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Famiglia & Minori

Stop all’affido “sine die”

La Corte d'Appello di Roma dice «non possiamo attendere in eterno il recupero delle capacità genitoriali»

di Sara De Carli

La Corte di Appello di Roma dà un colpo forte al mito della “famiglia di origine”. Una recente sentenza, la 2328/2009, che costringe migliaia di bambini a vivere in un limbo affettivo, senza un valido punto di riferimento. La sentenza in questione è la 2328/2009 e ha sancito il principio che il recupero delle capacità genitoriali non può e non deve avvenire in tempi tanto lunghi da compromettere il diritto del bambino a crescere con una famiglia. La sentenza, nello specifico, riguardava dei genitori ospiti in centri di disintossicazione allontanati dai loro figli per tempi prolungati, tempi durante i quali gli interventi di aiuto e sostegno a loro offerti sono risultati del tutto inefficaci.

La Corte di Appello di Roma ha così definito come «indifferibile l’esigenza del bambino di avere figure genitoriali presenti e affidabili» e ha riconosciuto, quindi, l’importanza di dichiarare l’adottabilità del minore quando le carenze dei genitori sono conclamate.

Purtroppo – riflette AiBi – i numerosi casi di affido sine die presenti oggi in Italia dimostrano, invece, che le autorità competenti tutelano maggiormente l’adulto nella sua capacità di recupero anziché il figlio e il suo diritto a crescere in un contesto familiare sereno. Il criterio temporale, anche se non stabilito nella durata né nella legge 183/1984 né nella sentenza della Corte d’Appello, è in conclusione un elemento fondamentale per valutare i casi concreti: il diritto dei minori ad una famiglia non può attendere a lungo di essere soddisfatto.

La questione è stata rimarcata di recente anche dal Presidente del Senato, Renato Schifani, che ha auspicato una riforma del sistema adozioni che superi «il concetto che debba essere privilegiato il legame di sangue». In Italia ci sono almeno 26mila minori fuori dalla famiglia: chi in affido, chi in comunità. Per molti però il tempo passa in una sorta di limbo, con il 60% degli affidi che durano tre anni (la legge prevederebbe che l’affido durasse al massimo due anni) e molti che vengono prorogati ad libitum fino a trasformarsi in affidi sine die, che di fatto ledono il diritto a una famiglia di tanti minori. Nel 2008 il Ministero per la Giustizia ha realizzato un monitoraggio sui minori fuori dalla famiglia: su 26mila, solo 191 sono adottabili. Pasquale Andria, presidente del Tribunale dei minorenni di Potenza, non ha avuto paura di dire che «sullo stato di abbandono è venuto il momento che i giudici riprendano a decidere». I giudici di Roma l’hanno fatto.


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