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Sostenibilità sociale e ambientale

La torre che ascolta il respiro della foresta

Le coperture boschive contro il riscaldamento globale

di Redazione

Il centro di rilevamento nell’Oasi di Alviano,
in Umbria, consente di misurare quanta anidride carbonica assorbe e quanto ossigeno rilascia l’area verde. In rete con altre
32 centraline in Italia
(e 400 nel mondo)
servirà a creare un grande
database anti CO2
Nel complesso ed affascinante ciclo del carbonio, uno degli elementi chimici fondamentali per la vita, la copertura vegetale delle terre emerse del nostro pianeta (foreste, boschi ed ecosistemi forestali in genere) rappresenta tra gli ambienti più importanti per combattere l’innalzamento della temperatura globale, perché funge da “serbatoio” naturale di carbonio.
Mediamente, un ettaro di bosco è in grado di neutralizzare almeno 6 tonnellate di CO2 (gas serra, primo responsabile del riscaldamento globale) in un anno, ovvero l’equivalente delle emissioni di un’automobile di piccola cilindrata che percorre circa 43mila chilometri, oppure quelle determinate dai consumi elettrici medi di quattro famiglie italiane.
Inoltre la capacità degli ambienti forestali di continuare a mantenere l’importante ruolo di “serbatoi” viene oggi messa a dura prova dall’accelerazione stessa dei cambiamenti climatici in atto, che possono raggiungere “livelli soglia” e “punti critici” oltre i quali si scatenano meccanismi di feedback positivi che possono far diventare gli ambienti forestali, sottoposti a stress di temperatura e di scarsità idrica, addirittura delle fonti di carbonio e non più dei serbatoi (vedasi in merito il sito del più grande programma internazionale di ricerca sul ciclo del carbonio www.globalcarbonproject.org).
Un altro importante motivo che conferma l’urgenza di intervenire per modificare questi trend con un accordo globale sul clima che miri a tagliare in maniera significativa le nostre emissioni di gas serra (del 40% al 2020 e dell’80% al 2050).
Per conoscere la capacità di assorbimento di CO2 delle nostre aree naturali, e renderle sempre più capaci di adattarsi ad un clima destinato a modificare profondamente l’ambiente, il WWF ha inaugurato un altro “tassello” di ricerca e divulgazione sul ruolo delle aree protette per la lotta ai cambiamenti climatici con un affascinante progetto promosso e realizzato insieme alla facoltà di Agraria dell’università della Tuscia di Viterbo, dipartimento di Scienze dell’ambiente forestale e delle sue risorse, e la collaborazione di Microsoft Italia, università di Roma Tre, museo di Zoologia di Roma e Corpo forestale dello Stato.
Il 5 giugno scorso, Giornata mondiale dell’ambiente, si è così inaugurata la prima stazione di misurazione dei gas serra (con una torre alta 13 metri) in un bosco di pianura in area protetta, nell’Oasi umida del WWF di Alviano, in Umbria, che contribuirà ad una serie di rilevamenti utili alla misurazione dei gas serra negli ecosistemi delle oasi.
La torre di rilevamento nell’Oasi di Alviano è la prima installata in un’area naturale umida e consente letteralmente di “ascoltare” il respiro del bosco, quanta CO2 assorbe e quanto ossigeno rilascia. Questo impianto nasce come centro dimostrativo per far conoscere al pubblico come funziona il monitoraggio dei gas serra e il ruolo fondamentale degli ecosistemi forestali nell’assorbimento di CO2 e, quindi, dimostrare quanto questi ecosistemi siano essenziali per mantenere la temperatura media globale al di sotto dei “fatidici” 2 gradi centigradi di aumento.
La torre di Alviano fa parte di un network di 400 torri distribuite in diversi ambienti forestali del Pianeta e di 32 torri presenti in Italia che lavorano tutte per analizzare il “respiro” di boschi e foreste, studiando il ciclo del carbonio.
Assieme alla torre di rilevamento di Alviano, ad una rete di centraline meteo e al monitoraggio di alcuni importanti indicatori biologici, il software messo a disposizione da Microsoft, da anni impegnata a livello internazionale nello studio del cambiamento climatico presso il laboratorio di ricerca informatica Microsoft Research di Cambridge, consentirà di creare un database che servirà ad effettuare delle previsioni a medio-lungo termine per attivare specifiche misure di adattamento e conservazione della biodiversità nelle Oasi del WWF e, in generale, in Italia.


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