rinnovo dell’autorizzazione ad operare: «L’accordo è importante anche per questo, perché dopo un acceso dibattito interno la Russia ha riconosciuto definitivamente l’adozione internazionale come strumento per tutelare il diritto dei minori a una famiglia», spiega Griffini. Nel 2008 i bambini venuti da Mosca sono stati 466, quasi il 12% del totale; di recente altri tre enti hanno chiesto l’autorizzazione ad operare nel Paese e si aggiungeranno presto ai dieci già attivi.


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