Sanità & Ricerca

SALUTE. L’Aids cambia volto

Lo rivelano i dati dell'assessorato alla Salute del Comune di Milano

di Lorenzo Alvaro

L’Aids sta cambiando volto: non è più la malattia dei tossicodipendenti, non si accanisce più solo sugli omosessuali, «vittime-tipo» degli anni ’80. Oggi si ammalano gli insospettabili: categorie di persone non considerate a rischio. «Eterosessuali di mezza età, spesso sposati con figli, uomini che cedono alla voglia di trasgressione, magari con rapporti bisessuali di una notte. E a loro
si aggiungono anche giovani omosessuali che non hanno recepito le campagne sulla prevenzione», elenca Antonella D’Arminio Monforte, presidente Icar 2009 e direttore della Clinica Malattie infettive e tropicali dell’ospedale San Paolo milanese. Sono loro le nuove vie del contagio. «La stima europea del sommerso ci dice che uno su 4, fra sieropositivi e malati di Aids, non sa di esserlo. In Italia pensiamo siano anche di più».
I sieropositivi inconsapevoli, secondo i dati riportati durante l’incontro dall’assessore alla Salute del Comune di Milano, Giampaiolo Landi di Chiavenna, «sono aumentati dal 21% stimato nel ’96 al 60% del 2008. E mentre i tossicodipendenti contagiati calano dal 66% al 25%, gli eterosessuali che finiscono nella rete dell’Hiv salgono dal 15% al 45%. Gli stranieri, che nel ’93 rappresentavano solo il 3% dei nuovi casi, oggi salgono al 22%». Cruciale per contrastare la diffusione dell’epidemia, secondo Landi, è l’educazione sessuale, «a partire dalle scuole medie inferiori, per arrivare anche gli stranieri. Su questo fronte ho coinvolto i rappresentanti delle comunità straniere più numerose nella metropoli, con l’obiettivo di coinvolgerli in politiche di lotta alle dipendenze e a patologie come l’Aids».


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