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FINE VITA. Turco: «Dialogo possibile solo se non si riparte da Calabrò»

Discussione animata ieri in Commissione Affari Sociali su quale testo assumere come testo base

di Sara De Carli

Disposizioni anticipate di trattamento: da dove si riparte? È questa la domanda che ha monopolizzato la discussione sulla legge sul testamento biologico, ieri al suo secondo appuntamento in Commissione Affari Sociali della Camera. Alla Camera infatti, oltre al testo inviato dal Senato, ci sono 11 proposte di legge sul tema. L’iter della legge non sembra essere rapido: da più parti è sorta la richiesta di svolgere nuovamente audizioni di esperti.

Il dialogo auspicato dal relatore, Domenico Di Virgilio, ci può essere solo se «la maggioranza accetterà di procedere all’elaborazione di un nuovo testo unificato, invece di adottare come testo base il progetto di legge trasmesso dal Senato». È così che Livia Turco (Pd), ieri, ha aperto la seduta. In particolare la Turco ha sottolineato il dovere, per la Commissione, di «tener conto di quanto è accaduto a seguito dell’approvazione di quel testo in importanti settori della società. In particolare, del documento del Consiglio nazionale della Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, approvato a Terni lo scorso 13 giugno».

Lo stesso Benedetto Della Vedova (Pdl) ha «suggerito» al relatore di «ponderare attentamente l’opportunità di adottare come testo base il progetto di legge trasmesso dal Senato, se l’obiettivo è quello di giungere – come ha dichiarato lo stesso relatore – all’approvazione di un provvedimento che sia frutto del dialogo e non di una prova di forza parlamentare».

Rocco Buttiglione «in teoria, giudica molto suggestiva la proposta di un nuovo inizio che ponga sullo stesso piano tutte le proposte presentate», ma è impossibile procedere «come se il lavoro svolto dal Senato non esistesse». Infatti «il progetto di legge trasmesso dal Senato esprime già, in una certa misura, la volontà popolare e non può, pertanto, essere assimilato alle restanti proposte di legge di iniziativa parlamentare» e ritiene perciò che «la scelta di adottarlo come testo base non possa essere considerata irragionevole».


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