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AIDS. La Nobel Barre-Sinuoussi: «Non è in recessione»

L'intervento della scienziata premiata nel 2008 alla Conferenza internazionale di Città del Capo

di Redazione

“L’Hiv non è in recessione”. È il monito di Francoise Barre-Sinoussi, premio Nobel 2008 per la medicina, alla comunità internazionale, ai Grandi del G8 e agli altri Governi. Un monito che arriva, chiaro, dal palco della V Conferenza dell’International Aids Society, che si è aperta ieri sera a Città del Capo (Sudafrica), fra imponenti misure di sicurezza, alla presenza del presidente sudafricano Kgalema Motlanthe. “Ridurre ora, per colpa della crisi economica, gli sforzi nella lotta all’Aids sarebbe un disastro. I Governi e i leader saranno i responsabili, se non rispetteranno gli impegni presi”.

Barre-Sinoussi, virologa dell’Istituto Pasteur di Parigi, che si è aggiudicata il Nobel insieme a Luc Montagnier per aver scoperto l’Hiv, ha parlato delle strategie da mettere in atto contro le ”riserve“ di virus che resta silente nell’organismo, nonostante le cure per poi tornare a colpire una volta interrotte le terapie
anti-retrovirali. Snidarlo da questi nascondigli, che gli scienziati chiamano “santuar”, significa eradicare l’Hiv. Non un sogno, ha sottolineato il Nobel, ma comunque “una strada ancora molto lunga, che richiede una maggiore integrazione fra ricerca di base e clinica”.

La strategia illustrata da Barre-Sinoussi attacca i “santuari” su più fronti: terapia anti-retrovirale aggressiva nelle fase precoce dell’infezione, rafforzamento delle difese immunitarie, uso di agenti immunomodulanti e, infine, rendere il virus riconoscibile portandolo allo scoperto. “Nella scienza -ha concluso citando un altro premio Nobel- fare previsioni è molto difficile, soprattutto per il futuro. Ma possiamo già predire che ridurre ora gli sforzi internazionali per assicurare, in tutti i Paesi, l’accesso alle terapie a causa della crisi economica sarà un disastro”. Barre-Sinoussi ha poi indossato la maglietta rossa, con la scritta “Hiv positive” degli attivisti sudafricani, strappando un lungo applauso e grida di approvazione dall’affollata platea.


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