Sostenibilità sociale e ambientale

L’economia pulita? Amica del clima e amica dell’occupazione

Il nuovo studio del WWF «Low carbon jobs for Europe»

di Redazione

Le attività economiche “verdi” danno lavoro
a 3,4 milioni di europei contro i 2,8 delle “inquinanti”. A guidare la classifica europea delle professioni verdi sono Germania, Spagna e Danimarca. Italia, come
al solito, fanalino di codaLe attività economiche “verdi” stanno superando le industrie inquinanti in termini di posti di lavoro. È quanto rivela il nuovo studio del WWF Low carbon jobs for Europe (Lavori a basso contenuto di carbonio per l’Europa). L’analisi mostra che almeno 3,4 milioni di posti di lavoro in Europa sono legati ai settori delle energie rinnovabili, della mobilità sostenibile e dei beni e servizi per l’efficienza energetica, contro i 2,8 milioni di posti di lavoro garantiti da settori inquinanti come attività estrattive, elettricità, gas, cemento e industrie del ferro e dell’acciaio. E si prevede che l’economia “low-carbon”, a basso contenuto di carbonio, continuerà a espandersi in futuro.
«Questo studio dimostra che le politiche e le tecnologie “amiche del clima” danno un contributo fondamentale allo sviluppo dell’economia», dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia. «L’economia pulita è pronta a prendere il via, e se la politica continuerà a supportare le industrie che invece contribuiscono ad aggravare la crisi climatica, l’Europa dovrà affrontare costi altissimi sia per l’economia che per l’ambiente».
I dati disponibili evidenziano che in Europa circa 400mila persone sono impiegate nel settore delle energie rinnovabili, circa 2,1 milioni per la mobilità sostenibile e oltre 900mila in beni e servizi per l’efficienza energetica, in particolare nel settore edilizio. Questi impieghi includono, per esempio, la produzione, installazione e manutenzione di turbine eoliche e pannelli solari, o i lavori per il miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici. Tutti questi settori – eolico, solare fotovoltaico, biomasse, mobilità pubblica – stanno registrando una crescita significativa.
A guidare la classifica europea delle professioni verdi sono Germania, Spagna e Danimarca per l’eolico, Germania e Spagna per l’energia solare, settori che stanno sviluppandosi anche in altri Paesi. Per l’Italia i numeri parlano chiaro: nel solare fotovoltaico l’Italia offre appena 1.700 posti di lavoro, contro i 42mila della Germania e i 26.800 della Spagna; nel solare termico, siamo a 3mila posti di lavoro in Italia contro i 17.400 della Germania. Questi dati devono però tenere conto del fatto che solo da poco nel nostro Paese sono stati introdotti meccanismi di incentivazione. Un trend positivo si registra nel settore della mobilità, dove Francia e Italia hanno la migliore offerta di veicoli a basse emissioni di carbonio. Purtroppo questo dato si scontra col fatto che, nel nostro Paese, è ancora inadeguata l’offerta di trasporto pubblico capace di offrire benefici ambientali nettamente superiori a quelli del trasporto privato.
In questo scenario, l’Europa ha la grande occasione per lanciare la nuova economia pulita che permetterà di uscire dall’attuale crisi: lavorare per la sfida del clima può rappresentare l’occasione per sviluppare i motori dell’economia e del lavoro del futuro. L’impegno a ridurre le emissioni costituirà infatti un supporto alle aree in cui l’economia si sta sviluppando più velocemente e con il più alto potenziale di nuovi impieghi lavorativi.
Alcuni Paesi europei sono diventati leader nelle tecnologie per le energie rinnovabili. Nel 2007 si stima che l’energia eolica abbia procurato 154mila impieghi diretti e indiretti in Europa, in particolare in Germania, Spagna e Danimarca. Nel 2008 sono diventati almeno 160mila. Per quanto riguarda il solare fotovoltaico, la Germania gestisce quasi la metà del mercato globale delle installazioni ed è anche leader nella produzione di celle fotovoltaiche, insieme al Giappone e alla Cina, e ha creato 57mila posti di lavoro.
Ma anche l’efficienza energetica genera nuovi posti di lavoro: in uno studio della Commissione europea del 2005 si legge che gli investimenti fatti in efficienza energetica al fine di risparmiare il 20% del consumo energetico Ue, possono creare fino a 1 milione di posti di lavoro diretti e indiretti. Il settore dell’edilizia è responsabile del 40% dei consumi energetici finali in Ue: una nuova Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici potrebbe generare tra i 280mila e i 450mila nuovi posti di lavoro entro il 2020.


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