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Lotta all’Aids, Bush meglio di Obama

Barack chiede al congresso un miliardo di dollari in meno del suo predecessore. Così in molti rimpiangono la vecchia amministrazione

di Chiara Caprio

Bush meglio di Obama? Alcuni attivisti impegnati nella lotta all’Aids sostengono di sì. Almeno per quanto riguarda la politica sanitaria nei Paesi in via di sviluppo. Nell’occhio del ciclone sono finiti gli stanziamenti dell’amministrazione Obama, accusata di aver tradito le promesse fatte in campagna elettorale e colpevole di aver rallentato lo sviluppo del Pepfar, il piano nazionale contro la diffusione dell’Aids nei Paesi del Sud del mondo, creato cinque anni fa da George W. Bush. «Obama ha fallito: arrivo a dire che mi manca George W. Bush», ha affermato l’attivista statunitense Gregg Gonsalves. E a coronare le critiche, è arrivato anche il voto all’attuale amministrazione della coalizione composta da Health Gap, Treatment Action Group, Global Aids Alliance e Africa Action: un secco D (ovvero un’insufficienza piena).
La situazione infatti è ben differente da come promesso in campagna elettorale dall’allora senatore Barack Obama. Africa Action riporta che le promesse prevedevano uno stanziamento di 6,1 miliardi di dollari per l’anno 2010, mentre la richiesta di Obama, ancora in attesa di una risposta dal Congresso, ammonta solo a 5.128 miliardi di dollari. «Il presidente ha promesso di raddoppiare il numero di persone sieropositive in cura, ma non ha incrementato il budget e rischia di non coprire l’inflazione sui costi dell’assistenza sanitaria previsti per i prossimi anni», riportano gli attivisti in una dichiarazione congiunta. Senza contare poi le previsioni per il 2011: 7,25 miliardi promessi contro i 5,25 che, secondo i calcoli delle ong, saranno richiesti al Congresso (a cui spetta l’ultima parola). Un rallentamento non da poco, che frenerebbe di molto l’aumento nel sostegno ai Paesi in via di sviluppo previsto dal Lantos-Hyde Act del 2008, firmato da Obama quand’era ancora senatore. «Per rispettare il trend inaugurato dall’amministrazione Bush, che aveva approvato nel 2008 il Lantos Act, il budget destinato al Pepfar dovrebbe salire, mentre ad oggi sta rallentando», insistono gli esponenti della società civile.
Ma ricapitoliamo. La legge prevedeva lo stanziamento di 48 miliardi di dollari nell’arco di cinque anni, ma nel 2009 Obama ha adottato un cambio di strategia. A partire dal nuovo progetto quinquennale, il Pepfar diventerà un piano di sviluppo e non più d’emergenza, i Paesi beneficiari dovranno prendere in carico i progetti di cura e prevenzione con il supporto degli States, e l’intero progetto rientrerà in un piano più ampio, il Global Health Initiative che, secondo quanto affermato dal governo statunitense, prevede lo stanziamento di 63 miliardi di dollari in sei anni, da distribuire però tra lotta all’Hiv e altre malattie, cui saranno destinati rispettivamente 51 e 12 miliardi di dollari. Quindi per la lotta all’Aids si passa da uno stanziamento “bushiano” di 9,6 miliardi di dollari l’anno a 8,5.
«Secondo quanto ci risulta, questo budget», spiega Michael Stulman, tra i membri del board di Africa Action, «causerà un rallentamento nello sviluppo del nuovo piano quinquennale».
Interrogati sull’argomento, i funzionari del Pepfar non rilasciano dichiarazioni, anche se «le richieste ufficiali per il 2011 arriveranno solo a gennaio», spiega Jennifer Peterson, membro del programma. E a sostegno del nuovo piano dell’amministrazione si è schierato il Ezekiel J. Emanuel, specialista di bioetica al National Institutes of Health e consulente dell’Agenzia governativa per la gestione del budget, spiegando che «investendo fondi per malattie più semplici ma dall’alto tasso di mortalità, come i problemi respiratori e la diarrea, si potrebbero salvare più vite e abbattere i costi».


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