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Quelli di «Yes we camp!»

Così è nato lo slogan dei comitati cittadini dell'Aquila che ha accolto i leader che partecipano al summit

di Lorenzo Alvaro

A L’Aquila c’è il G8. E questa non è una notizia. Come ogni G8 che si rispetti c’è chi contesta e anche questa non è una notizia. La notizia è che in parallelo alle canoniche proteste cosiddette «no global» c’è un vero e proprio movimento cittadino formato da una costellazione di comitati che si sono organizzati e che hanno deciso di protestare ma per ricostruire, dando voce alla cittadinanza.

Perché, come dice il loro slogan più famoso «Yes we camp!». Sono infatti tutti aquilani e tanti di loro vivono in tenda, hanno parenti e amici che vivono in tenda e si rendono conto di ciò che c’è bisogno di fare al più presto. «Lo slogan lo ha inventato un ragazzo» spiega Sara Vegni, referente progetti del suo comitato, «che ha portato al presidio di Roma uno striscione con quella scritta. Dopo Roma questo ragazzo è sparito e noi di “3 e 32” abbiamo adottato il suo slogan». “3 e 32”, che prende il nome dall’ora della prima devastante scossa del 6 aprile, è uno dei comitati e si occupa della protesta, ogni comitato infatti ha una sua funzione e un suo scopo.


«Io sono aquilana ma lavoro da 4 anni a Roma per l’associazione “A sud”, sono tornata a L’Aquila tre ore dopo il terremoto. Casa mia è l’unica casa della famiglia agibile quindi si fa fatica nonostante una situazione privilegiata. Rimane il fatto che avere una casa in una città diroccata non è proprio il massimo». Per la prima settimana come tutti gli aquilani anche i giovani hanno fatto fatica a prendere coscienza di quello che è successo e di una quotidianità che sarebbe stata compromessa per molto tempo. «in un primo momento non capivamo neanche cosa stava succedendo. Per giorni abbiamo vissuto tutto a bocca aperta».
Pian piano però è nata la voglia di ricominciare «ci siamo incontrati con un po’ di amici nel giardino di uno di noi. Tutta gente che si conosceva da sempre, come spesso succede in realtà piccole come la nostra. Non ci si parlava dai tempi della scuola. Ma l’impulso di fare qualcosa ci ha spinto a scrivere un volantino invitando tutti i giovani della città ad un’assemblea». L’assemblea, che si tiene al Parco del Sole, vede la partecipazione di centinaia di giovani. È lì che nascono i comitati cittadini. «”3 e 32” è nato quel giorno. All’inizio doveva chiamarsi “Quatranopoli”, da “quatrano” che in aquilano significa ragazzo poi “La Qui La” per sottolineare la divisione in tendopoli. Infine 3 e 32 che ci sembrava più dignitoso e serio».
Il comitato nasce con tre obbiettivi principali. Prima di tutto il ricreare uno spazio sociale perché la città, ormai priva di bar, piazze, sedi di associazioni e partiti era ormai una città fantasma. In secondo luogo il monitoraggio dei soldi che arrivavano dalle raccolte fondi per evitare un ripetersi di casi come quello irpino. Infine spingere la partecipazione cittadina nella ricostruzione.
«Siamo riusciti ad ottenere un parco cittadino a ridosso del centro, vicino al centro storico che per noi ha un valore particolare, perchè era proprio il luogo dei rapporti sociali. Abbiamo rincorso i vari assessori comunali in giro per la città e siamo riusciti ad ottenere la concessione di stare lì con un nostro tendone. Da allora ogni giorno ha visto un’iniziativa diversa».
Adesso a tre mesi di distanza oltre al tendone ci sono un media lab, uno sportello informativo in legno, utilizzato sia da Cittadinanza attiva che dal Centro Antiviolenza per le donne.
«Abbiamo creato una rete tra le persone e tra i comitati cittadini, che man mano nascevano, è nato tutto da li, anche la scritta sulla collina».


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